Prove INVALSI? Boicottiamole!
USI-AIT Educazione - 09-05-2015
Martedì 12 maggio l'USI-AIT Settore Educazione lancia una campagna di boicottaggio delle prove nazionali invalsi.

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Di anno in anno, la "somministrazione" di tali prove da parte del MIUR è diventata sempre più invasiva e allargata; ha pesato e continua a pesare gravemente su risorse che invece potrebbero essere destinate ai diretti protagonisti della scuola: alunni, docenti, educatori, personale ATA; ha minato alla base le fondamenta della libera scienza e del libero insegnamento, ma non è riuscita a piegare la forte critrica che studenti, docenti e genitori muovono, riguardo ad essa, contro il MIUR e l'Istituto Nazionale di Valutazione.
Mentre, da un lato, si chiede alle scuole pubbliche di promuovere il merito e di fare della valutazione permanente un criterio decisivo per il futuro di ciascuno; mentre si chiede alle scuole pubbliche di autofinanziarsi attraverso sponsor, risorse, che potrebbero essere impiegate per migliorare le condizioni di lavoro e di studio di migliaia di persone, vengono impiegate per tenere in piedi un meccanismo di controllo costoso, che funziona solo due mesi all'anno, pretendendo, attraverso test nozionistici a volte anche errati nella loro formulazione, di imporre a chi studia il ruolo di risorsa umana; di educare ad un consenso acritico; di accettare la possibilità di essere continuamente valutato, schedato, messo in mobilità, reso precario, poiché i criteri di valutazione permanente possono decretare da un momento all'altro la fine del tuo contratto di lavoro.
Questi, sono gli unici aspetti "educativi" che riusciamo ad intravedere nelle prove invalsi: ridurre il dissenso, la creatività, il pensare altrimenti. Oggi, rispetto a criteri di valutazione autoritari e nozionistici; domani, rispetto alla propria condizione di sfruttato.
Riteniamo, inoltre, fondamentale evidenziare quanto il boicottaggio delle prove nazionali invalsi sia uno strumento importante da utilizzare anche per manifestare apertamente il proprio dissenso verso la riforma "La Buona Scuola" e il "Job's Act". Mettendo insieme le due riforme, infatti, è possibile decifrare chiaramente il progetto di ingegneria sociale che esse nascondono: educare alla competitività come valore al fine di non mettere in discussione le imposizioni e le schiavitù di domani; accettare la valutazione come strumento di ricatto o risoluzione di un contratto lavorativo; riconoscere in essa, dunque, una funzione poliziesca, di arbitro "imparziale" del conflitto di classe.

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Invitiamo, quindi, studenti, genitori, lavoratori della scuola a mobilitarsi in modo visibile e determinato nella campagna di boicottaggio delle prove invalsi:
- Aderendo agli scioperi indetti dai sindacati di base e/o alle forme di lotta intraprese dai comitati di docenti e studenti autorganizzati
- Partecipando alle più svariate forme di lotta che mirino ad inficiare la prova o promuovendo forme di boicottaggio autorganizzato nei singoli istituti
- Lasciando in bianco la prova, magari evidenziando il proprio dissenso con una frase
- Non mandando i propri figli a scuola, visto che la semplice diffida dal somministrare la prova, fatta pervenire ai Dirigenti Scolastici, non viene presa in considerazione
Dimostriamo attraverso le nostre lotte che non hanno ucciso, e non uccideranno mai, la nostra fantasia e la nostra gioia; che non ci faremo ridurre a meri esecutori di ordini, a guardiani del silenzio o compilatori di test.
Siamo "impreparati" ad accettare come "nostro" il mondo di sfruttati che vogliono costruire.
Rifiutiamo il criterio Renzi/Giannini secondo cui la scuola dovrebbe aderire in toto ad un modello di sviluppo precostituito per essere considerata "buona"; riteniamo, invece, che le proposte per una società più giusta debbano partire proprio da chi vive, quotidianamente, la scuola.
Non ci schieriamo, però, a priori, in difesa di quella che viene chiamata da molti "scuola pubblica", poichè, questa scuola, per come è concepita, di pubblico non ha nulla. E' sempre la stessa scuola di Stato che in passato ha formato i soldati, poi i servi e i padroni, oggi i nuovi schiavi ed i nuovi manager.
Non ci riconosciamo, ovviamente, in un sapere di tipo "privato", ma in "saperi" liberi da vincoli istituzionali, autoritari, religiosi o proni al mercato.
Ci battiamo, dunque, per la costruzione di una scuola autogestita, veramente pubblica, ovvero separata dalle costrizioni statali, libera dalle infiltrazioni religiose e privatistiche.
Sappiamo che dietro le cattedre ed i banchi vi sono persone che si confrontano in libertà, ed in libertà stanno costruendo le attuali forme di lotta. E' questa la "Buona Scuola". Quella di cui tutti i governi hanno paura e che tutti i governi cercano di normare e ridurre al silenzio.

Riteniamo che esistano buoni docenti e buoni studenti, ma che non esisteranno mai governi o poteri buoni.

Creare saperi senza creare poteri!

USI-AIT Educazione
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