1947: l’anno della Restaurazione
Grazia Perrone - 02-01-2004
Quella in cui viviamo è tuttora una società ingiusta, che non somiglia alle nostre speranze. In questo senso la Resistenza è stata, in parte, tradita, sepolta, non completata. Non abbiamo dato alla libertà conquistata il 25 aprile un contenuto economico di giustizia sociale. Se in carcere, o in esilio, ci avessero detto che trent’anni dopo avremmo avuto i malati nei corridoi degli ospedali, la scuola in sfacelo, le baracche al posto delle case, forse non ci avremmo creduto. Eravamo forti e ingenui. (cfr. Sandro Pertini, intervistato da Andrea Barbato su “La Stampa” di Torino, 20 aprile 1975)

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(…)”Il 1947 fu un anno denso di avvenimenti politici che portarono alla Restaurazione. Già Babbo Natale del 1946 portò, in dono, la nascita del Movimento Sociale Italiano, un nuovo partito fondato col massiccio concorso di uomini e di ideali direttamente ereditati dalla Repubblica Sociale fascista di Salò.


Il 4 gennaio De Gasperi andò negli Stati Uniti, in piena guerra fredda con l’Unione Sovietica, e ottenne massicci aiuti all’Italia a condizione di estromettere socialisti e comunisti dal governo, cosa che fece nel maggio successivo. Il giorno 9 dello stesso gennaio (1947) ci fu la scissione socialista di palazzo Barberini: quasi la metà dei parlamentari socialisti seguirono Saragat nel nuovo Partito Socialista dei Lavoratori Italiani, indebolendo notevolmente il fronte delle sinistre, già in regresso per lo sfaldamento del Partito d’Azione che, nell’agosto 1947, si scioglierà.

Il 25 marzo i parlamentari comunisti votarono a favore dell’immissione dei Patti Lateranensi nella Costituzione (mentre furono contrari socialisti e azionisti). Il 1° Maggio a Portella delle Ginestre la banda Giuliano sparò sui contadini radunati per festeggiare la Festa dei lavoratori causando sette morti e trentatré feriti; nuove vittime della reazione che si aggiunsero ai tre sindacalisti uccisi in Sicilia nel gennaio precedente; Miraglia Accursi, Segretario della Camera del Lavoro di Sciacca, Macchiarella, di Ficarizzi, Silvia di Partinico.

Il 12 novembre una bomba scoppiò nella sede della federazione di Milano del Partito Comunista e migliaia di militanti reagirono manifestando nel centro della città e devastando le sedi dell’Uomo Qualunque e del MSI. Il Ministro dell’Interno Mario Scelba destituì il Prefetto della provincia di Milano, l’ex comandante partigiano Ettore Troilo, il solo Prefetto della Resistenza ancora in carica, colpevole, secondo il Ministro, di non aver represso energicamente le reazioni dei comunisti.

Gli operai scesero in sciopero e occuparono le fabbriche. Il sindaco di Milano, Antonio Greppi, si dimise … imitato da 160 sindaci socialisti e comunisti in carica nei comuni della provincia. La Prefettura fu occupata dai partigiani e quando Scelba telefonò agli uffici della Prefettura per aver notizie ebbe la sorpresa di sentirsi rispondere da Giancarlo Pajetta, responsabile regionale del Partito Comunista.

Ancora una volta i dirigenti comunisti e socialisti faticarono a tenere in pugno i compagni della “base”. Raffaele De Grada, ex partigiano, responsabile del PCI per la zona di Porta Vittoria, non fu creduto e fu minacciato con le armi, quando in una importante industria di Sesto San Giovanni portò agli operai che l’avevano occupata, l’ordine del partito di tornare a casa. Fu obbedito solo dopo che ebbero accertato che l’ordine veniva realmente dalla Federazione comunista.

Infine, nel dicembre, ci fu la scissione dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia: uscirono i liberali e i democristiani (…)”.


cfr Vincenzo Pappalettera - Ritorno alla vita: i sopravvissuti dei Lager nel dopoguerra italiano - Mursia Editrice, Milano, 1976, pagg. 166 e successive.


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