Quand'è che uno sciopero può dirsi riuscito?
Pasquale Piergiovanni - 14-03-2016
Dialogando con un compagno che - pur non definendosi libertario - lo è, di fatto, nella pratica quotidiana facevo la seguente riflessione in merito allo #ScioperoGenerale del #18M.

Quand'è che uno sciopero può dirsi ... "riuscito"?

Ebbene ... Il "successo" - o meno - di uno sciopero prescinde dalle organizzazioni che lo hanno indetto e riesce nel momento in cui travalica i confini degli iscritti/tesserati alle sigle promotrici coinvolgendo il maggior numero possibile di lavoratrici e lavoratori .. spesso con un'altra tessera sindacale in tasca.

atp genova

Questa, lunga, premessa per comunicare che si allunga - di ora in ora - l'elenco delle adesioni (soprattutto collettive) allo sciopero generale del 18 Marzo prossimo. L'ultima, in ordine di tempo, è quella dei lavoratori ATP (aderenti all'USB) di Genova che hanno deciso - in contrasto con la propria dirigenza nazionale che aveva proclamato lo sciopero "a babbo morto" - di anticipare quello calato dall'alto.

A dimostrazione che sta crescendo esponenzialmente la consapevolezza che l'unità dal basso dei lavoratori e delle lavoratrici è condizione imprescindibile per avere qualche chance di successo nel contrastare la deriva ultraliberista che sta pervadendo la società nella quale viviamo.

L'auspicio è che siano tanti - i lavoratori e le lavoratrici - a ribellarsi all'immobilismo sterile e, spesso, parolaio o "referendario" dei vertici sindacali. Nessuno escluso: confederale o "conflittuale".

A cominciare dal mondo della scuola - squassata dalla legge 107/15 del trio Renzi/Gelmini/Giannini - i cui lavoratori sono chiamati a scegliere tra l'immobilismo sterile ed inconcludente al quale sembrano votati i vari Bernocchi, D'Errico e via ... elencando (e l'elenco, se ci aggiungiamo anche i nomi dei sindacati "complici" diventerebbe lunghissimo) oppure emulare i colleghi che - il 17 febbraio 2001 - disobbedirono alla CGIL (diretta da Enrico Panini che aveva sottoscritto il contratto) aderendo e partecipando ad uno sciopero gigantesco indetto dal sindacalismo di base che ha mandato a casa Luigi Berlinguer e rispedito al mittente (Cgil scuola in primis) il "concorsaccio".

Il #18M per le lavoratrici e i lavoratori della scuola è il momento della scelta. "Dopo" (magari aspettando la "legge di iniziativa popolare" o il referendum già preannunciato dai soliti specialisti nel posticipare la mobilitazione) potrebbe essere troppo tardi.

Per USI-AIT Puglia

Pasquale Piergiovanni
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 USI-AIT    - 16-03-2016
Nel sito USI-AIT l'elenco in continuo aggiornamento delle iniziative e delle adesioni allo ‪#‎ScioperoGenerale‬ ‪#‎18M‬. L'ultima adesione è quella di Giorgio Cremaschi con la seguente motivazione:

SCIOPERO DEL 18 MARZO. CI SARÒ

CUB, SICOBAS e USI-AIT hanno proclamato per il 18 marzo uno sciopero generale contro la guerra, l'attacco ai diritti sociali e del lavoro, l'accordo interconfederale sulla rappresentanza. Dico subito che auguro la migliore riuscita alla giornata di lotta e che darò il mio piccolo contributo partecipando alla manifestatzione di Milano, alle 9,30 in Largo Cairoli. Il 12 marzo siamo stati in manifestazione contro la guerra e il fatto che ora ci sia uno sciopero su questo difficile tema, merita riconoscimento e sostegno. Credo che non si possa fare lotta sociale e di classe senza generosità, cioè senza riconoscere valore alle lotte anche se non sei tu o chi è vicino a te a organizzarle.
Detto questo però non posso fare a meno di aggiungere una rifllessione che probabilmente è solo mia, ma che a me sembra importante. Siamo di fronte ad un disastro che dilaga nel mondo del lavoro, e ad una passività e complicità senza precedenti di CGIL CISL Uil. La sfiducia e la disistima verso queste organizzazioni è vastissima, e di essa fanno largo uso Renzi, Marchionne e tutto il potere economico per distruggere i diritti sociali nel nome della lotta ai vecchi privilegi sindacali. Così il potere da un lato usufruisce degli accordi di resa che firmano i grandi sindacati confederali, dall'altro usa quella stessa resa per convincere i lavoratori che il sindacato non serve a niente. Due sconfitte per noi al prezzo di una vittoria per i padroni. Ma il clima antisindacale dell'Italia renziana sta creando anche uno spazio enorme per un sindacalismo fuori dal palazzo e disinteressatamente conflittuale. Di questo sentiamo ogni giorno la domanda crescente ovunque. Certo non sempre questa domanda si traduce in lotta. Ma dai facchini, agli insegnanti, ai tranvieri, agli operai Fiat che la FIOM vuole cacciare perché scioperano, ai tanti silenziosi resistenti in tanti posti di lavoro pubblici e privati, ovunque ci volgiamo vediamo che c'è chi lotta o vorrebbe lottare. E cresce il bisogno di sindacato vero. Il sindacalismo conflittuale e di base non è mai stato diviso come ora che Cgil CISL Uil sono in ritirata. L'ultima rottura è determinata dall' accordo del 10 gennaio 2014, che Usb, Cobas, Orsa e altre organizzazioni hanno sottoscritto, mentre i promotori dello sciopero del 18 no. Non ci sono grosse differenze di giudizio sul senso autoritario e corporativi di quell'accordo tra questi due fronti del sindacalismo di base, ma certo la differenza di comportamento pesa. È così nemmeno si tenta più di mettere assieme le forze, ora che ce ne sarebbe più bisogno e che ci sarebbero più possibilità di successo.
Non si può continuare a tacere su tutto questo, ognuno praticando onestamente e generosamente le proprie battaglie senza vedere quelle degli altri e la necessità di mettersi assieme.
Buon sciopero il 18 marzo, compagne e compagni, ma poi discutiamo.
http://www.usi-ait.org/