breve di cronaca
The Truman Show?
L'Unità - 20-05-2003
Rodotà: «No alla società della sorveglianza, la tutela dei dati una questione democratica»
di Raffaella De Santis
«Corriamo il rischio che le nostre diventino delle società della sorveglianza».


L’allarme è stato lanciato dal Garante della privacy Stefano Rodotà durante la presentazione della relazione annuale dell’Authority. Rodotà ha fatto notare come su questo terreno si giochi «una partita essenziale per il futuro della protezione dei dati».

«È l’intreccio tra elettronica, biologia e genetica - ha spiegato Rodotà – ad aver aperto degli scenari nuovi, insieme promettenti ed inquietanti». E sui rischi dei nostri tempi la relazione del garante prospetta pericoli di controllo sociale che se non considerati potrebbero aprire a derive autoritarie, a vere e proprie «società della sorveglianza e della classificazione»..

Corpi trasformati in «password», «guinzagli elettronici» che schedano le nostre vite, la possibilità di inserire chip sotto la pelle o nei prodotti di largo consumo. Sono alcuni degli scenari prospettati da Rodotà che, parlando della società della sorveglianza, ha sottolineato che «si è fatto sempre più evidente l’intreccio tra questione democratica e tutela dei dati personali».

E nel pensare a una tutela dell’identità della persona il garante ha mostrato come la partita del controllo si giochi soprattutto sul terreno delle nuove scoperte genetiche e dell’elettronica. Basta infatti un piccolo frammento di materiale genetico per acquisire informazioni sulla persona. Saliva, capelli, pelle, sangue possono diventare veicoli di controllo dell’identità altrui per i quali è necessario pensare ad una «adeguata tutela penale».

Ma è «l’intero sistema delle telecomunicazioni a costituire il vero nervo scoperto». Tra le questioni scottanti quella degli Mms e degli Sms da parte dei soggetti istituzionali. Preoccupa la possibilità di localizzare le persone attraverso il telefono e anche quella della conservazione dei dati del traffico telefonico. «Ogni conservazione dei dati di traffico per un determinato periodo deve essere adeguatamente motivata e circoscritta nel tempo», ha detto Rodotà. E ha poi spiegato come la questione si sia «complicata dopo le richieste di estendere l’obbligo di conservazione anche ai dati riguardanti internet».

Poi Rodotà passa alle proposte concrete. Tra queste la lotta allo «spamming», le e-mail indesiderate, in vista della quale il garante annuncia il blocco «di una ventina di banche dati». La misura serve a far sì che internet non diventi «un gigantesco contenitore di messaggi spazzatura» come è successo negli Stati Uniti dove lo «spamming» ha superato il 40% del traffico in rete, passando da un miliardo di messaggi nel 1999 a 5,6 miliardi nel 2002. Un intasamento di messaggi indesiderati che almeno per il 66% sarebbero falsi .secondo quanto ha dimostrato una ricerca della Federal Trade Commission. Percentuale che arriva al 90% per le offerte finanziarie o di investimento.

E sul piano delle contromisure da adottare Rodotà ha parlato di una Convenzione internazionale in materia di protezione dei dati personali. «Oggi la necessità di questo strumento è sempre più avvertita», ha detto. «Sarebbe buona cosa se il Governo italiano cominciasse a muoversi lungo questa strada, facendo una sua proposta in occasione del semestre di presidenza europea».



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