Mancava l'esortazione ministeriale di fine anno alla promozione coatta di ogni studente.
Mancava un resoconto finale di luoghi comuni e fraseggi scopiazzati.
Mancava il memento conclusivo stile Totò, Peppino e la malafemmina: "Signorina, veniamo noi, con questa mia, addirvi..."
Poiché, alla fine dell'anno scolastico, si sentiva la mancanza di tutto ciò, è arrivata la poesia di Rosa.
Svolgimento: cari tutti, siete autonomi da quasi vent'anni quindi dovete promuovere tutti altrimenti dimostrerete di non aver capito nulla dell'I-care di Don Milani.
Firma: Rosa.
Ricorrenza dei termini: "autonomia" 9 volte; "successo formativo" 18 volte.
Ringraziamenti: Grazie Rosa. Le tue parole mi hanno fatto meglio comprendere quanto inutile sia il mio ruolo di docente e di educatore. Farò come dici. Tranquilla.
Differenze: Rosa, tu citi un aforisma di Einstein (probabilmente), io gli parlo!
In realtà, avevo già "autonomamente" deciso leggendo norme che hai solo citato ma non menzionato; avevo già "autonomamente" deciso dopo l'approvazione di una legge di riforma costituita da un solo articolo; avevo già "autonomamente" deciso pur senza conoscere amabili aforismi attribuiti a valenti scienziati.
Suggerimenti: nelle tue prossime poesie, non dimenticare l'Invalsi! Perché l'Invalsi è l'esatta negazione di quanto tu scrivi. Ricorda che la standardizzazione non può essere individualizzazione.
Conclusioni: Rosa, con la sua poesia ha tentato di superare il muro del suono ed ha, invece, superato il muro dell'inutile esortazione bonaria, aprendo i confini dell'ovvio.
Non è esattamente così che funziona.
La Vera Scuola è un'altra cosa.
Tags: Scuola, MIUR, individualizzazione, L 1072015