Medusa
Annalisa Rossi - 22-03-2004

Medusa s’arriccia i capelli, specchiandosi in una pozza.
Già sa che tra breve, un uomo che compie un destino, regalerà la sua testa a una dea.
Il sangue del mondo pulsa nei suoi capelli, orfici simboli di mistero.
Volto di marmorea e scolpita bellezza, perle di nebbia su un collo sottile
- Sorelle, fiamme d’orizzonte, dove siete? -.
Medusa, che non può amare, aspetta, da sola, la morte, un mostro nel cuore.
Si assopisce il colore dietro le montagne, calano, lunghe, le ombre.
Medusa, seduta,
- labbra di ciliegia -
contempla la sua caviglia perfetta.
Tristezza la prende, ogni sera, l’attanaglia piano e la sazia.
La sua voglia di essere in grado di leggere negli occhi d’un altro antiche mattine, sonnolenti lontananze, sognanti inverni, singhiozzanti acque, inconsce paure, brucianti sospiri, si perde, riflessa in globi di nerofumo.
Quale vita è, la vita che ti condanna alla paura degli sguardi degli altri?
Una vita
- scalinata ripida nel vuoto, vertigine della tua infanzia -
che s’apriva a ventaglio sul mare.
Guardavi, Medusa, giù nel vuoto, verso il mondo, la paura di non trovare un possibile appiglio per vivere.
La vita, tremendo respiro, e l’altalena del Tempo, mistero d’ambrosia, han cancellato i sorrisi, labbra di mora; han generato il tuo strazio in attimi d’oblio.

MOSTRO. Spiriti serali, ectoplasmi prigionieri di urla e dolore.
Medusa che non sa amare, aspetta la morte, da sola, i capelli saettanti e nervosi.
MOSTRO, ma mostro di pensieri, d’esistenza, di colori e d’arcobaleni temperati da acque di cristallo, d’ alisei di paure, di confusione d’uragani, di fertili sogni, d’azzurre lacrime, di corallini sorrisi.
Nei giorni perduti a rincorrere il mondo, Medusa già sapeva.
Nel fuoco d’uno sguardo, occhi vuoti, di pietra: ecco il MOSTRO
- Scappate, ecco il mostro! Attenzione! Uno sguardo e v’impetra! Correte, il roveto già brucia! La strega! Capelli-serpenti d’ebrea! Imbracciate i forconi! Prendete i fucili! Non guardatele gl’occhi! Crucifige! Venite! Correte! Attenzione! Una donna! Senz’anima! Lebbrosa! Bianca forma insonne!Attenzione: uno sguardo e v’impetra!
Una vita scoperta di gesti vuoti, di chi, libero, senza guida, si riempie la bocca di rose mature e concrete.
Medusa, stasera, la chioma scoscesa che s’agita viva, attende, tra le note sommesse del volo degl’ultimi uccelli.
Medusa, sguardo di notte senza stelle, si stringe le mani di schiuma.
Aspetta, serena, l’uomo che, solo, potrà cercarle lo sguardo.
La vita, fuori, spigola le ore e acuisce il Tempo, mentre pallide ombre rinnovan lo sgomento.
Medusa si veste d’una fumosa ragnatela di luce: nessuno ha mai contemplato la bellezza rappresa del suo corpo stupendo
- Ah! il Mostro! Fuggite!Uno sguardo e v’impetra! Ecco, prendete le pietre, lanciatele addosso a Maria Maddalena! Attenzione, ché mangia i bambini! Scappate! Sparate! Comunista! Di certo ha anche un piede caprino! Attenti! Uno sguardo e v’impetra! -
Medusa si stende sul viso un profumo potente, che tradisce l’incanto.
I capelli si agitan, vivi: il suo cuore sta contando le ore.
Verrà, S’ergerà su di lei. Vanterà un’impressione di occhi.
L’ha spiato, Medusa,
- oh! SI! -
tante volte.
E’ sicuro, beffardo. Un po’ le somiglia: taciturno, fronte stellata, assente sovente, con occhi che volano via.
E’ forte, placido e misurato nei gesti. Non spreca. Ebbro si sé. E’ un uomo. Un semplice uomo.
Verrà, porterà tutta la sua deserta normalità: unico fra tutti, occhi profondi, dove aleggia la sua notte.
Medusa si liscia i capelli con un pettine dai denti di luna, silenziosa.
Nell’ombra la parola senz’eco diventa presenza.
Il mostro si alza, denuda il suo corpo di statua timorosa: lui è l’unico che potrà mai amarti .Bianche conchiglie i tuoi seni.
Il mostro - Attento, Perseo! - è scaltro. Adesso sembra normale, ma guarda! : serpenti i capelli, crepuscolo gli occhi! - Attento! Uno sguardo e t’impetra! -
Trasparenti occhi riflette lo specchio, muti, occulti profumi di gioie, colmi di luce e di musica arcana, colmi d’amore.
Scivola il corpo in quest’ isolata ora di morte.
L’uomo nero raccoglie la testa in un drappo. Il mostro è morto.
S’accende, lontano, nel mare una luce di seta.
Medusa si perde nell’ultimo remo.
I capelli si agitan, vivi.
Perseo li sente, tra le sue mani di foglie aggrapparsi alla notte.
Medusa ascolta felice il fiato e l’uomo nell’aria.
Tragicamente alzate, le palpebre riflettono il buio.



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