Sono abbastanza vecchia
Grazia Perrone - 19-01-2004
La lettura della nota di Domenico Starnone mi porta, irrimediabilmente, indietro negli anni e mi fa sentire - ahimé -“vecchia”.


Ebbene sì!

Sono abbastanza “vecchia” da ricordarmi la vergogna delle classi di risulta. Di più. Sono così “vecchia” da “averci insegnato” … in una classe di risulta. “Correa l’Anno Domini 1972” … e avevo vent’anni. Al mio primo incarico, da docente, mi fu affidata una classe “difficile”, di quelle che non voleva nessuno e che “affibbiavano” solo ai supplenti: una quinta con venticinque ragazzi il più grande dei quali aveva 15 anni … ed era più alto di me!

Per dieci, lunghissimi, giorni sono stata, letteralmente, in balia di quegli “scalmanati” senza riuscire a “combinare un tubo”. Dei veri e propri “Bryan” … direbbe qualcuno.

Poi, una mattina, la “svolta”.

Ho affrontato quello che mi sembrava il “capo” (forzando la mia natura e la mia indole) utilizzando – istintivamente - l’unico linguaggio che, quei ragazzi, conoscevano: la forza. Sono entrata in classe decisa e, senza salutare, mi sono rivolta a lui … la mia mano destra stretta al collo … spalle al muro: “Se vuoi entrare in classe – gli ho sibilato – devi fare quello che dico io. Altrimenti stattene a casa!”.

Poi sono tornata dietro la cattedra … e ho – in un silenzio irreale - iniziato la lezione.

Non ho più avuto problemi e, alla fine dell’anno, ho promosso tutti. Avevano lavorato due volte, quei ragazzi. La prima volta – e duramente - in classe. La seconda a casa … impegnati nei mille lavori che erano costretti a svolgere per aiutare le famiglie. Poverissime. Non li ho più rivisti ma .. mi piace pensare che, almeno per un anno, abbiano avuto una “parvenza” di scuola.

Sono abbastanza “vecchia” da ricordare i “consigli disinteressati” formulati dai colleghi più anziani: “Liberati” degli alunni sfaticati – mi dicevano -, bocciali in seconda. La scuola è impegno e disciplina. Deve selezionare. Vanno avanti solo i migliori. Non sprecare tempo con chi non lo merita”.

Sono abbastanza “vecchia” da aver lottato contro questo ordine di cose preferendo l’impegno, lo studio e la ricerca di soluzioni “personalizzate” (si direbbe oggi) alla “scorciatoia” della bocciatura.

Sono abbastanza “vecchia” da essermi “riciclata” (professionalmente parlando) un’infinità di volte … trovando, ogni volta, nuovi stimoli e nuovi elementi di crescita professionale. Partecipando – “at mie spese” – a tutti i corsi di aggiornamento che mi capitavano a tiro.

Sono abbastanza “vecchia” da rimpiangere (ancora oggi!) un bellissimo corso di formazione in matematica al quale ho dovuto rinunciare. Costava troppo e … avevo appena messo “su casa e famiglia”.

Sono abbastanza “vecchia” da temere il “nuovo” morattiano che avanza.

Ma è un “nuovo” già vecchio e decrepito … che non passerà.

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 eliana modotto    - 25-01-2004
Sono abbastanza vecchia anch' io. Come te: proprio nel 72, ho cominciato passando per scuole, diciamo così, di "frontiera".
Avevo lasciato un lavoro d' ufficio che già allora mi dava più del doppio di quanto guadagnavo a scuola: ma il sacro fuoco dell' insegnamento mi portò a scegliere un lavoro che per gli altri - anche per i miei genitori - era perdente.
Alla soglia della pensione posso dire che non mi sono mai pentita della scelta: i miei alunni erano gli ultimi ad uscire dalla scuola e non perchè li tenessi io, volevano sempre fare e/o finire qualcosa.
Mi sentivo come il maestro di Centocelle, l' avete rivisto il film che in mattinata è stato ridato in televisione ? Ricerche di gruppo, articoli, giornalini, fotografie, rappresentazioni teatrali.......
Orgoglio ed emozioni, a volte anche difficili, ma non sto a farla lunga.
Sono abbastanza vecchia per averne piene le scatole (scusatemi....) nel vedere che la scuola non è mai interessata alla classe politica: ma ve li ricordate i ministri vari che si sono succeduti ? Con rammarico posso ricordare che i vecchi insegnanti che andavano in pensione quando io entravo di ruolo dicevano che Fanfani era stato l' unico che aveva pensato a loro dando la possibilità di entrare nelle case Gescal........ vabbeh......Stendiamo un pietoso velo.
La fatica per far capire che i decreti delegati erano utili e che la scuola era di tutti e che, insieme, avremmo costruito un futuro migliore....quante discussioni, quante litigate e che belle spaghettate alla fine delle riunioni in notturna.....
Sono abbastanza vecchia per vedere i figli dei miei primi alunni che vengono a scuola e mi rattristo quando penso che c' è chi vuole offrirgli un "tutor" alla San Miniato.....
Sono abbastanza vecchia, sì, ma sono ancora abbastanza giovane per proporre uno sciopero ad oltranza come quello dei filotranvieri di Milano: un blocco totale e continuo della scuola finchè la situazione non si normalizza.
Sono ancora abbastanza giovane, ma i giovani.....le giovani......dove sono ????????
Quei precari e quelle precarie che vengono assunte al lunedì e scaricate al venerdì per essere poi riassunte al lunedì.....dove sono ?
Quelle incaricate annuali che sono costrette a vivere in 3/4 in un appartamento perchè non ce la fanno economicamente, dove sono ?
Quegli splendidi direttori/direttrici che amavano la scuola senza sentirsi managers e che ti trasmettevano l' orgoglio di essere insegnante, dove sono ?
Sì, sono abbastanza vecchia, ma sono ancora abbastanza giovane per lottare ancora per la scuola: per rinnovarla, certo, non per affondarla !
Sono abbastanza vecchia sì, forse anche stanca, ma non mi manca l' illusione e la speranza di lasciare una scuola migliore di quella che avevo trovato e contribuito a cambiare.
Dimostriamo insieme ciò che vale la scuola: libertà è partecipazione, cantava Gaber: non è poi passato tanto tempo, dai !

 Doriana Accatino    - 25-01-2004
cara Grazia,anch'io come te ho vissuto tutto il percorso delle scuole di frontiera, dove tempo pieno significava restituire motivazione ai bambini che non ne avevano perchè quasi per niente stimolati nei loro ambienti familiari. Io stessa ho trovato per anni nuove motivazioni ( come te mi sono riciclata) nel tempo pieno (visto il lavoro logorante che facciamo dal punto di vista relazionale e di prescrittività di obiettivi) a volte inventandomi nuovi laboratori, a volte modificando le modalità di lezioni banalmente "oggettive".
Oggi, in una scuola della media borghesia, dove tutti hanno tutto, mi ritrovo a lavorare prevalentemente sui valori sociali ed umani, perchè sono quelli che mancano, che vanno stimolati vista la loro visibile carenza. Ed allora mi chiedo: la società si rende conto della flessibilità professionale che abbiamo quando ogni 10 anni rivediamo gli scopi primari dello stare a scuola e riaggiustiamo il tiro del nostro intervento?
Sono abbastanza vecchia per un momento di sfogo come questo! Ciao

 antonio bisogno    - 25-01-2004
Sono abbastanza vecchio da sentire risuonare con forza dentro di me le amare riflessioni di Grazia Perrone. Sono abbastanza vecchio da pensare che bidognava operare con aggiustamenti e riforme incisive per mettere mano ad una scuola che sapesse dare ai nostri ragazzi il senso della scoperta e della sfida a se stessi prima che agli altri. Sono abbastanza vecchio per poter rimpiangere le tante discussioni all'indomani dei decreti delegati con quella enorme voglia di partecipazione che fu fatta spegnere troppo presto dalla classe politica oltre che dalle incomprensioni che si crearono ben presto tra genitori e insegnanti. Sono abbastanza vecchio da piangere sui diritti faticosamente conquistati e brutalmente sottratti alle nuove generazioni di insegnanti. Sono abbastanza vecchio da ritenere che qui ed ora si gioca il futuro dei nostri figli e nipoti. Sono abbastanza vecchio da pensare che solo una levata di scudi che saldi nella lotta giovani e vecchi potrà respingere questo abbraccio mortale alla nostra povera scuola.

 Anna Maria Mignone    - 25-01-2004
Sono abbastanza vecchia anch'io: nel fatidico '72 ero giovanissima docente (il primo incarico) in un paesino dell'altipiano di Asiago tra alunni demotivati perchè aiutavano la famiglia, chi a portare a pascolo le mucche, chi proveniva da un ambiente sociale povero sia economicamente che culturalmente. Essendo l'ultima arrivata, mi è toccata una classe "differenziale", ufficialmente considerata normale. Dopo i primi momenti di scoraggiamento ho istituito con loro un rapporto positivo, con pazienza e, nello stesso tempo con grande autorevolezza, incitandoli allo studio. Alla fine dell'anno scolastico era diventata una classe "normale", in qualche caso con risultati brillanti. A distanza di anni mi accorgo di rimpiangere quegli anni, soprattutto se li confronto con la scuola di oggi, in cui il rapporto docente-allievo-istituzioni ha raggiunto un livello altamente "dequalificante"!!!!!