Contro le mille facce dell'oscurantismo
Francesco di Lorenzo - 11-04-2015
E siamo al delirio. Mentre i tempi per il DDL sulla scuola sono talmente stretti e risicati che il rischio di slittamento è quasi una realtà, il ministro Giannini si affanna a dire in televisione che sta andando tutto bene per quanto riguarda le audizioni. Ma come? Se quasi tutte le associazioni ascoltate (e si tratta delle associazioni di genitori, dirigenti, pedagogisti e poi anche i sindacati, l'elenco è lunghissimo) hanno espresso pubblicamente dure critiche e massicce perplessità su tutti i singoli aspetti del provvedimento, come si fa a dire con una faccia tosta unica che non ci sono problemi?
Ma ormai sta diventando una pratica, accogliere le critiche rubricandole come passatiste e far finta di andare avanti. Sì, perché sia sulla scuola che su altro, il governo sta procedendo con passi di formica, con piccoli ritocchi e aggiustamenti ma niente di concreto. E con la prospettiva di approdare a situazioni ben peggiori di quelle di partenza. Insomma, siamo incappati in un bel pasticcio, il danno oltre la beffa. Auspicavamo il cambiamento, ma non volevamo certo il peggioramento, e intanto la scuola pubblica sarà un lontano ricordo. Qualcuno ha giustamente detto che il disegno di chi ha concepito questo tipo di scuola per l'Italia, butta a mare - annulla - anni e anni di democrazia faticosamente costruita e strappata con i denti, oltre che con la forza delle idee innovative. Paradossalmente, a conti fatti, era più facile convincere un vecchio democristiano della prima repubblica sulla necessità della scuola pubblica, che un politico attuale del PD.
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Eppure di scuola c'è sempre più bisogno. E se fosse una 'bella scuola' sarebbe meglio per tutti. Anche perché le notizie ci dicono che nel mondo la scuola è sempre più sotto attacco. L'ultimo, di pochi giorni fa, con l'assalto ad un collegio universitario in Kenia dove sono stati uccisi 147 studenti. Un massacro che in Kenia si attendevano, non solo perché il terrorismo globale prende di mira in modo massiccio scuole e università, ma perché le autorità Keniane erano state avvertite di un imminente attacco contro un'importante università.
La realtà è che, come rivela una ricerca di un Istituto del Maryland, scuole e università negli ultimi quarant'anni sono le più esposte al rischio terroristico ed effettivamente le più attaccate. Secondo una organizzazione specializzata di New York, dal 2009 al 2013 sono state prese di mira 9600 scuole in trenta nazioni diverse. Una enormità se ci pensiamo bene, ma che parte da unico denominatore: il terrorismo ha in odio la scuola.
In Nigeria, per esempio, il gruppo terroristico Boko haram (che in lingua hausa significa i libri sono proibiti) in un notte ha incendiato otto scuole, perché l'organizzazione considera l'istruzione un'aberrazione di marca occidentale.
In altri paesi la situazione non è certo migliore; si va dal Pakistan dove nel dicembre 2014 furono uccisi dal Talibani 132 tra bambini e ragazzi di una scuola frequentata da figli di ufficiali dell'esercito, al tristemente celebre massacro di Beslan in Ossezia dove morirono 186 bambini.
Naturalmente il terrorismo di matrice religiosa attacca le scuole perché sono notoriamente obiettivi più facili da raggiungere e dove si trovano soggetti disarmati e incapaci di difendersi. Inoltre, scuole e università sono generalmente molto frequentate, così ogni attacco provoca molto danno in poco tempo.
Ma l'idea fondamentale che sottostà a tali attacchi, e che è esplicitata nelle intenzioni di alcuni gruppi terroristici, è che tra gli studenti non si possono fare proseliti, infatti le reclute di tali movimenti sono spesso ignoranti e 'facilmente impressionabili'. Ed è questo che bisogna lottare, in Kenia come in altri paesi, l'oscurantismo del terrore. Almeno non dimenticando.

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