Questa riflessione nasce come commento all'articolo di Maurizio Tiriticco dallo stesso titolo reperibile
qui.
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"Scommettere sugli insegnanti", "investire sugli insegnanti", "valorizzare gli insegnanti" et similia sono ormai espressioni che cominciano a logorarsi se non si accompagnano a specificazioni concrete.
L'insegnante è pane, cultura, lavoro. Una metafora? No, la realtà. Coniughiamoli.
Pane significa rinnovo del contratto di lavoro, pagamento della vacanza contrattuale, degli scatti stipendiali, possibilità di andare in pensione non da morti, preferibilmente, o messi così male da subire l'esposizione alla vergogna della decadenza fisica e intellettiva, non avere trattenute e penalizzazioni in caso di malattia (oltre il danno la beffa) ecc.
Cultura significa che agli insegnanti devono essere date le opportunità in tutto il loro arco formativo di dotarsi delle conoscenze e competenze professionali e culturali per svolgere al meglio la professione. Dai curricoli di studi universitari, alla specializzazione, alla formazione iniziale, all'accompagnamento, alla formazione sistematica in servizio. La "cultura della valutazione" (altra espressione in via di logoramento) non è cosa altra e speciale, fa parte della "cultura dell'insegnamento", ne è parte integrante e imprescindibile, e senza di essa non si è insegnanti. Gli insegnanti nel loro processo formativo e autoformativo devono essere accompagnati, strumentati, tutorati quando serve. Devono avere a disposizione tutto ciò che serve per questo delicato e centrale lavoro. L'insegnante fai-da-te dobbiamo consegnarlo alla memoria, sia pure in certi casi gloriosa.
Lavoro significa che gli insegnanti devono operare in contesti e ambienti atti, predisposti a funzionare da scenari che favoriscano i processi di apprendimento/insegnamento. Le scuole nella parte fisica,architettonica, dei servizi, degli strumenti, dei sussidi ecc. devono poter fungere da grande laboratorio della conoscenza e della formazione. Ambienti non paragonabili ad altri di qualsiasi tipo. Lavoro significa che gli insegnanti devono essere dotati di strumenti tecnologici, di materiali, di possibilità di conoscenza, approfondimenti, libri, riviste ecc. senza doverseli comprare con i soldi propri in quanto necessari allo svolgimento della loro professione, non hobby personale, dunque, ma corredo e "cassetta degli attrezzi" del proprio mestiere.
Giuseppe Di Vittorio, le lotte bracciantili nel dopoguerra concentravano il senso delle loro battaglie rivendicative nel famoso slogan "Pane e Lavoro". Riprendo quello slogan e tra pane e lavoro metto la cultura. Pane Cultura Lavoro. Con questo si deve confrontare, a mio avviso, e prioritariamente, il nuovo governo.