Pier Luigi Lunerti - 24-02-2013 |
Carissima Claudia la scuola che usa i voti non fa che decretare "vincitori" e "sconfitti" ed è lontana anni luce dalla filosofia della scuola pubblica. Ma che cultura è quella che deve servire a "vincere"? Che cosa accade nelle psicologia dei bambini, quale torsione agonistica subisce la formazione in una fase della vita nella quale la coscienza dovrebbe essere plasmata dai valori della cooperazione e della solidarietà? Nella migliore delle ipotesi il voto serve ad avvelenare le comunità scolastiche con competizioni, invidie e soprusi. Nella peggiore servirà a preparare i bambini a diventare i futuri pescecani dai denti affilati per un mondo concepito come pura arena di competizione economica. Se poi aggiungiamo il comportamento di alcuni genitori che s’informano, appena all’uscita di scuola, sui voti presi dai figli e, peggio ancora, sui voti presi dagli altri compagni di scuola. Se promettono regali e vantaggi “in cambio” di un buon voto o minacciano punizioni per un voto negativo e ancora, se molti insegnanti usano l’arma del “brutto voto” per ottenere attenzione e partecipazione, la frittata è fatta. Il buon insegnante valuta quando osserva i bambini durante le attività, quando ascolta le loro domande, quando si rende conto di come vengono presi gli appunti quando sanno organizzare un lavoro, quando soprattutto sanno interagire con gli altri, rispettando le regole dentro e fuori dalla scuola. In questa logica i bambini, se aiutati, potranno tentare di capire dove hanno imboccato la strada giusta o quella sbagliata per individuare e correggere l’eventuale errore, perché è dall’errore (importantissimo) che ripartiranno per crescere non dalla paura di sbagliare e dalla conseguente punizione (brutto voto). La valutazione potrà essere in questo modo un momento del processo educativo lontano dalle paure del voto, dalle verifiche a tempo, dalle valutazioni standardizzate delle prestazioni indifferenti alle diverse umanità di ogni singolo allievo. Un caro saluto |
Claudia Fanti - 25-02-2013 |
"Quale torsione agonistica subisce la formazione in una fase della vita nella quale la coscienza dovrebbe essere plasmata dai valori della cooperazione e della solidarietà?" Sì, caro Pier Luigi, la risposta, la risultanza, credo sia la società corrotta in cui sono vissuti i nostri antenati e purtroppo quella che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni, nella quale viviamo noi, con l'aggiunta dei modelli offerti dai media di vario tipo e dalla stampa: è un refrain della Storia. Ecco il perché del titolo "corruttori". Non riusciamo ad avere visioni diverse, reiteriamo le esperienze negative...le politiche scolastiche sono cieche. Volontariamente cieche? |