Chi ha paura della LIP?
Cosimo De Nitto - 03-03-2015
Dicono che la LIP è "vecchia", "vuol portare la scuola agli anni '70", "è contro la dirigenza" e quindi, per necessaria deduzione (???) sarebbe "contro l'autonomia", "non vale niente" e quindi "non vale la pena leggerla", questo il j'accuse. C'è da chiedersi, perché allora scriverne in toni così allarmati, da panico quasi? Perché tanta violenza verbale contro chi la sostiene? Perché un mese fa irridevano senza scriverne, da quando poi la FLC-CGIL, Gilda, UNICOBAS, altre associazioni professionali e sociali e tante personalità della cultura, della ricerca ma anche tanti docenti, studenti, genitori hanno dichiarato di volerla difendere, da quando il gruppo parlamentare trasversale che la sostiene comincia ad allargarsi e per la prima volta nella storia repubblicana una Legge di Iniziativa Popolare "rischia" di fare il percorso parlamentare e quindi di imporsi all'attenzione e alla discussione nel Paese, perché da allora tutti questi si sono svegliati e improvvisamente hanno scoperto il nemico pubblico numero uno, la LIP, che impedisce il realizzarsi delle "magnifiche sorti e progressive" della Buona scuola di Renzi e gli stanno dando fretta perché sono preoccupati per la discussione seria che la LIP sta provocando in quote crescenti di insegnanti, esperti, genitori, studenti?
Finora accuse infondate solo da parte di alcuni dirigenti, o ex tali, ai quali è stato fatto credere, e loro senza paura di conflitto di interessi lo credono volentieri, che la scuola ruota intorno a questa loro figura di dirigente-manager, anzi si identifica con questa figura così concepita, monocratica e assoluta, come il sistema solare ruota intorno al sole ed essi sarebbero il sole. Ma la LIP crede che un'altra dirigenza è possibile, più vicina alla scuola, agli insegnanti, alla comunità per sostenere la didattica e la qualità della stessa, per essere d'aiuto nel rimuovere gli ostacoli, per sostenere la ricerca, la sperimentazione, l'innovazione. Una dirigenza che gratificherebbe professionalmente la stessa figura, e farebbe passare in secondo piano gli obblighi amministrativi, funzionariali, burocratici. E invece: l'insegnamento/apprendimento? Docenti, studenti, famiglie? Solo satelliti periferici, variabili dipendenti che esistono solo in quanto illuminate e vivificate dal nucleo centrale, dal sole, dall'elemento che solo ha valore e dà valore al sistema: il dirigente-manager. La LIP ha un'altra idea di scuola, concepisce la scuola come bene comune e costituzionale, diritto primario della collettività, comunità educativa ed educante che non può essere a misura di questa o di quella figura, anzi, essa ha una priorità ontologica, di significato e di finalità nell'insegnamento/apprendimento senza il quale non si può neppure parlare di scuola. Idee da anni '70? No, idee sempre valide, avveniristiche, utopiche persino, se consideriamo come hanno ridotto la scuola e come vogliono stravolgerla assumendo modelli che non appartengono alla nostra storia e si sono già dimostrati fallimentari dove sono stati applicati.
Si scriveva di attacchi e critiche "solo" da parte di alcuni dirigenti perché Renzi e il suo cerchio magico si guardano bene persino dal nominare la LIP, hanno paura che in un confronto aperto, pubblico le persone possano conoscerla e possano sceglierla come alternativa politica e culturale della sua "Buona Scuola", sintesi e realizzazione delle politiche scolastiche peggiori dal dopoguerra ad oggi.
La LIP è "vecchia" sì, nel senso che raccoglie le migliori tradizioni pedagogiche, didattiche e culturali della storia della nostra scuola, fonda su di esse la lettura e l'interpretazione dei bisogni attuali di chi entra in aula tutti i giorni, non basta, è un progetto complessivo di ampio respiro che guarda al futuro della scuola ma anche della società.
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