Competizione di innovazione?!
Claudia Fanti - 15-08-2013
Sto pensando al fatto che mi piacerebbe come insegnante che la classe dirigente in generale pensasse al dramma pedagogico della scuola, e non parlo delle singole classi, mi riferisco proprio alla riflessione filosofica, base essenziale della pedagogia, la quale mi pare oggi inesistente sia alla sorgente delle leggi sia dei decreti che da tempo hanno letteralmente scompaginato le categorie su cui si basava l'azione di un adulto che per lavoro si relaziona ogni giorno con le generazioni che intanto si avvicendano dentro le aule. Lo sviluppo di personalità giovani mi pare avvenire dentro un contesto alquanto degradato. Prevalgono negli ultimi anni tecnicismi, attenzione a griglie e schemi all'interno dei quali devono rientrare competenze, abilità, scelta di soluzioni contingenti anziché quell'ampio respiro che non molto tempo fa avevano trovato la pedagogia conversazionale, l'ascolto, lo sguardo riflessivo sulle cose e sulle coscienze di ognuno. Prevalgono metodi e sistemi centrati sui codici delle discipline e non su quanto esse siano volano di riflessione sulla realtà, sulla vita, sull'esistenza e sulla sua evidente complessità, drammaticità. E' vero che ci sono proposte di approcci e visioni molto interessanti da parte di singoli e associazioni, ma rimangono isolati, pionieristici e comunque non sono alla base della scelta filosofica-pedagogica delle politiche scolastiche di un'intera nazione. I risultati sono sotto i nostri occhi oggi nel momento in cui assistiamo allo sgretolamento delle istituzioni da tempo tragicamente in difficoltà, alle reazioni dei singoli e dei gruppi. La società pare proprio essere un coacervo di individualità aggregate sulla base di competenze e abilità individuali senza senso civico, senza filosofia di riferimento, senza condivisione dei problemi. Essa sembra essere una giustapposizione di "talenti" che si delegittimano a vicenda senza trovare quell'unico talento che permette di governare e di autogovernarsi e cioè la capacità di condividere mezzi e fini attraverso scelte comuni rispettose di ogni essere umano e di ogni fascia sociale di cui esso fa parte. Proprio ora, mentre scrivo, sento parlare da una trasmittente di "competizione di innovazione" fra nuovi politici, ma mi chiedo cosa significhino queste parole ancora una volta svuotate di contenuti, ripeto di una visione globale e più al di sopra di ogni intelligenza che cerca espressione del sé e della propria "eccezionalità" e dei meriti individuali.

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