breve di cronaca
Istituti Tecnici e Professionali nelle Intese regionali
Scuolaoggi - 05-12-2003


Nei mesi scorsi sono state sottoscritte Intese regionali tra MIUR e Regioni per assicurare, sulla base di un Accordo Quadro del giugno scorso, un'offerta formativa per gli studenti, licenziati dalla Scuola Media, potenziali "evasori" del diritto dovere all'istruzione e formazione. E ciò a motivo della abrogazione della L. 9/2000 sull'obbligo scolastico.
Il senso di questo contributo è quello di vedere quale posto vi hanno gli Istituti Tecnici (IT) e Professionali (IP), cosa tendono a prefigurare queste Intese e, quindi, se e quale idea di riforma sottendono.
Come è risaputo, queste Intese prevedono corsi triennali, a carattere sperimentale attraverso i quali si consegue una qualifica professionale.
L'accordo di giugno offriva alle Regioni - a cui veniva affidata la responsabilità ultima dei corsi - indicazioni generali, alcune delle quali vincolanti (triennalità, sperimentalità, risorse, finalità e traguardi), altre facoltative (carattere più o meno integrato dei percorsi).
Le intese regionali che ne sono conseguite presentano scelte diverse, essenzialmente rispetto al carattere integrato dell'offerta e al ruolo che vi svolge la scuola.
Al riguardo le tipologie possono essere ricondotte alle seguenti:

-- regioni che offrono ad ogni tipo di scuola superiore corsi di Formazione Professionale (FP) svolti in modo integrato tra FP e Istituzioni scolastiche (IS) (è il caso della Toscana);
-- regioni che affidano a Istituti interessati la realizzazione dei Percorsi formativi (PF) progettati in accordo con gli enti di FP corresponsabili del progetto (quasi tutte le regioni amministrate dal centro sinistra);
-- regioni che prevedono corsi FP che
coinvolgano a. scuole e centri di formazione professionale; b. che siano finalizzati all'acquisizione di attestati di qualifica (previsti in materia di FP) e di crediti; c. che siano gestiti secondo criteri di interazione e integrazione tra i due soggetti e di raccordo con le realtà produttive. Generalmente le responsabilità sono definite da apposite convenzioni (la maggior parte delle regioni di centro destra);
-- regioni che prevedono corsi gestiti dai CFP e corsi affidati a IT e IP interessati e selezionati. I corsi presentano caratteri comuni definiti dalle regioni e non è prevista nessuna forma di integrazione (questa è prevista solo per la gestione dei LARSA). E' il caso della Lombardia in primo luogo, ma anche della Sicilia..

Queste alcune delle osservazioni che il quadro prospettato permette di fare:

1. I soggetti che questa sperimentazione coinvolge sono essenzialmente gli IT e gli IP: alcune intese lo indicano in modo esplicito, altre lo sottintendono, considerato il tipo di utenza a cui i corsi sono destinati e il ruolo centrale che ha in ogni caso la FP.
2. Il carattere sperimentale dei corsi, se visto nell'unica prospettiva della riforma Moratti - e non invece della provvisorietà delle scelte conseguente all'abrogazione della L.9 - può prefigurare risoluzioni riguardanti la configurazione del II ciclo; risoluzioni che vanno invece definite con un apposito decreto legislativo e quindi attraverso il confronto parlamentare. In ogni caso,
3. La centralità del ruolo delle regioni nella definizione dei percorsi e degli sbocchi professionali (giustificato in questo periodo sul piano dell'emergenza) prefigura assetti difficilmente condivisibili se tende a configurarsi come sperimentazione di un sistema in cui IP e anche IT diventano istituti regionali di Istruzione e Formazione Professionale (Anche la Confindustria sembra attestarsi sull'ipotesi di una grande area tecnico e tecnologica con profili professionalizzanti, incardinata in un sistema nazionale che valorizzi il meglio del patrimonio accumulato dalle nostre scuole. Ne è dimostrazione il convegno di Bari di fine maggio).
4. L’intesa che presenta maggiore distanza rispetto all’ipotesi richiamata al punto precedente sembra essere quella della regione Lombardia. In questa più che in altre - e con intenzionalità evidente nel carattere netto delle scelte - si intravede tra l’altro il tentativo di negare ogni forma di collaborazione e sinergia tra scuola e FP, di attestare la partecipazione di IT e IP alla realizzazione dei corsi professionalizzanti su parametri regionali dove l'autonomia didattica e organizzativi delle scuole sembra tenuta molto sullo sfondo. Con rischi aggiuntivi da non sottovalutare di "snaturamento" di queste scuole.

Antonio Valentino


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