Via i soldati italiani dall'Iraq
Movimento nonviolento Palermo - 22-07-2003
MARTEDI' 22 E MERCOLEDI' 23 luglio LA CAMERA DEI DEPUTATI DISCUTERA' L'INVIO DI SOLDATI ITALIANI IN IRAQ






232 milioni di finanziamento per "proteggere" 22 milioni di aiuti umanitari: queste due cifre, contenute nel decreto in discussione alla Camera dei deputati, bastano a chiarire la finalità della cosiddetta "Missione Babilonia": non sono i soldati a servire da protezione agli aiuti, ma gli aiuti a costituire il pretesto per inviare 3.000 soldati che, inquadrati sotto il comando britannico, avranno funzione di controllo territoriale e di ordine pubblico nella regione di Nassiriya.

L'Italia si aggiunge così agli Usa e alla Gran Bretagna come potenza occupante, e mentre si inviano soldati che dovranno fronteggiare il malcontento iracheno, le aziende italiane si mettono in fila (oltre 200 di cui una dozzina già vincitrici di appalti) per partecipare alla torta della ricostruzione.

La protezione degli aiuti è un pretesto, anzi l'invio dei militari può mettere a rischio gli operatori umanitari italiani.

In Iraq operano da mesi centinaia di volontari e cooperanti internazionali, delle ONG, della Croce Rossa, delle agenzie delle Nazioni Unite, senza bisogno di nessuna protezione militare, anzi è proprio questa indipendenza che ha garantito sinora la loro incolumità. L'eventuale legame con le forze di occupazione potrebbe compromettere la loro sicurezza.

Chiediamo che la Camera ritiri subito la missione militare e che i fondi così risparmiati (232 milioni di euro) vengano integralmente utilizzati per interventi umanitari e di cooperazione allo sviluppo.



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 ilaria ricciotti    - 22-07-2003
Come espresso molto bene nell'articolo, perchè le associazioni umanitarie collaborano con la popolazione irachena, senza problemi ed i soldati, quasi quotidianamente, o muoiono o uccidono? La guerra è finita. I potenti hanno dimostrato quanto sono forti. Hanno cacciato il dittatore, pertanto non è più comprensibile la loro presenza, se non nella misura in cui essi vogliono il controllo di una fetta di mondo che, a differenza di altri fazzoletti improduttivi, garantisce ricchezza a molti " compagni di ventura". Tutti parlano di loro, ma quasi nessuno parla di quella schiera di uomini e donne che sono presenti in Iraq , rischiando la vita, in nome dei loro ideali : voler aiutare un popolo a cui è stato cancellato tutto, anche la possibilità di ricominciare autonomamente la loro vita e a far rivivere la loro storia.