Non solo silenzio
Giuseppe Aragno - 05-10-2013
Invano Hannah Arendt fissò in due parole semplici, che hanno un'evidenza fotografica, il carattere essenziale dei crimini contro l'umanità: "banalità del male", scrisse, e aveva in mente Eichmann, l'uomo che aveva organizzato il trasferimento degli ebrei nei campi di sterminio e poi, trascinato in tribunale per il mostruoso genocidio, sostenne di essersi limitato a "occuparsi di trasporti".
Noi facciamo come lui. Ci nascondiamo dietro la retorica, dietro i giorni della memoria a scadenza fissa e poi assistiamo inerti alle chiacchiere di legislatori che fanno nascere nuovi "organizzatori di trasporti". La nostra inerzia ci rende complici. Se il Mediterraneo s'è trasformato in un immenso cimitero, se oltre il mare c'è un deserto in cui si ammassano cataste di morti sventurati e nessuno ne parla, se tutto questo avviene sotto i nostri occhi e non accade nulla, per favore, piantiamola di dirci addolorati e guardiamo ai fatti per quello che sono.
Dopo il compunto silenzio nelle scuole e nelle università, il governo tedesco ci ha prontamente informati: per Angela Merkell i "clandestini", come continua a chiamarli su Repubblica il giornalista democratico Ezio Mauro, sono un problema dell'Italia. Ci aspetteremmo, a questo punto, che la ministra Carrozza tenesse fede alle dichiarazioni di sdegno e, come aveva annunciato, pretendesse da Letta e dalla Merkell che si apra un immediato "confronto sui temi dell'accoglienza, dell'integrazione e dell'immigrazione, strategici per il nostro Paese e per l'Europa". Ci piacerebbe che lo chiedesse senza inutili prudenze diplomatiche, urlando se serve, puntando i piedi e ricavando dalla rozza e arrogante posizione tedesca e dagli impacciati balbettii del suo presidente del Consiglio le sole conseguenze possibili: così com'è nata, tutta banche, banchieri, deliri liberisti e gendarmi armati contro la disperazione e lo sfruttamento, questa Europa non è né riformabile, né accettabile. E' l'Europa che ha costretto la Grecia a chiudere le università, imbavagliando così quella che è stata la culla della civiltà.
Proprio, e quasi beffardamente nella giornata loro dedicata, gli insegnanti avrebbero forse preferito che l'esponente del "democratico governo italiano" li invitasse a riflettere con gli studenti sui segni indelebili che lasciano, nella storia della ferocia umana, volontà politiche criminali e pericolosi binomi. Sarebbe stato necessario farlo, questo invito, perché provare a coltivare il pensiero critico non solo non è tempo perso, ma ci aiuta a riconoscere le azioni malvagie.
Il male di cui parlava la Arendt non si presenta, infatti, con un'etichetta, non si dichiara per quello che è. Le leggi razziste che regolano l'accoglienza, passano nell'indifferenza della popolazione, perché la retorica della sicurezza, il "male banale" travestito da "bene" - io mi occupavo solo di trasporti - attacca alla radice la facoltà di pensare e fa sembrare giusto ciò che è sbagliato.
Creare gli strumenti che affinino la facoltà di giudizio su quanto di morale e immorale ci sia in una legge, significa porre un argine a un nuovo e più tragico totalitarismo. E' l'uomo avvezzo a rispettare l'ordine gerarchico, che si ferma all'apparenza e fa del male in nome d'una legge mostruosa. E' la legge, dice a se stesso, e ubbidisce. Lo fa, perché il mostro non lo riguarda: lui esegue solo una disposizione.
Mancano gli strumenti. Per contrastare questa incapacità di pensare criticamente, la Ministra dovrebbe saperlo, alla scuola non basta star zitta un minuto: la scuola ha bisogno di risorse e di guide preparate. Ha bisogno di uscire da "normalità malaticce" per affrontare la "terribile normalità" delle atrocità. A cominciare dalla leggi barbare e razziste come la Bossi-Fini, di cui Alfano si fa garante, o dai rapporti di forza europei, che sottopongono la politica alla speculazione della finanza e che Letta non mette, nei fatti, in discussione. Diversamente, la retorica del dolore e i minuti di silenzio diventano intollerabili. E, appunto, complici.
La Arendt ebbe come modello Socrate e fece del dubbio la sua religione. Scelse Socrate perché suscitava dubbi e domande e obbligava al giudizio. Scelse il filosofo greco, perché aveva messo tanta paura al potere che si tentò di farlo tacere. E' la pia illusione del male. Socrate, infatti, ancora oggi continua a parlare alle generazioni che si susseguono e quando i nostri giovani impareranno ad ascoltarlo e a guardarsi dentro, allora capiranno che non è più tempo di scrivere o parlare. Un'intera generazione si incontrerà nelle piazze. Stessa ora, stesso obiettivo, una sola decisione: se ne devono andare. Chi ci governa così male se ne deve andare via per sempre.

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 Mario Lorenzo    - 06-10-2013
Per la signora Merkel "i clandestini" sono un problema di "trasporti", così per parafrasare il suo connazionale Eichemann, e in quanto tale se ne dovrà occupare l'Italia prevedendo un maggior numero di semafori rossi.
Alla luce di queste ultime dichiarazioni della donna più potente del mondo mi chiedo se un intero continente come l'Europa può continuare a sopportare l'arroganza e la superbia di questa signora.
Molti affermavano che passate le elezioni avrebbe cambiato registro. Non mi sembra affatto. Mi chiedo cosa penserebbero gli altri stati europei se questo cinismo lo esprimesse un italiano.