Un impegno per l'istruzione
Maurizio Tiriticco - 18-02-2013
Tento di abbozzare un elenco di "cose" da chiedere alla nuova maggioranza - augurandomi che abbia una seria consistenza numerica - per quanto riguarda l'attenzione che si dovrà porre nel quinquennio al "Sistema Educativo di Istruzione e Formazione" (l. 53/03, art. 2 e dpr. 275/99, art. 1, c. 2) e le iniziative a lungo termine che si dovranno adottare.

1) PRETENDERE che l'istruzione costituisca un ministero chiave - se è vero che la conoscenza è la molla dello sviluppo, oggi e domani, nelle società avanzate - e che sia affidato a una personalità che sia veramente... capace e meritevole!!!

2) PRETENDERE che si pensi al "Sistema Educativo di Istruzione e Formazione" con criteri lungimiranti e che si lavori a un Piano di legislatura che non riguardi modifiche di percorso, che creerebbero un ulteriore sconcerto presso gli insegnanti... e non solo, ma che contenga, almeno, i seguenti punti:

a) STANZIAMENTI finalizzati a dare due segnali alla 'scuola militante': 1. "rimpinguare" il contratto di lavoro degli insegnanti; 2. finanziare la loro formazione in servizio (FIS) almeno su tre tematiche: Curricolo verticale; Misurazione, valutazione e certificazione; Didattiche attive, da considerarsi cruciali al fine di progettare, condurre e realizzare con successo i quattro riordini in atto (primo ciclo, licei, tecnici e professionali);

b) ABROGAZIONE dell'esame di licenza media che, com'è noto, sotto il profilo formale normativo, non vale più nulla. Sarebbe sufficiente una legge di un solo rigo che affermasse che il PRIMO CICLO di istruzione non termina più dopo otto anni di studi obbligatori, ma dopo dieci. E sarebbe anche fatto salvo l'art. Cost 33, c. 5;

c) INSISTENZA sulla necessità di procedere a una reale certificazione delle competenze di cittadinanza (attualmente indebitamente ignorate) e culturali acquisite dagli studenti "obbligati" a conclusione di un curricolo decennale, al termine di un biennio che sia veramente unitario, verticale, orizzontale ed equivalente (si veda il dm 139/07);

d) RIFORMA dell'esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione al fine di consentire che nella tornata del 2015 si certifichino VERAMENTE e FINALMENTE le competenze acquisite dagli studenti;

e) SOSPENSIONE per almeno un anno delle prove Invalsi, non perché siano "brutte e cattive", ma perché si innestano su una assoluta impreparazione della scuola per la quale, da oltre dieci anni, l'amministrazione non ha fatto nulla per incrementare una cultura della valutazione di processo e di prodotto. Nel corso dell'anno, con opportune attività di Formazione in servizio sui temi della Misurazione, valutazione e certificazione dovrebbe essere possibile: - per le scuole comprendere valore e fini delle prove Invalsi; - per l'Invalsi procedere a un miglioramento dei suoi prodotti valutativi.

3) COINVOLGERE non solo la scuola militante, ma la popolazione intera in questo processo di riflessione e di innovazione, un po' sulla scorta di quanto fece nel 2004 Claude Thelot in Francia "Pour la réussite de tous les élèves", In effetti, occorre avviare una sorta di "pacificazione" tra scuole, sempre più povere e inadeguate a fronte di esigenze formative sempre più complesse, e studenti e famiglie, sempre più esigenti e intolleranti.

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 Claudio Berretta    - 24-02-2013
Aggiungerei qualcosa sulle BOCCIATURE nel primo ciclo che servono quasi solo a mettere in difficoltà le classi che ricevono i ripetenti senza essere utili per chi viene bocciato.
Le bocciature sono l'aspetto apicale di una valutazione quasi esclusivamente sommativa.
È utile bocciare? A mio parere nel 90% dei casi non lo è; e comunque la ripetenza va vista non come una punizione, ma come un servizio in più che la scuola offre. L'abolizione delle bocciature, già realizzata in molti paesi, non deve però costituire un ulteriore disincentivo allo studio, ma dovrebbe essere sostituita da una puntuale certificazione delle competenze che permetta di acquisire il titolo di studio solo in caso di raggiungimento degli obiettivi previsti e, in alternativa, conduca al rilascio di un attestato di frequenza. Tutto ciò accompagnato da una continua ricerca sulla didattica più efficace, seri servizi di supporto agli studenti in difficoltà e possibilità di sostenere delle prove per recuperare le competenze non raggiunte, in ogni momento del successivo percorso scolastico; favorendo così i diversi livelli di interesse e di sviluppo psicologico e cognitivo dei diversi allievi.
Anche questo denoterebbe una scuola comunità di apprendimento fatta per aiutare a crescere e non per punire, pur senza perdere di serietà ed efficacia.