Può un governo fare leggi contro i bambini?
Evidentemente sì, visto che sabato a Roma sono scesi in piazza anche i bambini, soprattutto i bambini!
Strumentalizzati, si dirà; portati da genitori e insegnanti che li usano come mezzo per raggiungere fini politici, si argomenterà; una manifestazione della sinistra, come ha già commentato Forza Italia.
Illusi, e pure stupidi. Cercano di giustificare le loro scelte ricorrendo alle categorie ideologiche come alibi per rassicurare soprattutto se stessi.
Il governo Berlusconi e questo suo ineffabile ministro hanno raggiunto un risultato del tutto imprevisto, quando quasi tre anni fa si insediavano trionfalmente al potere : una saldatura intergenerazionale mai vista in Italia!
Il festoso corteo di sabato ne rappresenta un’iconografica sintesi : dai bimbi più piccoli, di tre anni e anche meno (in passeggino) ai nonni, ai più anziani tra noi, che viaggiano abbondantemente sopra i settanta.
Era presente pure un folto spezzone di giovani (trascurato dalle cronache) che ballava e urlava al ritmo frenetico e ossessivo delle musiche che a loro piacciono, come a sottolineare che, al di là dei linguaggi e delle diverse forme di espressione e comunicazione, questo popolo grida ad una sola voce : ne abbiamo abbastanza!
Se il 29 novembre si era espressa l’indignazione dei professionisti della scuola contro un sopruso operato da questi parvenus nei confronti di chi nella scuola ha speso un’intera vita, e i bambini ne costituivano solo un contorno d’immagine; sabato sono stati proprio i bambini a connotare l’iniziativa, le hanno dato l’imprinting, riunificando nella loro domanda di futuro (e di felicità) l’azione di tutti quelli che sono loro vicini : genitori, insegnanti, associazioni, sindacati, uomini politici.
Nessuno di quelli che si trovavano a Roma, manifestanti e spettatori, poteva pensare a secondi fini, a dietrologie e ideologie; sapevano tutti che si tratta di assicurare alle future generazioni un diritto sacrosanto, quello di avere un futuro felice, appunto.
Solo la stupidità politica e comunicativa può far dire alla ministra che non capisce come mai si protesti e ci si indigni, visto che tutto resta come prima; e al suo tirapiedi Mauro che la manifestazione è stata un flop. Gente inesperta, cresciuta nella bambagia, abituata ai salotti, spaventata al solo pensiero di uscire dal portone di casa e andare al mercato.
Sarebbero sufficienti piccole nozioni di psicologia per capire l’impatto emotivo suscitato dal corteo di ieri sulle migliaia di bambini protagonisti, il loro sentirsi importanti, la presa di coscienza di diritti che costituiranno la spina dorsale della propria crescita personale. E il loro essere strumento entusiasta di un’esperienza che porteranno a casa, alle proprie scuole, ai propri compagni, amici, parenti, con un effetto domino che spaventerebbe qualunque Moratti con un briciolo di buon senso.
I centomila di Roma significano milioni che riceveranno un input significativo nei posti di lavoro, nei locali pubblici, in quelle famiglie di cui tanto blaterano la ministra e i suoi sciocchi sostenitori centristi.
Se a costoro rimanesse un briciolo di dignità (e di buonsenso politico) la ministra rassegnerebbe oggi stesso le dimissioni, tornandosene ai suoi salotti e alle sue aziende, e i centristi accenderebbero il fiammifero per fare
‘nu focarazz di questa controriforma, così come hanno brillantemente recitato dal palco di piazza del Popolo i bambini di Napoli.
Non lo faranno e … resteranno bruciati.
Franca Cianferra - 25-01-2004
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Il mio commento è semplice: condivido quanto
letto e credo che ci si debba dar da fare in tutti
i modi per chiarire, ulteriormente e in tutte le sedi opportune, il significato di tempo pieno e prolungato,
nel senso di un tempo più ricco per TUTTI i bambini e
ragazzi, adatto dunque per conoscersi meglio, per studiare in modo ludico e cooperativo, per donarsi ognuno le proprie risorse intellettive e affettive.
Io ho seguito come potevo da casa per motivi di salute.
Insegno da 30 anni circa materie scientifiche
in una scuola media dell'Italia centrale.
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