La condizione del precario
Sonia Cartosciello - 02-08-2013
La condizione di precario non è solo una limitazione dei diritti costituzionali di ogni cittadino della nostra Repubblica, ma è, piuttosto, una condizione di vita, e la cosa è tanto più grave e inaccettabile in una società progredita che dovrebbe fondare la sua essenza sull'istruzione di tutti e per tutti e che, dunque, avrebbe l'obbligo di considerare gli insegnanti una preziosa risorsa a cui attingere e non, un peso che sembrerebbe aggravare il già affollatissimo quanto travagliato mondo del lavoro. Essere e, ancor più, sentirsi precari rende la vita stessa improvvisata; essere e sentirsi precari ha il sapore amaro dell' insicurezza, dei dubbi, delle estenuanti attese prima che arrivi il proprio turno, delle aspettative più che legittime che, sistematicamente, vengono disattese; essere e sentirsi precari rende quasi ingombranti, fastidiosi in una buona parte di questa nostra società distratta che non vuole e non ammette "incomodi" ; essere e sentirsi precari significa non solo passeggeri in attesa di un treno che tarda troppo ad arrivare, ma "casualmente e trascuratamente di passaggio". Tutto ciò si consuma in un clima di "crudeltà sociale e politica" in netto contrasto con il sacrosanto diritto di tutti e di ciascuno di costruirsi il proprio progetto di vita e di vederlo, sia pure a poco a poco, realizzato.
Ecco cosa ha generato una politica deficitaria, e, in particolare, una politica scolastica manchevole di attenzione, inadeguata, una politica scolastica a tempi e a fasi alterne, senza cuore né ragione.

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