5 maggio: i partigiani della cultura e la Costituzione in piazza
Cosimo De Nitto - 06-05-2015
Martedì 6 maggio all'indomani dello sciopero generale della scuola. Ascolto e vedo Agorà su rai3 e mi appare in tutta la sua evidenza la solitudine della scuola e la sordità della classe dirigente, non dico ad accogliere, ma anche soltanto a capire le sue ragioni. Ciò che terrorizza è la superficialità della narrazione e della rappresentazione. Il problema della scuola secondo questi politici, ma non sono di più alto livello i giornalisti ad eccezione di Antonello Caporale che si sforza in solitudine di entrare un po' più in profondo, sono le "cose", sono le "quantità", sono i "soldi", i "numeri". Sembra che ieri in piazza ci fossero solo precari e studenti urlanti, inconcludenti, ideologizzati. Sembra che ieri in piazza ci fossero solo sindacati soddisfatti unicamente per essere tornati alla testa dei docenti, sembra che ieri in piazza ci fossero solo docenti che non accettano l'ordine e la disciplina che il solo dirigente al comando imporrebbe. Come si fa ad accettare un intervento come quello di Marcello Sorge, editorialista famoso de La Stampa ed editorialista della stessa trasmissione Agorà? Come analizza, come racconta, come si sforza di fornire chiavi interpretative di una giornata straordinaria come quella de "le piazze piene, le scuole vuote" di ieri? Sarebbe questo il compito deontologico di un editorialista, sarebbe questo il servizio pubblico chiamato a rendere (la Rai lo paga per questo, o no?). E invece cosa fa? Racconta come esemplare la sua esperienza di papà che ha mandato il proprio pargolo alle scuole in Inghilterra, d'altronde si sa, chi vuoi che oggi non mandi i propri figli a studiare in Inghilterra? Anche i figli di quei disgraziati della Whirlpool di Caserta sul tetto della fabbrica per protesta studiano in Inghilterra. Ecco tutto qui, la sua narrazione sta tutta qui, racconta solo la sua esperienza esemplare. Quasi a dire: ma basta con queste proteste, facciamo come in Inghilterra. Ecco questo è il contributo di alto profilo intellettuale, di profonda conoscenza dei sistemi scolastici, della loro storia, ma anche dei loro limiti (quello inglese è tra i più devastati dai limiti), "un po' di sano autoritarismo non fa male a nessuno". Questo è il contributo di un grande opinion maker chiamato ad approfondire e spiegare la scuola, uno che di scuola sa solo quello che gli consente di sapere la sua piccolissima e particolarissima esperienza personale vissuta attraverso il figlio che la frequenta. Uno che sta in Italia, perché è qui che lavora, e che ogni tanto farà qualche telefonata al figlio o alla dirigente scolastica in Inghilterra. Evvabbé, si potrebbe obbiettare, ha raccontato una storiella così come si raccontano comodamente adagiati sul divano a centellinare un ottimo scotch irlandese. No, questa storiella l'ha raccontata anche ieri in televisione, pari pari, in un'altra trasmissione, così non si spreme le meningi. Il che vuol dire che oltre questa cosucce personali sulla scuola non ha altro da dire e dichiarare. Se gli ascoltatori volessero capire un po' più di scuola, se volessero capire cosa è successo ieri in tante piazze d'Italia e in quasi tutte le scuole, anche, per fare un esempio, a San Michele Salentino, dove non andrà ma Marcello Sorge e non ci andrà nemmeno la TV, ma dove ci sono persone che vivono, sentono come proprio diritto, praticano, abitano la scuola come abitano il paese, ebbene non potrà contare sull'aiuto della intellighenzia della stampa e della televisione in generale. Dovrà aspettare qualche servizio serio della Gabanelli o di Iacona, poi più.
Ma la più curiosa congiunzione astrale, il caso, il destino, la combinazione random ha voluto che mentre Marcello Sorge faceva il suo raccontino sulle magnifiche sorti e progressive della scuola inglese, e del suo modello, in altro posto Renzi gridava dal palco trentino che lui vuole importare il modello tedesco. Oddio, tutto qui il contributo di alto profilo intellettuale e politico di questa classe dirigente? Tutta qui la risoluzione dei problemi della scuola ITALIANA? Basta copiare un modello straniero? I sistemi educativi sono dei moduli universali, come le cucine componibili dell'IKEA, che tu esporti, trasporti e monti in qualsiasi ambiente, in qualsiasi paese del pianeta?
Se questo è il livello culturale di chi ci governa è il caso di dire: se tutto va bene siamo rovinati. Cercano di copiare qualcosa che non sanno (i sistemi scolastici di altri Paesi) da mettere al posto di qualcosa che non conoscono (il sistema scolastico italiano).
Evoco le immagini mentali del mio vissuto di docente che mi ricordano quegli studenti che "copiano" dal compagno che ha fama di essere bravo, senza sapere cosa copiano e perché e a cosa serve il farlo. Non hanno problemi etici, non hanno problemi di rigore intellettuale, non hanno problemi di contenuti, l'importante è prendere un buon voto. L'importante è la performance.... e la propaganda.
La protesta del 5 maggio è stata molto più ricca di protagonisti e molto più ricca di contenuti, molto più ricca di spunti e di idee, molto più ricca di bisogni, molto più ricca di memoria, molto più ricca di indicazioni e proposte. Nelle piazze c'era un'idea di scuola e di educazione, un'idea di pedagogia, un'idea di democrazia, un'idea di civiltà e di società che non alberga nei salotti televisivi che sanno solo magnificare e ossequiare il Principe. Nelle piazze c'era il solo "modello" cui fare riferimento e che non abbiamo bisogno di importare. Nelle piazze c'erano la Costituzione e i "partigiani della cultura".
Ma non se ne sono accorti.
interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf