Un ricordo di mia madre
ilaria ricciotti - 04-11-2003
Da grande e quando ero piccina,
amo e amavo rovistare la cantina.
Un giorno, mentre aprii l'enorme cassone,
vidi delle foto ingiallite in uno scatolone.
Incuriosita le guardai molto attentamente,
cercando di scoprire chi fosse quella gente.
Mentre mi ero immedesimata in quel mondo lontano,
la porta si aprì, e mia madre mi prese per la mano.
Non potei fare a meno di chiederle chi fossero quelle persone,
alcune allegre, altre pensierose, altre ancora vicine ad un cannone.
-Sono le mie foto, quelle di tuo padre e dei tuoi parenti-
mi rispose mia madre con orgoglio, ma stringendo le parole tra i denti.
La mia curiosità era aumentata a dismisura,
lei rispose, a volte con voce fioca, a volte dura.
Poi si soffermò su un fatto, azzittì e lo narrò provando fortissime emozioni:
Lei e sua cugina tra i campi, si accorsero di essere seguite da due biondi commilitoni.
Corsero come impazzite tra quei campi di grano ancora verdeggiante,
corsero a casa, certe di trovarci qualcuno, pronto a difenderle all'istante.
Ma, invano, corsero, corsero, tra quei noti campi inseguite da due giovani tedeschi biondi,
forse ignari degli ordini del loro comandande, che nei forni cremava scheletri e non corpi tondi.
A furia di nascondersi di qua e di là, alla fine son riuscite a sfuggire alle grinfie dei due soldati,
hanno raggiunto il grande casolare, dove c'erano tutti:
donne, vecchi, uomini nascosti e bambini appena nati.
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