C'è chi è nato per zappare e chi è nato per studiare
Fuoriregistro - 02-02-2002
“C'è chi è nato per zappare e chi è nato per studiare”, cosi’ dice il prof, se non ricordiamo male, in Sottobanco, di Starnone. Cosi’ la pensa anche il prof. Bertagna, come si puo’ leggere nell’articolo di Emanuela Cerutti. Su questo concordano la Moratti, il governo e il suo Presidente, e le mogli dei ministri che, parola di Berlusconi, hanno collaborato con entusiasmo alla stesura della legge delega. Mogli, ministri e il pedagogista insigne giudicano questo progetto “epocale”. Hanno ragione. E hanno torto coloro che lo considerano un topolino partorito dalla montagna di buone o cattive intenzioni di Lady Letizia. Certo, e’ comprensibile che gli Esperti, i Tecnici, i Dottor Stranamore che riempiono le pagine dei giornali, le aule universitarie di Scienze dell’educazione e i corridoi di Viale Trastevere, si sentano frustrati e delusi. Poco o nulla di quanto promesso dal Ministro nell’estate scorsa, e’ sopravvissuto all’estenuante corpo a corpo fra gli alleati di governo. Ma la Moratti ha sempre usato questi proclami sul rivolgimento radicale della didattica e della organizzazione scolastica, solo come uno specchietto per le allodole. I suoi obiettivi erano altri. E li ha raggiunti: a) ridurre l’impegno dello Stato nell’istruzione alle sole prestazioni essenziali, con un fortissimo restringimento dello spazio della scuola pubblica a vantaggio delle private; b) creare un doppio percorso, uno per i ricchi, l’altro per i poveri, i non-adatti, i marginali. Agli uni il sapere, agli altri l’officina, dove, con l’alternanza di percorso scuola-lavoro di fatto gestita dalle aziende, gli alunni potranno sperimentare sulla loro pelle il futuro flessibile e interinale che li attende e a costo zero (per le imprese). Questa e’ la svolta epocale. La fine di un lungo tragitto iniziato negli anni ’60 con Don Milani (si legga il bel ricordo di Francesco Di Lorenzo contenuto in questo numero). Finisce il sogno di una scuola di tutti e per tutti, di una scuola come luogo di riscatto e di compensazione socio-culturale. Ci resta il dovere morale di indignarci e il compito intellettuale di tornare ad uno “stile di cose”, recuperando gli spazi luminosi ove si mostrano le verita’ elementari, oltre la cortina di nebbia tossica dentro cui lo “stile di parole” vuote, retoriche, inutili di questi anni, ha contribuito a condurre al disastro attuale.
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 Vincenzo Viola - Milano    - 03-02-2002
Condivido pienamente il contenuto dell'articolo e specialmente l'obbligo intellettuale di tornare a uno "stile di cose" (anche se Rutelli ritiene che le parole e le azioni degli intellettuali contino men che niente...). Bisogna organizzare, anche tramite la rete, iniziative che non solo denuncino i guasti (sarebbe comunque già moltissimo), ma individuino e indichino anche i possibili interventi per impedire che i guasti avvengano soprattutto nell'ambito della canalizzazione precoce, dell'espulsione dal sistema scolastico, della libertà d'insegnamento intesa non come privilegio degli insegnanti autorizzati a non render conto, macome garanzia di libertà per tutti nei confronti dell'ingerenza "regionalistica" dei vari Storace, Formigoni, Galan ecc.
Organizziamo la protesta e l'iniziativa, senza demagogia, ma con grande fermezza: appunto, con uno "stile di cose".

 Giovanni Marchese    - 03-02-2002
Che tristezza nel dirti "hai ragione" , che tristezza vedere il nostro ruolo impoverito in ottiche deterministiche, il duo Moratti Berlusconi si pavoneggiava in TV di aver inventato la scuola inutile , quella che è basata sulle attitudini e vocazioni e non quella che crea attitudini e vocazione. Che Dio ci salvi, affondiamo, ma prima andiamo in piazza, gridiamo che non vogliamo essere ridotti all'inutilità !

 gpferrario    - 03-02-2002
Davvero incredibile: ma Lei crede sul serio a quello che scrive ? Ha letto veramente la proposta Bertagna o forse se n'è fatto solo un bel pregiudizio per poter sparare slogan allarmistici assolutamente fuori luogo ?
Suvvia, compagno, più serenità e più misura !
Mi aspetto meno sparate nostalgicoideologiche e qualche matura proposta in più.
Idee, di grazia; di manifesti ne abbiamo abbastanza.

 Franca Antonia Mariani    - 03-02-2002
Quello che scrivi è esattamente quello che è. Tristemente, dolorosamente, pericolosamente.
FAM

 edf    - 03-02-2002
E poi?
Siamo proprio sicuri che quelli che non sono nati per studiare, impareranno a zappare ?
Domanda: ci saranno dei corsi di formazione per docenti (sono una doc di scienze) , che insegneranno a capire chi è nato si e chi è nato no?
Dimenticavo, c'è sempre qualche collega in ogni scuola che capisce subito!!

 Sull'orlo della pensione    - 03-02-2002
Certo anch'io ho avuto colleghi ben convinti che c'è chi è nato per studiare e chi è nato per zappare e non può che ribollirmi il sangue di fronte a un sistema di formazione a doppio binario, uno per ricchi e uno per poveri, non sono disposta a rinunciare al sogno di una scuola di tutti e per tutti, di una scuola come luogo di riscatto e di compensazione socio-culturale ...ma sono anche ben consapevole della distanza tra sogno e "realtà", della totale inedia che spesso travolge le nostre classi e quindi, forse, tra tutte le nagatività non metterei anche l’alternanza di percorso scuola-lavoro: forse nel mondo del lavoro, più "autentico e meno imbalsamato" ci si può chiarire qualche idea, apprezzare meglio qualche opportunità, motivare a qualche impegno o scelta.
E' arrampicarsi sui vetri? Può darsi ma con i tempi che corrono si arriva anche a questo

 Rossella Genovese    - 04-02-2002
Essere tutti uguali non significa necessariamente avere tutti le stesse predisposizioni, bensì poter usufruire delle stesse opportunità e degli stessi diritti. Se poi le scelte si diversificano,è normale. Dire che c'è chi è nato per zappare, in senso dispregiativo, è sbagliato e offende il contadino, che ha una sua dignità . Io insegno in un istituto tecnico industriale e posso constatare quotidianamente che studenti bravissimi al computer sono piuttosto indifferenti alla letteratura e alla poesia. Il mio impegno di docente dev'essere raddoppiato e triplicato perché devo " "convertire " i ragazzi ad un nuovo "Umanesimo". Giuro che ci riesco, anche se con fatica. Ma perché prendersela con la Moratti se offre l'opportunità a chi è portato per i lavori pratici di dedicarsi particolarmente a quel settore? Io pure avrei voluto fare l'indossatrice, ed essere alta e bionda, invece sono piccola e ....nera ...e faccio l'insegnante. Bene, credo . So fare bene il mio lavoro.Un saluto cordiale. Rossella Genovese.

 Un'insegnante depressa    - 04-02-2002
Sono un'insegnante che per l'entusiasmo con cui lavoravo ( 5 anni fa, quando si parlava di riforma dei saggi) sono stata accusata dalla mia Direttrice di avere il cervello bevuto da Berlinguer. Ho sofferto molto per l'affossamento della riforma, non conosciuta, ma criticata perchè i promotori erano di sinistra. Tanti PROFESSORI DELLE MEDIE avevano paura di confondersi con quelli delle elementari;
I PROFESSORI DELLE SECONDARIE temevano di perdere alcuni privilegi.
Ora finalmente è venuto BERLUSCONI che ha risolto tutto. Finalmente tornerà il voto in condotta e le famiglie potranno scegliersi la scuola che preferiscono. Si faranno sconti a chi frequenta le scuole private, così questi fortunati potranno continuare a studiare in pace senza essere disturbati dagli scolari vagabondi o delinquenti. Questi potranno andare a lavorare, se non avranno voglia di studiare. Questa riforma epocale ha reso tutti contenti, anche quei maestri che non hanno mai sopportato i moduli, perchè il sistema modulare li constringeva a confrontarsi con gli altri insegnanti. Ora i bambini del 1° ciclo avranno l'insegnante prevalente, che potrà tornare a fare quello che desidera all'interno della SUA classe, esattamente come faceva prima degli anni 60. Rimangono i licei dove i nostalgici sperano di trovare soltanto studenti volenterosi , e così i professori delle secondarie potranno continuare a fare finta di insegnare.
Io non ho più "l'entusiasmo della principiante", ho perso la speranza che qualcuno possa veramente riformare la scuola. Mi è rimasta un'unica certezza: credo fermamente nell'articolo 3 della Costituzione ed è a questo che mi ispiro quando entro in classe.

 dott.Vania Predebon    - 05-02-2002
Non c'è molto da dire se non che questa riforma francamente mi lascia un pò perplessa.Che fine ha fatto il diritto allo studio? Lo Stato non ha forse come dovere primario quello di garantire l'istruzione pubblica? E dunque adoperarsi affinchè la scuola di Stato non sia l'ombra di se stessa, ma un'istituzione seria,funzionante,luogo di cultura,formazione,educazione,crescita? L'educazione non è un optional.E' un concetto, forse astratto, ma che si rivolge concretamente alla persona,alla collettività e ne favorisce lo sviluppo e la crescita secondo gli antichi ed immutabili principi di uguaglianza,fratellanza e libertà.E questa libertà,per la quale tanto si è lottato deve essere rispettata e garantita.

 grazia rossi    - 12-02-2002
Ma perché non divulgano e si illustrano ai genitori dei nostri alunni certe tendenze attuali e ahimè future della scuola made in berlusconi?
Perché non si spiega loro il progetto che sta dietro al bieco disegno di legge? o non si sodalizza noi insegnanti pere primi con gli studenti che pur nella loro rumorosa occupazione annuale delle scuole sono gli unici che portano al centro il problema. Insomma temo che noi docenti restiamo sempre di più chiusi nella nostra torre d'avorio a schiamazzare a bassa voce sulla non raggiunta parità degli standard europei... in relazione agli stipendi s'intende...

saluti
Grazia Rossi
insegnante

 sergio    - 17-02-2002
Non la scuola dei ricchi e dei poveri, bensì quella di chi è nato per studiare e di chi è allergico alla cultura. Avevo un amico ricchissimo, incapace di tenere in mano un libro. Oggi lui è un gioielliere e continua a sconoscere cosa sia un libro. E' rimasto cioè un buzzurro culturale. Io sono un povero professore di scuola media e continuo (ora come allora) a guardarlo, economicamente, dal basso verso l'alto. Sono un figlio di un operaio, eppure a scuola nessuno dei miei insegnanti riuscì mai ad accorgersene. Se la scuola della Moratti servirà a selezionare meglio i dotati dagli svogliati, le intelligenze creative dai perdigiorno, allora ben venga, sono il primo a salutarla con gioia. Forse questa riforma potrà aiutarci a liberarci di una inutile scuola di massa, buona solo ad abbassare il livello culturale e la rispettabilità dell'insegnamento. Tanto non sarà mai la scuola a creare divisione di ceto. Esso rimarrà sempre e comunque inattaccabile; nasce con noi e non ci potrà mai essere una forza al mondo capace di migliorarlo. (purtroppo!)

 Marina Franza    - 08-02-2005
Non conosco una Riforma che nel momento della sua attuazione, non abbia suscitato polemiche e perplessità. Nonostante i miei numerosi dubbi in merito, sento il bisogno di invitare i colleghi a cercare di soffermarsi sugli aspetti positivi, ricordando a tutti che sta a noi vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. D'altronde "la selettività" non è antidemocratica! Allora rimbocchiamoci le maniche e dimostriamo che questa categoria di lavoratori è capace di grandi cose e stupiamo l'opinione pubblica con quello che abbiamo a disposizione. La Riforma è stata attuata e il corpo docente è chiamato a lavorare con " le unghie e coi denti" per difendere l'autonomia delle nostre scelte pedagogiche e didattiche!
Buon lavoro a tutti!
Marina Franza
ins.elementare
Specializzanda ssis MC