Porta a porta" 11 novembre. Considerazioni a margine della "chiacchierata" di Renzi.
Se un cittadino qualsiasi, magari al bar e dopo qualche generosa libagione, "filosofeggia" circa il sacro principio meritocratico secondo cui "chi merita di più deve avere di più", possiamo essere pazienti con lui. Non sempre può esserci un Socrate qualunque che lo intervisti con domande così: che cosa intende lei per meritocrazia? secondo lei merito e meritocrazia sono la stessa cosa? lei ritiene che per premiare i meritevoli sia giusto togliere agli altri che pure svolgono il loro dovere, che sono stati più volte riconosciuti adatti, capaci, competenti tanto da essere stati assunti a svolgere quel ruolo? è certamente vero che l'età e l'esperienza di per sé e automaticamente non producono "merito", ma le sembra corretto, giusto affermare il contrario? per dirla con Galileo, secondo lei dove porterebbero le "necessarie dimostrazioni" senza le "sensate esperienze"? non ritiene lei che ogni enunciato, che pure sembra giusto e condivisibile in linea di principio, debba poi dimostrare di essere realizzabile senza il timore che in concreto crei più problemi di quanto vuole risolverne? non è forse vero che affermazioni quale, per esempio, quella secondo cui " tutti i cittadini hanno diritto all'istruzione e che a tutti deve essere data la possibilità di raggiungere i più alti livelli dell'istruzione" (Costituzione), principio di per sé condivisibile, giusto in assoluto, se non sono create le condizioni affinché questo enunciato etico e giuridico venga realizzato (eguaglianza delle condizioni e delle opportunità di partenza, parità di mezzi economici e culturali ecc.) può non solo rimanere a livello di principio puramente astratto, ma può trasformarsi in grande ingiustizia e quindi nel suo contrario nella misura in cui viene usato per mascherare le ingiustizie reali, giustificarle, farle rimanere tali?
Tante domande il nostro Socrate improvvisato potrebbe rivolgere a Renzi che non va oltre le affermazioni di principio. Renzi non è un cittadino qualsiasi al bar, Vespa non è l'oste (anche se pare tagliato per questo "mestiere"). Dal presidente del consiglio, dal capo del governo è lecito aspettarsi altro. Le affermazioni di principio lasciamole al cittadino frequentatore di bar. Il capo del governo deve dire come vuol realizzare, attraverso quali provvedimenti, in che tempi, con quali strumenti di legge, con quali risorse economiche, come intende risolvere i problemi concreti che nell'applicazione concreta del "principio" possono trasformare questo in provvedimento inefficace dal punto di vista della realizzabilità, peggio, in strumento di somma ingiustizia, al contrario di ciò che che teoricamente il principio afferma?
Conclusione
Se Renzi, come ha fatto, non va oltre le affermazioni generali e generiche, non risponde nel merito delle questioni e delle contestazioni che gli sono avanzate, delle due l'una: o non sa cosa rispondere, e il "benevolo" aiuto dell'oste Vespa e dei suoi benevoli colleghi "giornalisti" dimostra quanto fosse in difficoltà, oppure non sa nulla, non conosce l'argomento di cui parla, ma a lui non è consentito perché è il capo del governo.
Difficile definire il contenuto del nulla perché non contiene "nulla", appunto.