Ben venga maggio
Fabrizio Dacrema - 27-04-2004
MA ATTENZIONE ALLA SINDROME DI TAFAZZI

La mobilitazione contro il decreto Moratti continua. Il governo sta puntando tutto sul prevalere nel movimento della rassegnazione, ha fatto concessioni per il prossimo anno scolastico, ha finto aperture sulle prospettive, ma sta praticando effettive chiusure sugli aspetti che ritiene strategici per l’attuazione del suo progetto regressivo.
Vediamo le questioni principali.

Le questioni aperte

Docente tutor
– Con la circolare 29 il Ministro ha detto alle scuole di attendere ulteriori indicazioni prima di prendere decisioni in materia e si è impegnato ad avviare il confronto con il sindacato. Del confronto non c’è traccia, i sindacati sono convocati solo il 6 maggio sull’avvio del prossimo anno scolastico. Intanto nelle scuole molti dirigenti scolastici sono spinti dall’amministrazione a procedere all’assegnazione dell’incarico a svolgere la funzione tutoriale ad una parte del collegio dei docenti. Il leit-motiv è sempre lo stesso “La legge c’è e va applicata”. Peccato che il decreto (la famosa legge) è piuttosto confuso in materia e si guarda bene dal parlare di incarico, che inevitabilmente introdurrebbe una figura nuova di docente in palese contrasto con il contratto e con l’autonomia scolastica. Si vuole veramente arrivare ai ricorsi scuola per scuola ?

Indicazioni Nazionali – Sono state introdotte come mero allegato al decreto, in via transitoria e in attesa di definire la quota nazionale del curricolo in modo legittimo, attraverso un regolamento governativo. Il Ministro Buttiglione all’uscita del Consiglio dei Ministri ha dichiarato di aver fatto un accordo con la Moratti, secondo il quale le Indicazioni sarebbero state modificate ampiamente. Il Ministro non ha mai smentito. D’altra parte sembra impossibile non istituire una commissione pluralista di esperti, avviare una vasta consultazione degli insegnanti e arrivare a nuovi programmi condivisi per la scuola della repubblica (non del governo). Invece sono state date indicazioni alla case editrici di uniformare tutta l’offerta di libri di testo alle Indicazioni. Le scuole possono ovviamente adottare le edizioni precedenti o decidere per l’adozione alternativa, ma il tentativo di imposizione rimane pesante. Non solo, il Ministro ha convocato il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione per dare avvio al percorso che dovrebbe portare ad un regolamento governativo che confermerebbe sostanzialmente l’attuale testo. Davvero si vogliono imporre programmi elaborati da commissioni segrete, considerati dalla comunità scientifica privi di sufficienti basi culturali e pedagogiche (vedi parere del CUN) e per certi aspetti addirittura oscurantisti(vedi il caso Darwin e l’appello degli scienziati) ?

Anticipo nella scuola dell’infanzia – Dopo la circolare 29 sembrava chiaro che il Ministero avesse rinunciato a far partire l’ingresso degli under tre dal prossimo anno scolastico, visto che l’ha subordinato alla definizione per via contrattuale delle nuove professionalità e condizioni organizzative, ritenute vincolanti dalla stessa legge.
Invece diverse Direzioni Scolastiche Regionali stanno raccogliendo le iscrizioni e hanno addirittura formato nuove sezioni comprensive degli anticipatari. Il Ministero vuole veramente promuovere situazioni di illegalità diffusa ?

Un maggio di mobilitazione

Se prevalesse il buon senso, si dovrebbe rispondere negativamente alle precedenti domande. Invece, è sempre più palese la volontà del governo di tirare dritto, nonostante la richiesta di fermarsi proveniente da un movimento ampio e composito e a dispetto delle prerogative dell’autonomia scolastica e della contrattazione.
È, quindi, indispensabile che la mobilitazione si articoli, ma non arretri.
I sindacati confederali della scuola hanno promosso unitariamente un ricorso per ottenere la dichiarazione di incostituzionalità del decreto e hanno diffidato formalmente il ministro dall’attuare le parti del decreto in contrasto con il contratto.
Il forum “Fermiamo la Moratti” sta organizzando per il 15 maggio un’altra manifestazione nazionale a Roma, mentre il 21 maggio sciopereranno tutti i lavoratori della scuola e del pubblico impiego per la difesa del potere di acquisto e la difesa della contrattazione, scioperi unitari si stanno proclamando anche in alcune regioni contro i tagli agli organici.
L’articolazione della mobilitazione è indispensabile per ottenere il massimo risultato in termini di unità della categoria (docenti e ata, scuola di base e secondaria superiore), di unità sindacale (tra i sindacati confederali e tra confederali e le altre sigle) e alleanze sociali e politiche (comitati e associazioni, sindacati, partiti politici, enti locali).
Se queste iniziative riescono la partita rimane aperta politicamente e si rafforzano le possibilità di utilizzazione da parte delle scuole degli spazi dell’autonomia per fermare le trasformazioni negative del decreto nel fare scuola quotidiano.
Per questo occorre fare molta attenzione a evitare minoritarismi e settarismi, a non inventarsi false contrapposizioni, perché la sindrome di Tafazzi è sempre in agguato, specialmente quando si può davvero vincere.

Evitare false contrapposizioni

Non mancano, ad esempio, tendenze a contrapporre le manifestazioni agli scioperi, oppure gli obiettivi più sindacali (contratto e organici) a quelli politici (ritiro del decreto). Come non vedere che il decreto è anche una attacco palese alla contrattualizzazione del rapporto di lavoro nella scuola, visto che pretende di imporre in modo unilaterale innovazioni come la figura del tutor, in coerenza con i disegni di legge sul ritorno alla stato giuridico, presentati in Parlamento dal centrodestra ? Oppure che attraverso i tagli agli organici e le decisioni di alcune Direzioni Regionali si vogliono da subito (dimenticando quanto è scritto in decreti e circolari), eliminare le compresenze a tempo pieno e moduli per anticipare il modello “spezzatino” del decreto?
Le lotte contro i diversi aspetti della politica scolastica del governo ampliano e unificano lo schieramento perché i loro obiettivi sono inevitabilmente intrecciati.

Le decisioni delle scuole: legalità, professionalità, qualità

Ci sono poi tendenze a rappresentare come disobbedienti e antagoniste le scuole che decidono legittimamente a favore di un’offerta formativa unitaria o di non assegnare l’incarico di docente tutor perché assumono collegialmente la funzione tutoriale. Si evoca a proposito la disobbedienza civile o addirittura si ricorre alla metafora della resistenza e dei partigiani. Con tutto il rispetto per i nobili riferimenti, non si tratta di questo, ma di insegnanti (professionisti dell’educazione) che si limitano al dovuto rispetto del contratto di lavoro e si assumono legittimamente la responsabilità di utilizzare le prerogative dell’autonomia scolastica, tutelate addirittura dalla Costituzione, per confermare e sviluppare la qualità dell’offerta formativa.
Legalità, responsabilità professionale, diritti educativi degli allievi devono essere i punti di riferimento delle decisioni che prenderanno i collegi dei docenti in relazione al decreto. Allo stesso modo le RSU non possono essere rappresentate come comitati politici impegnati nella lotta contro il governo, ma semplicemente devono essere considerate per quello che sono, cioè soggetti sindacali che nella contrattazione di scuola devono attenersi al rispetto del contratto nazionale ed è per questo, per fare un esempio, che non possono utilizzare risorse del Fondo per compensare la figura del tutor.

Servono proposte alternative

Infine, si assiste ad una preoccupante tendenza a dividere il movimento tra buoni (favorevoli all’abrogazione della legge 53) e cattivi (non disponibili a giurare sull’abrogazione immediata). Se la cosa continua così non è difficile prevedere prossime espulsioni dal movimento e dai suoi cortei … a tutto beneficio della Moratti e di Berlusconi. Ora, proviamo a fermarci un attimo: veramente oggi il problema è rappresentato dalla tecnica parlamentare (abrogazione o altro) con cui, quando e se il centrodestra perderà le elezioni, si cancellerà la riforma Moratti e si approverà una riforma radicalmente alternativa alla Legge 53 ? Non stiamo correndo il rischio di moltiplicare le sottolineature sotto quel “se” nel mediocre e dubbio tentativo di far guadagnare consenso a qualche settore politico ?
Molto meglio cominciare a ragionare e a fare chiarezza nel merito delle proposte sulla scuola che vogliamo al posto di quella della Moratti. In alcuni casi si tratterà di ripristinare (ad esempio l’art. 130 del Testo Unico per rendere ancora possibile l’attuale modello di tempo pieno) in altri (scuola dell’infanzia, precorso unitario di base, scuola secondaria superiore, …) si tratterà di cambiare rispetto sia al Testo Unico che, ovviamente, rispetto alla legge 53/2003 e, su molti aspetti, anche rispetto alla riforma Berlinguer.
Se abbiamo delle proposte alternative siamo più forti oggi nella critica e saremo pronti domani a cancellare la controriforma, sostituendola con un disegno alternativo.
Ben venga maggio, allora, con gli scioperi e le manifestazioni, ma evitiamo di farci del male.



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 Redazione    - 27-04-2004
A Dacrema risponde Stefania Fabris


Non sono d'accordo con la posizione sostenuta da Fabrizio Dacrema per tutta una serie di motivi che cercherò di chiarire.

Innanzitutto è vero, come dalla segreteria nazionale della CGIL si sostiene, che, nonostante qualche aggiustamento, restano aperte le questioni principali della riforma, quelle che Dacrema definisce "strategiche" per il governo. Ma non credo che tali questioni siano identificabili soltanto nel tutor, nelle Indicazioni nazionali e nell'anticipo per le scuole materne: sono questioni altrettanto e ancor più strategiche i PIANI DI STUDIO PERSONALIZZATI e il PORTFOLIO DELLE COMPETENZE.I piani di studio personalizzati, costruiti con e grazie al portfolio delle competenze, sono il vero nucleo che scardina la struttura della scuola dell'obbligo italiana: ognuno deve poter raggiungere le competenze che è in grado di raggiungere! Ma chi sa quali competenze è in grado di raggiungere un bambino? La famiglia? Il tutor? Gli insegnanti tutori tutti insieme? Scientificamente è impossibile e profondamente sleale da parte di un mondo adulto, quand'anche avesse la preparazione psicologica per farlo, cosa che non è, fare simili previsioni che invece sono il frutto di un insieme di variabili e di scelte tra cui fondamentale, e unica davvero controllabile, è quella della scuola.

Predisporre precocemente un percorso personalizzato ( mi riferisco non solo alle famigerate ore facoltative, ma ai gruppi di livello) per un bambino significa condizionare intenzionalmente il suo percorso di crescita sulla base di previsioni non scientifiche, nient'altro che pregiudizi infondati. Tali pregiudizi però sicuramente, se accettiamo la prospettiva pedagogica morattiana, diventeranno realtà, la realtà vera dei bambini. Questo è stato ampiamente documentato dalla ricerca scientica in campo psicopedagogico.

Inoltre Dacrema si chiede, con una domanda retorica, se secondo noi il governo arriverà mai ad imporre Indicazioni nazionali non condivisi, non frutto del lavoro di commissioni scientifiche. La risposta potrebbe essere drammaticamente tanto sì quanto no, ma con risultati comunque devastanti. Se sì, cosa possibile se solo si pensa ai libri di testo già pronti e conformi alle Indicazioni nazionali, il risultato sarà un grande passo indietro della scuola italiana rispetto ai risultati faticosamente raggiunti in decenni di "recupero" culturale ( basti pensare alla questione Darwin, che sarà pure una pagliuzza e non una trave, come sostiene Trittico, ma brucia parecchio, a fronte dei programmi della IRC!!). Se no, forse sarà ancora peggio perchè a quel punto, in forza della libertà d'insegnamento e della grande trappola dell'autonomia scolastica, ognuno farà quel che vuole, ognuno sarà vittima delle sfighe che gli possono capitare incocciando un insegnante o un altro, per un po' si lavorerà su obiettivi minimi che più minimi non si può, dettati da questionari per la valutazione sommativa, solo quantitativa gioco-forza (vedi istituzione del Sistema Nazionale di Valutazione), e alla fine arriveremo dritti dritti all'eliminazione del valore legale del titolo di studio, che è l'obiettivo prioritario a cui vuol pervenire questo governo e tante forze socio-economiche nel nostro Paese.

A Dacrema vorrei anche far presente che c'è effettivamente una contrapposizione tra motivazioni sindacali e motivazioni politiche nella lotta contro la Riforma Moratti per una ragione ben precisa: non viviamo nel migliore dei mondi possibili, non è tutto un'armonia prestabilita e sappiamo benissimo, soprattutto come insegnanti con senso civico e di responsabilità, che nella scuola come nella vita ci sono interessi individuali che possono confliggere con quelli sociali. Per questo, in questo momento, gli insegnanti che si stanno impegnando per impedire lo scempio della Moratti, non vogliono pensare nè al loro stipendio, nè alle ora di cattedra, perchè vogliono pensare alla scuola, ai bambini, al futuro di questa società. Non vogliono che tanti genitori che spassionatamente hanno partecipato in questi mesi li vedano zittirsi per un pezzo di pane o per qualche ora libera in più. Sarebbe una vergogna. Ci sono insegnanti in Italia, dalle materne all'università, che pur essendo donne e uomini con il problema di arrivare alla fine del mese come molti altri, fanno il loro lavoro con convinzione, non certo comandati o chiamati da Dio, ma con professionalità.
A Dacrema vorrei dire, concludendo, che questi insegnanti non sciopereranno insieme al pubblico impiego il 21 maggio e che la CGIL ha il dovere di sostenerli ugualmente nella loro seria e gravissima protesta.

La CGIL a dire il vero ci deve spiegare perchè non ha ancora indetto uno sciopero di tutto il sistema istruzione, con l'università, nonostante lo avesse esplicitamente preannunciato alla vigilia del 26 marzo quando ci ha voluto "compattare" per le pensioni. Credo di non essere la sola in attesa di una risposta.