8 marzo per la Moratti: meno scuola ma più maschi
Arturo Ghinelli - 08-03-2004
Forse molti l’ hanno dimenticato e allora mi è sembrato giusto ricordarlo in occasione di questo 8 marzo. L’anno scorso i capigruppo della maggioranza si misero d'accordo per "blindare" il progetto di legge Moratti, cioè di non presentare emendamenti per accelerare l'approvazione definitiva della legge evitando che dovesse tornare al senato.
L'accordo prevedeva di presentare, in sostituzione degli emendamenti, degli ordini del giorno che il governo si impegnò a rispettare.
In questo quadro la deputata leghista Bianchi Clerici, presentò un ordine del giorno che impegnava il governo a reclutare "più insegnanti maschi". La deputata giustificò questa sua richiesta con due convinzioni.
La prima è che troppe donne insegnanti possono costituire "un handicap nei processi educativi e di maturazione degli adolescenti soprattutto maschi".
La seconda è che la progressiva femminilizzazione della categoria insegnante sia dovuta alla progressiva perdita di prestigio economico e sociale, pertanto la deputata chiese che il governo introducesse degli incentivi economici per i maschi che vogliano intraprendere la carriera di insegnante.
Non è esagerato prevedere adesso che non solo la legge 53, ma anche il primo decreto è stato approvato, i genitori, oltre a chiedere di iscrivere anticipatamente i propri figli alla classe prima, potranno anche richiedere un insegnante unico e maschio.
La deputata leghista non lega la richiesta del maestro maschio a eccezionali situazioni, ma all'ordinaria attività educativa, che se portata avanti da sole donne produce un handicap negli adolescenti maschi, cioè mi diventano mammoni se non addirittura gay.
Mi sembrava giusto ricordare alle colleghe l’alto concetto che i “riformatori” hanno delle donne che insegnano visto che gli stessi vogliono arrivare al più presto all’assunzione per chiamata diretta del dirigente scolastico.




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 ilaria ricciotti    - 08-03-2004
Noi donne, insieme ad uomini come te ci faremo sentire,
scenderemo in piazza e grideremo che non accettiamo più di subire.

Che respingiamo certe affermazioni infondate e paradossali,
e, vogliamo andare avanti con onestà, entusiasmo e senza provocare troppi mali.

All'alunno naturalmente, a cui pensiamo anche con amore,
a differenza di chi vuole imporre bisogni, lacerando la sua mente ed il suo cuore.