Ritorno alle origini?
Francesco di Lorenzo - 30-05-2015

Mentre ci affanniamo a fare riforme della scuola che non interessano minimamente i ragazzi, i rilevamenti internazionali, come sempre, ci condannano. L'ultimo dato Ocse dice, con grande semplicità, che in Italia i giovani 'Neet', cioè non occupati né iscritti a scuola o in apprendistato, sono il 26,09% degli under 30. Nel confronto internazionale con i paesi della nostra area, deteniamo il quarto posto tra i dati più elevati. Prima della crisi del 2008, comunque, la percentuale era del 19%. E non è una gran consolazione. Anche perché all'interno di questo dato, vengono fuori altre specificazioni che non sono affatto positive. Tra i nostri giovani in età lavorativa, infatti, moltissimi hanno scarse competenze di base, per esempio, in matematica e in lettura. Nella pratica vuol dire che non riescono a sviluppare né a utilizzare nei luoghi di lavoro quello che hanno appreso a scuola. Naturalmente non è confortante che tra i Neet la mancanza di competenze aumenti considerevolmente, ribadendo così il fatto che almeno chi va a scuola riduce, anche se di poco, la distanza dall'ignoranza.
L'ultimo tassello riguarda gli abbandoni scolastici, vale a dire chi non finisce la scuola o smette di andarci prima di un qualsiasi diploma. E qui, siamo ancora al secondo posto tra i paesi europei per percentuale più alta. Anche perché, in effetti, questo dato, si collega a tutti quelli di prima come naturale conseguenza o esito. Ma anche come premessa o causa. Un bel rebus che noi affrontiamo semplicemente parlando d' altro, semmai rilevando con test e quiz le stesse identiche cose che già ci dice l'Ocse. Tanto, noi, per i rimedi non siamo attrezzati.

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E così è, anche se non vi sembra: in Sicilia le iscrizioni all'università negli ultimi dieci anni sono diminuite del 50%. Certo la colpa principale è della crisi economica, ma non è solo questo che agisce. Il fatto è che in certi contesti l'Università sembra un lusso, e anche chi la inizia, se trova un qualsiasi lavoro, la abbandona.
Insomma, la situazione non ci sorride. Una professoressa siciliana ha detto che su dieci suoi alunni, solo due frequenteranno l'Università dopo il diploma. E spesso quei due o andranno a farlo al nord o addirittura all'estero. Quindi l'Università ha perso 'appeal', non svolge più un ruolo determinante e anche i più bravi preferiscono emigrare per cercare subito un lavoro.
Intanto, incide molto anche il peso delle tasse che variano, sempre in Sicilia, in media tra le varie città, dai 1200/1400 fino ai 1700 euro all'anno. E questi costi, che sono relativi solo all'iscrizione, non tutti possono permetterseli.
Naturalmente la crisi investe tutte le università italiane, ma il dato è che in molti casi la questione tocca più propriamente il diritto allo studio. Agisce una sorta di discriminazione strisciante che spesso non garantisce a tutti, neanche ai meritevoli, l'accesso allo studio.
Al proposito, qualcuno ha detto che si potrebbero utilizzare i fondi europei per istituire e incrementare le borse di studio. Che è una bella idea, ma che da noi resta, purtroppo, solo un' idea.

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Non tutto è perduto, perché alla fine si può sempre imparare a fare il contadino. In pratica si può andare a zappare (facendo felici i critici dell'inclusione).
Sì, perché se una volta il contadino era il mestiere di chi possedeva la terra, e aveva già il papà praticante, oggi non è più così.
Alcuni comuni del Chianti, per contrastare il fenomeno dell'abbandono scolastico, hanno istituito una scuola per contadini. Hanno messo a disposizione un pezzo di terra, e lì, prima 12, poi 16 ragazzi, hanno sperimentato come si coltiva un orto.
Tra i primi prodotti coltivati ci sono, pomodori, melanzane, prezzemolo e sedano. Il corso sostenuto dal Ministero del lavoro e coordinato dal Chiantiform è nato con il preciso intento di far riprendere la scuola ad un gruppo di ragazzi che l'avevano abbandonata. I ragazzi hanno fatto tutto in perfetta autonomia, certo coordinati dal Chiantiform, ma l'orto è una loro creazione, con la gestione autonoma dei semi e tutto il resto. Alla fine dei due anni i ragazzi sosterranno un esame per conseguire il diploma di operaio agricolo specializzato.
Certo, sicuramente, è una goccia, ma vale l'esempio e il non lasciar mai perdere l'offerta di occasioni. Mentre le iscrizioni per lavorare nell'orto crescono considerevolmente.


Tags: Ocse, neet, Universit, diritto allo studio, docenti, scuola, buona scuola


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