Lo stereotipo tecnologico è una bufala
Cosimo De Nitto - 29-10-2015
L'aver infarcito le classi di Lim, Wi-Fi e tablet non ha avuto effetti positivi sul rendimento. Lo dice un'indagine commissionata dall'Unità di valutazione degli investimenti pubblici della Presidenza del Consiglio dei ministri che mette per la prima volta in relazione l'introduzione dei media digitali nelle scuole con gli esiti dei test Invalsi. Gli effetti positivi sono modesti al Nord, dove i punteggi migliorano dello 0,4% in Italiano e dell'1,5% in Matematica, rispetto alla media nazionale; negativi al Sud: tra -0,5 e -1% nelle Regioni dell'«Obiettivo Convergenza» (Campania, Puglia, Calabria, Sicilia), dove «i massicci finanziamenti hanno reso poco selettivo l'accesso alle tecnologie, facendole arrivare anche laddove il contesto non era pronto o particolarmente motivante», scrivono i ricercatori Marco Gui (Università di Milano-Bicocca) e Simone Giusti (associazione l'Altra Città). Questo dato conferma le conclusioni della ricerca dell'Ocse in cui si sostiene che i quindicenni che usano moderatamente i computer a scuola tendono ad avere un miglior apprendimento dei coetanei che lo usano poco o nulla, ma quelli che lo utilizzano in modo massiccio peggiorano nella lettura, in Matematica e nelle Scienze.

Questo nell'articolo "La parità digitale che non migliora i voti" Tablet e lavagne interattive da Nord a Sud. Ma uno studio mostra che la tecnologia non riduce le differenze
di Antonella De Gregorio sul "Corriere della Sera"

Lo diciamo da anni e siamo stati considerati nemici del progresso e delle nuove tecnologie, vero Profumo? Credere che nella scuola il digital divide si risolva con l'immissione massiccia di macchine, con l'uso del registro elettronico (un sw amministrativo che aumenta anziché alleggerire i compiti burocratici e divora tempo che potrebbe essere più utilmente impiegato), far dipendere da ciò la modernità, l'aggiornamento, il miglioramento della didattica vuol dire non capire niente di cosa significa scuola, educazione, istruzione, formazione, processi di apprendimento, insegnamento. Prima e al posto dell'approccio istruzionale e addestrativo viene l'approccio culturale tramite il quale ci si interroga, si scopre, si capisce che cosa è uno strumento tecnologico, come è fatto, il suo uso sociale/privato, a cosa serve, la sua utilità/inutilità/dannosità/limiti/controindicazioni/"posologia" e soprattutto se e come "usarlo" in situazione di apprendimento/insegnamento. Possedere e far funzionare praticamente lo strumento non produce automaticamente quelle capacità, quelle competenze, quei processi di miglioramento della sfera cognitiva, socio-affettiva, relazionale, psicologica e culturale che connotano l'essere scuola.

Prima degli "strumenti" nella scuola ci sono le "persone" che non sono un'appendice, una periferica degli stessi. Per non parlare poi dello stereotipo futuristico dell'insegnante sostituito dal pc o declassato a tutor.

La macchina per far "funzionare" bene, far crescere, migliorare le "prestazioni", curare il ben-essere dello stato interiore, l'autostima, le capacità relazionali, empatiche, cooperative, immaginative, espressive ecc. di una persona non è stata ancora inventata. Purtroppo o meno male a seconda dei punti di vista.

"Infarcire" le scuole di tecnologia avendo fede dogmatica nei suoi effetti miracolistici, spostare il focus dell'attenzione sulla quantità di strumenti in dotazione oscura i problemi veri della scuola, trascura e maltratta coloro da cui soltanto può provenire un processo di miglioramento qualitativo.

Il divario tra nord e sud non diminuisce e non si colma con un tablet sul banco di un bambino a Scampia; non significa ciò avere poca fiducia nella tecnologia e nella scuola. Il problema è molto più complesso e abbisogna di un approccio di più ampio respiro economico, sociale, culturale.

Una cosa è certa, trasformare l'insegnante di Scampia in un tutor tecnologico e lasciare alla camorra il compito di fare da "maestra di vita" non riduce l'economic divide, il cultural divide, il territorial divide, ecc.

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Un approfondimento

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