Il dibattito sull'unificazione capitalistica in Italia
Gennaro Tedesco - 04-02-2015
Gli ultimissimi Anni Cinquanta in Italia vedono esplodere il boom economico basato sul mercato a noi aperto del MEC, (bassi salari), e dominato dall'incontrastato strapotere del capitale monopolistico senza che nel blocco di potere cambi nulla, (accentuazione del dislivello Nord-Sud, terziarizzazione parassitaria, alcun cambiamento nella struttura proprietaria delle campagne meridionali, ecc...).
Questi profondi rivolgimenti economici porteranno a differenti analisi. Soprattutto i "Quaderni rossi" saranno gli ispiratori delle formazioni minoritarie degli Anni Sessanta in Italia (rifiuto del modello "popolare" rivoluzionario - leninista - a favore di un certo "classismo").
Uno dei più notevoli sostenitori di queste nuove tendenze è Raniero Panzieri col suo "Sull'uso capitalistico delle macchine nel neocapitalismo". Panzieri afferma l'impossibilità di un uso alternativo della tecnologia "neocapitalistica" da parte della classe operaia. Egli ravvisa nella tecnologia la forma principale attraverso cui si realizza il dispotismo del capitale.
Per Vittorio Foa in "Lotte operaie nello sviluppo capitalistico" il processo di unificazione capitalistica porta a una diffusa e semplificata proletarizzazione.
Per Pesenti - Vitello, dal passaggio da Paese agricolo a industriale l'Italia accentua alcuni suoi tradizionali caratteri negativi: un forte capitalismo monopolistico di Stato, l'aggravamento del sottosviluppo meridionale anche grazie al riproporsi, su più vasta scal, di fenomeni di parassitismo economico.
Per Trentin lo sviluppo del capitalismo monopolistico accresce le possibilità di alleanze per la classe operaia perché esso, attraverso il controllo finanziario e produttivo della grande impresa, si impossessa anche delle piccole e medie aziende. Quindi riqualificazione delle lotte comuniste sul terreno democratico attraverso riforme di struttura per il socialismo.
Oltre alla crisi del movimento comunista internazionale, un altro motivo di "scollamento" dei comunisti fu la mancata realizzazione di questa analisi .
Soprattutto questa mancanza si rivelò disastrosa nei rapporti con le nuove generazioni che di questi cambiamenti erano protagoniste.

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