Il ministro Giannini si autoassolve così, dandosi un voto, un bel sette e mezzo, per quello che ha fatto finora per la scuola italiana. In effetti, a guardare bene all'entità di ciò che veramente ha prodotto, siamo nella più completa approssimazione.
Il suo ultimo annuncio, dopo essersi autopromossa, è che saranno valutati anche gli insegnanti. Il sistema per farlo? Ecco le sue parole: 'Prevediamo una valutazione interna e una esterna alla scuola, secondo regole internazionali'. Che, come dichiarazione, è quanto di più generico e confuso possa esistere. Per esempio, la prima curiosità, la valutazione esterna verrà fatta dall'Invalsi come si vocifera? E poi, quali regole internazionali verranno applicate per valutare se un insegnante è bravo, quelle della Finlandia o quelle dell'Ungheria? Insomma, bisogna tener conto che ci sono grandi differenze tra i sistemi internazionali, che implicano nei vari paesi riforme fatte e digerite, idee pedagogiche sottostanti, tradizioni che non possono essere prese e trasportate in blocco in una nazione come l'Italia. Dove, a detta di tutti, c'è una scuola senza anima, che va avanti con piccoli ritocchi, che si mantiene in vita per la buona volontà di un esercito di bravi insegnanti che spesso sono precari. Insegnanti che non hanno, cioè, la possibilità di lavorare programmando per bene il loro intervento, perché pur trovandosi da anni nella scuola, sono sempre sul chi va là, possono ricevere il benservito da un momento all'altro. Per tutto questo, veramente non servono le parole del ministro Giannini, la quale ha detto di essere stata severa e secchiona, perciò si è data sette e mezzo. A noi, invece, (per non dire altro) sembra che sia stata solamente larga di manica.
Intanto non tutti sono d'accordo con l'esame di Stato fatto solo con i commissari interni. La lista di chi è contrario si allunga sempre di più e contiene nomi di spicco sia dell'Università che del mondo scolastico. Chiedono che venga rispettato un principio contenuto nelle indicazione dell'OCSE e anche nelle Raccomandazioni ufficiali dell'Unione Europea, e cioè l'impiego di esaminatori "terzi" per la verifica degli apprendimenti acquisiti dagli alunni. La motivazione sta tutta nel principio che qualsiasi certificazione seria deve essere fatta da 'soggetti terzi' per essere credibile, come avviene in tutti i paesi europei, e che la contraddizione diventa ancora più palese quando invochiamo la valutazione esterna per i docenti e non per gli alunni. Una cosa del genere inficerebbe, come è evidente, qualsiasi giudizio di serietà della scuola italiana.
In ultimo, mentre il ministro Giannini (oltre a darsi il voto che sappiamo) è presa dall'annuncite acuta e dichiara che ha in serbo novità anche nelle prove dell'esame di stato (è una mania), e che con il 2015 le classi-pollaio saranno solo un ricordo (ma questo è un remake), arriva la notizia che la dispersione scolastica è su cifre da record negativo. Il dato della dispersione al 17% non ci arriva da stime internazionali, ma da una ricerca italiana fatta da alcune Ong e associazioni sindacali. Insomma, il raggiungimento del 10% che ci siamo impegnati a raggiungere con l'Europa per il 2020 appare un miraggio. Anche perché non c'è in vista nessuna inversione di tendenza, anzi. Se pensiamo che la media europea di dispersione è dell'11,6% il dato appare abbastanza preoccupante.
Quindi, meno annunci e più fatti che ad un certo punto dovrebbero iniziare a concretizzarsi. Ma quando?