Il 29 Settembre e l'egoarca
Aldo Ettore Quagliozzi - 17-10-2003
La “ particolarità “ del momento politico merita la massima attenzione innanzi tutto da parte dei cittadini, poiché solo essi sono i portatori del destino del Paese.
Oggi, nell’era di internet e della comunicazione globale, la mobilitazione dei cittadini imbocca anche queste nuove vie della comunicazione, sempre affiancando le tradizionali forme di mobilitazione e rappresentanza politica; non deve pertanto suscitare scandalo il risultato del “ gioco “, secondo la definizione datane dai responsabili della trasmissione della prima rete Rai di domenica 5 Ottobre, poiché quel risultato, “ anche se non scientificamente valido “, evidenzia uno stato d’animo esacerbato e molto diffuso.
Basterebbe a questo proposito che venisse resa nota al grande pubblico, attraverso la stampa, la
grande mobilitazione che sulla “ rete “ tanti liberi cittadini portano avanti da oramai da tanto tempo, sui siti personali o sui weblog, che rappresentano di certo le nuove forme di partecipazione alla vita sociale e politica del Paese, per rendersi conto del notevole impegno pedagogico che in una moderna democrazia deve essere sempre diffuso e vivo in tutti gli strati sociali, pena l’immiserimento della vita politica ed associativa di un qualsiasi moderno Paese.
Dalla antica agorà si è passati ad una agorà senza confini, ma l’arretratezza tecnologico-culturale del nostro Paese, con la scarsa diffusione dei nuovi strumenti di comunicazione, torna comoda a chi, possedendo di fatto o solamente controllando le tradizionali forme di comunicazione scritta, in voce o in video, riesce nell’opera di selezionare le notizie oscurando tutto ciò che non torna essere comodo e vantaggioso.
La comunicazione in rete sfugge a questa logica e ad un controllo diretto e preventivo, ed ecco allora spiegarsi la enorme “ sorpresa “ e la “ rabbia “ di chi si ritiene essere al momento il controllore unico del pensiero collettivo.
A questo proposito ho preso a prestito nel titolo dato a questa mia, da un bel libro di Stefano Benni , il termine “ egoarca “, che penso si adatti bene al ruolo che si è assegnato ed intende svolgere il nostro presidente del consiglio. In forza di ciò il Paese è stato messo di fronte alla nuova realtà laddove “ l’egoarca “ ha disegnato il nuovo assetto politico-istituzionale. Una piramide, al vertice della quale, appunto, si colloca “ l’egoarca “, alla base della stessa il “ popolo televisivo “ sapientemente educato ed indirizzato, ed in mezzo, il nulla! Più chiari di così…; e penso proprio si debba essere degli orbi a non vedere e non volere capire verso quale spiaggia naviga il nostro Paese.
Inutili risultano nel nuovo assetto politico-istituzionale i partiti, i sindacati, tutte le organizzazioni sociali che in un qualsiasi Paese a democrazia compiuta, o quantomeno normale, trovano legittima cittadinanza.
E se le mire egemoniche del nostro “ egoarca “ non troveranno sul loro cammino un democratico ostacolo, un provvidenziale ripensamento da parte di quelle forze politiche che al momento gli fanno da spalla, un rapido e disinteressato rinsaldarsi di tutte le forze che a vario titolo possono opporvisi ed esprimere una democratica alternativa, allora potrà compiutamente realizzarsi la profezia che chiude il bel libro di Stefano Benni che di seguito trascrivo, essendo a mio parere da ritenersi una amara profezia che nel tempo potrebbe divenire una triste realtà:
“( … ) Come succede talvolta agli uomini, il paese morì con rassegnazione. Alcuni, tra le fiamme, guardavano un televisore ormai muto e grigio. Altri, che si ritenevano innocenti, e forse lo erano, trovarono grande l’ingiustizia, ma era troppo tardi. Altri ancora pensarono alle vicende che avevano preceduto quel giorno fatale e dissero: come abbiamo potuto permettere tutto questo? E imploravano di avere un giorno per rimediare, un altro giorno soltanto!
Ma la mattina dopo di quel paese non era rimasta alcuna traccia, e gli altri paesi avevano altro a cui pensare. Sui confini crebbe l’erba e nessuno vi entrò più. Così tutto fu bene ciò che finì e basta.”
E pensare che questa profezia risale all’anno del signore 1992.
Cordiali saluti.


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 ilaria ricciotti    - 16-10-2003
Il nostro paese non può morire di rassegnazione. Io non sono così pessimista. Vedremo come esso risponderà il 24 ottobre, giorno di sciopero generale, lo abbiamo visto con la marcia Perugia Assisi, lo vediamo ogni giorno con le numerose manifestazioni spontanee o organizzate. In molti non vogliamo che il nostro giardino sia pieno d'erba, di gramigna al punto da non poterci più entrare. I nostri giardini debbono essere giardini fioriti sempre, basta volerlo.