Proposte di sinistra per la scuola
On. Piera Capitelli - 04-06-2004
È proprio vero che alla impudenza del Ministero della istruzione non c’è mai fine.

Non che pensi che la Ministra Moratti persegua obiettivi diversi e intenzioni migliori dei suoi esecutori, ma qualche volta ho l’impressione che sia superata dalla piaggeria e dalla compiacenza delle sue truppe ministeriali. Possibile che le sue circolari riescono sempre a far imbufalire i Collegi dei Docenti, al punto da dover ogni volta rettificare?

L’ultimo episodio, quello sui libri di testo, ha superato il massimo punteggio: diffusione di programmi che non sono ancora tali, attacco alla libertà di insegnamento, violazione dell’autonomia delle scuole.

Tutto con un sol colpo!!! Sbagliato, fuori centro già … Autonomia della scuola riconosciuta dalla Costituzione e libertà … Ma quale libertà? Quella che promette il centro destra, cosiddetta di apprendimento, o quella vera riconosciuta dalla Costituzione? Di insegnamento …


La smetta la destra di usare termini impropri per la sua confusa politica scolastica!

E la sinistra si avvii a riappropriarsi del termine libertà: se lo è lasciato scappare, insieme ad altri, non è più tempo di concessioni nemmeno nominalistiche.

Ci sono altre due parole d’ordine da rilevare subito: partecipazione e gestione democratica. E bisogna cogliere il momento, più opportuno. Questo lo è.

Non ce lo aspettavamo quasi più, ma ci sono i sintomi di una nuova vitalità e di una rinnovata voglia di contare, tra i genitori!

Un esempio?

Intorno a questo obiettivo un gruppo di associazioni dei genitori coordinati dallo ‘storico’ CG ha organizzato un incontro nazionale con i parlamentari di opposizione per riprendere la riflessione sugli Organi Collegiali della scuola, in vista della riapertura della discussione parlamentare.

A questo seguirà un lavoro di collaborazione seminariale che si incontrerà su entrambi i temi e valuterà l’opportunità di introdurre qualche elemento di novità nella proposta alternativa delle opposizioni parlamentari.


Anche ogni iniziativa dalla società civile dovrà essere favorita, coltivata … e bisognerà indicare qualche nuovo strumento.

Ma anche un nuovo assetto di governo della Autonomia della scuola non può più attendere. Prima di riprodurre errori del passato, sarà però necessario che i diversi soggetti in campo stringano un patto preliminare, precedente addirittura a una nuova discussione: evitare di vedere gli interessi in campo gli uni contrapposti agli altri. La democrazia scolastica si salverà solo se ci sarà un rilancio, una nuova alleanza tra genitori e insegnanti, studenti e docenti e tra tutti i soggetti e gli Enti locali.

Ciascuna per la sua parte, ciascuno nell’esercizio della propria funzione, ma in unità di intenti e obiettivi.

Il Centro destra, se non ci saranno cambiamenti radicali nell’assetto politico – istituzionale dopo le elezioni proseguirà con le proprie riforme, sordo come sempre a richiami della base, ma il suo percorso non sarà né facile né lineare.
Le diversità al loro interno sono evidenti.

Alleanza Nazionale che presenta un disegno di legge quasi in alternativa alla legge Moratti, l’UDC perennemente inquieta e in cerca di posti al sole. F.I. sempre più attratta da un disegno liberal edulcorato del familismo pedagogico di recente invenzione, la Lega sempre nella finestra e in perenne attesa del gran movimento (devolution).

Povera scuola!

L’unico segnale positivo in ormai tre anni di governo è arrivato l’ultimo giorno prima della chiusura delle Camere per la campagna elettorale. Inaspettato e non certo per merito della maggioranza e del governo.

La stampa non l’ha salutato come un evento particolarmente significativo. A torto.

L’opposizione è riuscita a costringere i suoi riottosi interlocutori a emendare il decreto sulle nuove graduatorie del personale precario introducendo una norma di programmazione che il governo non si sarebbe mai sognato di emanare se non fosse stato costretto dal decreto in scadenza e da una maggioranza assente, sfaldata e poco consapevole.

E così a partire dal prossimo anno scolastico sarà predisposto un piano di immissioni in ruolo su tutti i posti vacanti. Complessivamente il decreto approvato con la nostra astensione è un bel pasticcio, ma quello sugli organici è la soluzione che auspicavamo da tempo.

Essa segna una inversione di rotta nella politica del personale, che potrà condizionare anche altre scelte del governo.

Ora spetta alle Organizzazioni Sindacali incalzare e rilanciare, e alle opposizioni parlamentari non perdere colpi al prossimo appuntamento utile: la emanazione del decreto legislativo applicativo dell’art. 5 /l. 53 inerente la formazione/reclutamento dei docenti.
Non sarà dato scampo al Ministro Moratti; a meno che non rinunci ai suoi disegni liberal.

Nella nostra proposta siamo sempre più convinti e riusciamo a riassumerla anche in due righe, perché è molto chiara.

Dopo una fase transitoria: numero programmato dei posti, formazione biennale universitaria a numero chiuso (presso le scuole di specializzazione), tirocinio, esame con valore concorsuale oltre che abilitante.

Non è vero che la sinistra è conservatrice e quando lo è ne è orgogliosa se ad essere tutelati sono principi e valori democratici.

interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 ilaria ricciotti    - 06-06-2004
Sono proprio certi principi e valori costituzionali che quotidianamente vengono disattesi. Speriamo che tutti noi italiani l'abbiamo una volta per tutte capito.
La politica deve essere al servizio dei cittadini e non il contrario.

 Redazione    - 07-06-2004
A proposito di libri di testo

Dal Gazzettino

In molti casi gli insegnanti della provincia non scelgono i libri indicati dal Ministero dell’Istruzione

Nelle scuole friulane è scoppiata la "guerra" dei sussidiari. Una rivolta sotto traccia, consumata nei collegi docenti di elementari e medie, alle prese con l'adozione dei libri di testo per il prossimo anno. A scatenare il «malcontento » di maestri e professori, i testi scolastici "riformati" secondo le indicazioni morattiane, giudicati «superficiali» e «raffazzonati».

Ma il nocciolo duro della contestazione riguarda il principio su cui si basano: quei «nuovi programmi che - ricorda Antonio Luongo (Cgil) - sono ancora formalmente inesistenti, perchè non assunti con legge ». Ed ecco allora che la ribellione degli insegnanti "disobbedienti " brandisce l'arma del rifiuto: no ai nuovi testi, sì ai vecchi libri, o a materiali alternativi, consentiti dalla norma.

In questa direzione si sono mossi alcuni maestri della direzione didattica di San Daniele. Come spiega il preside Gino Marco Pascolini, «ci sono state una decina di classi che hanno provveduto o ad adottare i vecchi libri pre-riforma o a non accettare le integrazioni, sostituendole con materiale alternativo, come collane di libricini di storia o sussidi didattici multimediali, tipo cassette e cd. Fra i docenti c'è stato un po' di malcontento per l'accelerazione che si è voluta dare all'attuazione della riforma ».

Anche al comprensivo di Ajello l'opposizione soft contro il nuovo che avanza ha premiato i vecchi libri. «Alle medie - dice il dirigente Bruno Lasca - le nuove adozioni hanno riguardato solo un'antologia di italiano. Per il resto, i docenti hanno confermato i testi già in uso. Questo testimonia il malcontento degli insegnanti verso le indicazioni ministeriali, malcontento che è stato esplicitato. Anche alle elementari l'adozione dei nuovi libri ha destato perplessità, perché per molti sono un po' raffazzonati».
Certo, anche ad Ajello è arrivata la lettera della direzione regionale che, su input del ministro, invita i docenti a restare nei ranghi, «ma riteniamo che, visto che c'è la libertà di insegnamento, non c'è nulla che ci costringa ad adottare i nuovi testi ».

Anche al comprensivo di Tavagnacco gli insegnanti avrebbero voluto tenersi le vecchie edizioni, perché, spiega la preside Gloria Aita, «molti ritengono che i nuovi testi non siano adeguati agli obiettivi e soprattutto agli alunni. Per questo alcuni hanno chiesto di mantenere le edizioni precedenti, ma non è stato possibile perché non si trovano sul mercato. Hanno adottato i nuovi, ma lo hanno fatto poco volentieri ».

Il motivo di tale bocciatura? I contenuti dei nuovi "pseudosussidiari ", che, dice la maestra Teresa Ermacora di Feletto, «per le classi terze sono troppo semplificati, troppo in pillole: in un unico testo hanno accorpato italiano, storia e geografia ». Ma anche i costi. Come spiega Giuliana Flamia, insegnante a Paularo, «quasi tutti i nuovi libri di inglese prevedono uno sdoppiamento fra lostudent book, rimborsato dallo Stato, e l'eserciziario, che invece è a pagamento, al prezzo di 4 o 5 euro. Non è un testo obbligatorio, ma è indispensabile e quindi le famiglie sono quasi obbligate a comprarlo. Per questo, cercando su Internet le edizioni disponibili, ho scelto di adottare i vecchi testi, in un unico volume, senza spese in più per i genitori ».

Quanto su questa "levata di scudi " abbia pesato la lettera dell'assessore regionale Roberto Antonaz, che invitava i presidi friulani a prendersi «una pausa di riflessione » prima di applicare la riforma, non è dato sapere. Certo è che quella missiva ha lasciato il segno. «L'ho trovata coraggiosa - dice Tiziana Cavedoni, dirigente a Campoformido -. Si può condividerla o meno, ma è la prima volta che nel mondo della scuola si legge una presa di posizione così chiara e onesta».

Camilla De Mori

 Redazione    - 07-06-2004

Da Tuttoscuolanews

Il Consiglio dei ministri si adegua (a denti stretti) al piano di assunzioni

Dopo che il Parlamento, in sede di conversione del decreto legge 97/2004, ha introdotto il vincolo di un piano pluriennale di assunzione dei docenti per far fronte al turn over dei prossimi anni e per coprire gli attuali numerosi posti vacanti, il Consiglio dei ministri ha esaminato la nuova norma e “ha confermato l'impegno, assunto nel corso dell'esame parlamentare, a varare il predetto piano soltanto dopo aver provveduto a reperire i necessari mezzi finanziari di copertura”.
Quel “soltanto” dopo aver provveduto a reperire i mezzi finanziari conferma che la legge varata dal Parlamento e' una legge di principio, la cui attuazione impone la individuazione puntuale della fonte di finanziamento in primo luogo nel prossimo DPEF e poi nella prossima finanziaria.
Certo che di fronte al vincolo posto dalla legge, l'Esecutivo ha assunto l'impegno morale di reperire le risorse per darvi attuazione, anziche' condizionare l'attuazione stessa al loro reperimento. Ma c'e' da chiedersi se la questione “risorse finanziarie” e' pretestuosa o reale.
Poiche' infatti l'assunzione in ruolo dei docenti non comporta, per il primo anno, sostanziali oneri aggiuntivi rispetto al costo dei docenti supplenti annui nominati sui posti vacanti e retribuiti tutto l'anno esattamente come un docente di ruolo di prima nomina, la riserva - coerente con quanto avvenuto in questi ultimi due anni - sembra nascondere l'intenzione di non volere disporre nomine in ruolo per mantenersi liberi da vincoli di fronte a ipotesi (oggi piu' che mai improponibili) di drastica riduzione degli organici degli insegnanti.
Se mai questo progetto ha accarezzato la mente del ministro dell'Economia, di fronte alle esigenze della riforma del sistema scolastico e alle dichiarate finalita' di personalizzazione come e' pensabile che si possa progettare riduzioni ulteriori di organico dei docenti?