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breve di cronaca
La prima "l': l'Italiano
Tuttoscuola - 12-07-2003
An pone con urgenza la questione della prima “I”: l’Italiano.
Lo studio dell’Italiano è, infatti, la “I” che deve precedere le altre 3 indicate nel programma elettorale della Cdl per la scuola: Inglese, Informatica e Impresa.
Alla luce della ventilata ipotesi di un decreto ministeriale con cui si avvierebbero alcuni aspetti della riforma per la scuola dell’infanzia e primaria e, fra l’altro, l’insegnamento dell’inglese e dell’informatica nella scuola elementare, Alleanza nazionale chiede l’immediato varo anche degli obiettivi specifici di apprendimento contenuti nelle indicazioni nazionali, così da potenziare gli insegnamenti ritenuti essenziali, in particolare quello della lingua italiana. E’ chiaro, in ogni caso, che questo è solo un primo passo: la riforma approvata dal Parlamento deve essere attuata al più presto, con la rapida emanazione dei relativi decreti legislativi.

An ha ottenuto il ritorno e il rafforzamento di strutture fondamentali per la lingua italiana quali la sintassi, la grammatica e l’analisi logica, che esprimono la cultura della regola e dell’ordine mentale. Abbiamo chiesto anche una maggiore conoscenza della nostra letteratura poetica, attraverso la reintroduzione dell’apprendimento di poesie a memoria, che arricchiscono il patrimonio espressivo e la sensibilità individuale del giovane, obbligandolo ad un sacrificio particolarmente formativo. Abbiamo dato un nuovo impulso allo studio approfondito dell’epica e del mito. Inoltre, un altro passaggio importante è stato il recupero, dietro nostra richiesta, dello studio di elementi di latino nella scuola media, quale fondamento dell’italiano: giudichiamo, infatti, essenziale riallacciarci alle radici della nostra lingua e quindi della nostra identità, convinti come siamo che senza la piena conoscenza delle origini e, quindi, della nostra identità e del nostro passato, non potremo costruire il nostro futuro.

E’ prevista, infine, anche una revisione della scansione temporale dei programmi di storia con una particolare attenzione al patrimonio di civiltà che appartiene al nostro passato (la Grecia, Roma, il Medio Evo, l’Umanesimo e il Rinascimento, sono tappe fondamentali che non possono essere marginalizzate) e una ricomprensione, sotto una luce più appropriata, della storia del ‘900 che non può essere disgiunta da quella del secolo XIX. In particolare, dalla Rivoluzione Francese alla caduta del Muro di Berlino passano 200 anni legati da un unico filo, il 1789 segna l’inizio di un percorso che ha avuto la sua conclusione proprio nel 1989.

Questa autentica rivoluzione nei programmi scolastici deve essere rapidamente portata a compimento.
E’ appena il caso di ricordare i preoccupanti dati emersi dal rapporto Pisa (un’indagine promossa dall’OCSE in 32 Paesi, sui livelli di comprensione della lettura e sui livelli di cultura matematica e scientifica degli studenti quindicenni, pubblicata nel dicembre 2001) che ha evidenziato una pessima conoscenza della lingua italiana da parte dei giovani al termine della scuola dell’obbligo. Gli studenti italiani sono risultati ventunesimi nella lettura, cioè nella comprensione di un testo non specialistico, ma il dato sconfortante è quello relativo alla percentuale dei ragazzi che si collocano, per ciascun Paese, al di sotto della media: il 19 per cento in Italia, a fronte, tanto per fare un paragone, del 7 per cento in Finlandia. Una scuola, quella italiana, come sembrerebbe emergere dal rapporto Pisa, che non pare più in grado di assolvere efficacemente al compito di istruire i propri studenti. La pessima conoscenza della lingua testimoniata da tali dati, oltre ad essere fattore di decadimento morale e materiale della cultura nazionale, comporta problemi di comunicazione e di efficienza sia nella pubblica amministrazione che nella burocrazia e persino di inefficienza produttiva. Nel complesso, possiamo affermare che una società che non conosce adeguatamente la propria lingua finisce con l’essere sempre più volgare, più approssimativa e più superficiale.

Al fine di valorizzare l’idioma nazionale, sono, fra l’altro, pronti gli emendamenti al ddl per l’istituzione del Consiglio Superiore sulla Lingua Italiana (ndr: di cui Valditara è stato nominato relatore e che riprenderà il suo iter nei prossimi giorni). Un’iniziativa legislativa che tende a dare forte impulso alla tutela della lingua italiana e ad un suo più incisivo e corretto apprendimento, oltre che alla diffusione della cultura italiana all’estero. Riteniamo, infatti, che la lingua italiana sia un elemento fondamentale per il raggiungimento di una forte identità nazionale. L’identità nasce dalla conoscenza del nostro idioma e della nostra cultura. Fino a che avremo un’identità debole, anche il nostro Stato sarà debole e il suo futuro incerto


Giuseppe Valditara
Roma, 1/07/2003





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 ilaria ricciotti    - 12-07-2003
Ma le vocali sono 5 e non 1!
Ad esempio:

"I "= INCREDIBILE
"A"=ANACRONISTICO
" E"= ENDEMONISTICO
" O"=OSCILLOMETRICO
" U"=USUALE