Le comiche
Naila - 20-02-2002
Siamo in cerca di novità? Beh, adesso ne abbiamo una strepitosa: a scuola non ci si annoia più! Tutt’altro, è ora di sfatare il mito delle lezioni noiose e degli studenti demotivati!
Seconda liceo, venticinque alunni e nove professori.
La lezione d’italiano si apre con l’entrata di un’orribile signora impellicciata, che ha lo straordinario potere di terrorizzare gli interrogati, servendosi di una letale penna rossa e dell’indiscutibile diritto di segnare un bel “3” a chiunque non corrisponda alla sua concezione di “persona simpatica”. Ma ella trova sicuramente modo di sembrare giovanile nell’avvicinarsi alle idee di una banda di scapestrati, privi di valori in cui credere e d’interesse per qualsiasi cosa riguardi la cultura, sconsigliando la lettura di “Se questo è un uomo”, perché effettivamente noioso ed inutile, e proponendo, invece, qualcosa più alla nostra portata, ad esempio favole di narrativa per bambini.
In ogni caso, non solo gli insegnanti d’italiano sono di tale validità morale e professionale: non posso evitare di citare il docente di matematica, che nell’entrare in classe con aria sperduta, perché occupato a pensare in che modo occupare ben cinquanta minuti di lezione, infonde nell’ambiente una positività coinvolgente pari a poche cose al mondo. E tutti sanno che uno dei principi fondamentali dell’insegnamento è il coinvolgimento dei ragazzi, per questo per il professore non sarà necessario essere in grado di svolgere un intero esercizio alla lavagna e, magari, in modo che il risultato corrisponda a quello del libro, dato che la biondina del primo banco con la media dell’otto e mezzo sarà sicuramente disposta a correre in suo aiuto per mostrare a tutti come fruttano meravigliosamente i suoi insegnamenti. Inoltre è sempre viva in lui la speranza che nessuno si accorga che quel “se voi uscivaste…” non è stato esattamente l’esempio di un italiano perfetto.
Ma la più alta espressione della maturità di quelli che, come loro stessi si definiscono, sono per noi “modelli da prendere in considerazione nella vita”, si verifica in consiglio di classe, quando le tendenze politiche, gli orgogli e le frustrazioni personali si mischiano in un composto esplosivo che li porta ad accusare chi ha dato troppe sufficienze di aver regalato voti agli studenti, perché non è possibile che un docente che, su venticinque, di sufficienze ne ha avute solo una decina, ammetta di averne la responsabilità, tutt’al più deve essere colpa delle più che scarse capacità mentali di alunni che rasentano il sottosviluppo cerebrale.
In ogni caso, dopo essersi insultati ed aver casualmente dimenticato di discutere degli effettivi problemi della classe (ammesso che abbiano capito quali siano), i nostri amati insegnanti avranno la possibilità di sfoggiare i propri Ego feriti sfogandosi su di noi, sempre più che disponibili nell’accogliere i loro disagi ed a fornire loro la più sincera comprensione e, magari, perfino ad assecondarli, in caso ne avessero uno spietato bisogno.
Non potendo fare altro, quindi, ci dovremmo limitare a sorridere al professore di latino, che per questo probabilmente ci assicurerà l’otto in pagella (e consiglio vivamente a chi avesse uno spiacevole aspetto fisico di considerare l’idea di una plastica facciale, poiché, si sa, la bellezza aiuta a scuola…), dovremmo rassegnarci ad annuire sconsolati quando il docente di religione attribuisce al gruppo di quelli che non seguono le sue ore di lezione, perché appartenenti ad altre correnti di pensiero, il simpatico epiteto de “gli eretici” ed a mostrarci pienamente soddisfatti dopo aver appreso che la professoressa di educazione fisica si dedica alla salute del proprio corpo mangiando soltanto verdure bollite.
Ed, infine, a che cosa potrà mai servire discutere di riforme, novità e scelte che ci riguardano in prima persona? Chi è fortunato ed ha l’opportunità di parlarne in famiglia, con altri studenti o a partecipare ad incontri e dibattiti, potrà veder soddisfatto il proprio diritto di essere a conoscenza di ciò che gli accade intorno e di ciò che viene imposto dall’alto, tutti gli altri si limiteranno a subire passivamente, evitando di esprimere le proprie opinioni. E forse ho dimenticato di specificare che non è certo conveniente esporre il proprio punto di vista: nessuno ha intenzione di essere considerato, per esempio in quanto rappresentante di classe, un “elemento scomodo e polemico”. Tanto meno si vuole rischiare di mettere in discussione il proprio andamento scolastico solo per il fatto di aver parlato (ricordiamoci “a nome della classe”) di pareri contrastanti a quelli dei docenti o di chissà quale altra così superiore autorità.
Ma la scuola serve (naturalmente ammesso che si abbia il privilegio di poter contare su professori che siano in grado di sostenere una spiegazione con un minimo di senso logico e validi contenuti) per imparare quanto fa due più due, chi ha scritto “cent’anni di solitudine” o qual è il paradigma del verbo “facio”, non certo a sviluppare senso critico, responsabilità o a crearsi delle ambizioni.
Detto ciò non ci resta che prenderla con filosofia, svegliarci alle sette del mattino consapevoli che sicuramente sarà un'altra giornata colma di divertenti scoperte ed essere entusiasti proprio come se stessimo per vedere l’ultimo film di Aldo Giovanni e Giacomo.

P.S. Nessun riferimento è puramente casuale.

interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 scheggia    - 25-02-2002
Insegno italiano e concordo pienemente con le vostre impressioni, detesto i miei colleghi. Complimenti per aver fotografato una situazione che a molti sfugge. Sono giovane e non voglio diventare come certi mostri, aridi e in preda al delirio di potenza dittatoriale correttivo rispetto a presunti comportamenti "antisociali" dei ragazzi.
In compenso in classe mi diverto, il tempo passa velocemente. Così prosegue la mia piccola resistenza quotidiana contro la metamorfosi antropologica a cui certe situazioni sembrano spingerti. Raccolgo i frutti amari di questo mio rifiuto (diffidenza da parte dei colleghi), ma anche quelli, dolci, di un rapporto sereno con i ragazzi.

 N. Valgimigli    - 26-02-2002
è sicuramente tutto vero, e anche gli insegnanti hanno sperimentato qualcosa di simile quando erano sui banchi di scuola.
Tutti gli insegnanti sono fra l'altro ripetutamente chiamati a corsi di aggiornamento in cui si spiegano tecniche per coinvolgere i ragazzi e rendere tutto più piacevole.
Però a ben pensarci la vita non è sempre divertente e simpatica, e sempre più spesso non lo è neanche la televisione: perchè la scuola dovrebbe esserlo a tutti i costi?