Per la difesa della scuola pubblica
Laura Carotti Goggi - 29-01-2002
L'ADI/SD è la sezione didattica della Associazione degli Italianisti (insegnanti di Italiano di scuola secondaria e università) vivamente preoccupata della piega che sta prendendo la politica governativa nei
confronti della scuola.

Nell'ultima riunione del consiglio direttivo ha stilato il documento che segue.


Come tanti nostri colleghi, ciascuno di noi lavora per educare e formare alla cittadinanza i giovani attraverso lo studio della lingua e della letteratura, intese come campi privilegiati per costruire esperienze ispirate a uno spirito di dialogo democratico, nel libero confronto tra i significati e le interpretazioni.

Crediamo nella funzione di garante della parità dei diritti di ciascuno e della collettività che la scuola pubblica ha svolto nell’Italia repubblicana, e vogliamo garantirne la centralità e la qualità, perché possa operare efficacemente in una società che si sta facendo via via più complessa e portatrice di profondi squilibri.
E’ proprio a partire dalla nostra esperienza di docenti che indichiamo la gravità dei danni che hanno già provocato alcuni provvedimenti di questo governo e i rischi che ulteriori interventi di riforma potranno produrre, sui quali perciò invitiamo ad aprire un ampio dibattito.

Tra i provvedimenti già presi dal governo il più grave è la sostanziale abolizione dell’esame di stato conclusivo del percorso scolastico.
Prevedendo che gli studenti siano esaminati dai loro insegnanti, si elimina ogni controllo esterno sulla preparazione degli allievi e sulla qualità del lavoro svolto dalla scuola.
Si ottiene così un duplice risultato: da un lato si favoriscono le scuole private (che, in quanto tali, hanno un interesse privato alla promozione dei loro allievi); dall’altro si dequalifica la funzione della scuola pubblica attraverso lo svilimento del valore del titolo di studio.

Tra i provvedimenti progettati, la canalizzazione precoce che indirizza dall’età di quattordici anni agli studi superiori o al mondo del lavoro, unita all’eccessiva specializzazione dei diversi indirizzi scolastici e alla riduzione delle ore obbligatorie, compromette l’unitarietà della formazione comune a tutti i cittadini, finalità fondamentale di un sistema educativo democratico.
Si creano così percorsi formativi di serie A e di serie B, con una netta separazione tra cultura speculativa e cultura operativa che va a scapito di entrambe.
Il principio di dare di più a chi ha di meno si capovolge nel suo opposto, e alla scuola si attribuisce di fatto il compito di sanzionare e persino di aggravare i divari sociali e culturali di partenza.

Il carattere arbitrariamente selettivo che rischia di assumere il sistema scolastico è sottolineato dai progetti relativi alle modalità di valutazione degli studenti e delle scuole (equiparazione dei debiti relativi al profitto con quelli relativi al comportamento; bocciatura fin dai primi anni delle elementari; confusione tra valutazione del profitto degli studenti e valutazione del funzionamento dell’istituto; indebita sopravvalutazione delle presunte misurazioni “oggettive”).
Ne deriverà inevitabilmente un deterioramento della qualità delle relazioni tra insegnanti e studenti, sulla quale si fonda il buon esito dei processi di insegnamento-apprendimento.

Questa prospettiva di complessivo svuotamento del ruolo e del significato della scuola pubblica è aggravata dal processo di regionalizzazione, che minaccia di parcellizzare i valori, i contenuti culturali, i punti di riferimento su cui si impernierà l’educazione delle giovani generazioni.
Il cedimento alle tentazioni localistiche, oltre a deprivare i giovani di un’istruzione omogenea e comune, rischia di favorire il consolidarsi di appartenenze e di identità chiuse, in netto contrasto con le esigenze di confronto e di dialogo scaturite dagli scambi tra culture, costumi, religioni, che caratterizzano il mondo contemporaneo.

Noi vogliamo invece una scuola che costruisca integrazione fra individui e fra culture, fra discipline e saperi pratici, fra tradizione scolastica e cultura contemporanea, perché crediamo in una società aperta e responsabile, in cui non si generi contrapposizione tra sapere e fare, e le opportunità non siano precocemente discriminate da ragioni sociali.
Una scuola per tutti i cittadini, che mantenga una posizione di centralità nella vita di ciascuno e in quella del paese.




Il Direttivo ADI/SD

Firenze, 13 gennaio 2002



  discussione chiusa  condividi pdf