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L'altra Italia
Giuseppe Aragno - 20-02-2013
Le autorità non hanno vigilato, direbbero i francesi. E come dargli torto? C'è un'Italia giovane e emigrata che dà "lustro alla patria", ma non è presente alla coscienza del Paese. E' un'Italia che se n'è andata via perché la storia si ripete e non è stata solo la crisi: quando la libertà stenta a respirare, da sempre ci sono intelligenze che vanno oltre confine. In Spagna quest'Italia giovane, trapiantata in un mondo in cui, a quanto pare, non occorrono baroni per fare ricerca e darle un senso, ha strappato alla Sala X dell'Audiencia Provincial di Barcellona una sentenza storica sui crimini del fascismo nella guerra civile. Finalmente la giustizia spagnola è obbligata a indagare per chiarire i fatti, accertare le responsabilità dei piloti e se sono vivi, pretenderne l'estradizione.
Qui da noi quest'Italia è ignorata persino quando il "popolo sovrano" si sceglie il futuro; siamo al punto che ai nostri ragazzi in giro per il mondo si nega il voto e non pare violenza. Qui da noi la storia la insegnano ormai i Pansa e i Vespa e si sprecano lodi per l'Italia a cui Monti avrebbe "ridato credibilità"; di quale Paese si tratti non è dato sapere, ma sembra quasi che sia un prodotto di serra creato a uso e consumo del capitale per un popolo degradato a gregge, inebetito dal forsennato uso politico della storia che il governo promuove, in linea con le politiche culturali di tutti gli Esecutivi neoliberisti.
Ad agitar le acque, a intraprendere la difficile via della denuncia contro un episodio tra i più feroci e vergognosi della violenza fascista in terra di Spagna, è stata l'Italia dimenticata, esiliata e in qualche modo espulsa, che tuttavia vive ed esiste: un'associazione di italiani, l'«Associació Altraitalia - Barcelona», che s'è costitutuita parte civile e non solo ha recuperato e divulgato un prezioso patrimonio di memoria storica, occultata dalle rispettive autorità istituzionali, ma ha seguito nel faticoso iter giudiziario due delle vittime sopravvissute ai bombardamenti terroristici scatenati su Barcelonate dai nostri aerei.
Qui da noi va di moda e, a sentire i soliti maître à penser produce "credibilità", l'impresentabile Italia dell'Istituto di Cultura di Parigi, promotore di convegni alla Sorbona su quel Gentile, che in fondo fu solo il "teorico del puro atto", rifondò la scuola italiana e, anima innocente, concluse "la sua vita tragicamente, vittima della guerra civile nel 1944, ucciso da una banda di partigiani". Ormai l'Italia ufficiale rivaluta il fascismo, fingendo d'ignorarlo, sicché un Paese di "senzastoria" si accende di sacro fuoco per i giorni della memoria di Stato, dedica mausoléi a criminali di guerra come Rodolfo Graziani e offre bronzo e piazze alla memoria di Giorgio Almirante, sottosegretario a Salò, razzista e fucilatore di partigiani. Sarà un caso, annotano amici francesi per cui la credibilità dell'Italia con o senza Monti è praticamente pari a zero, ma il Maresciallo Graziani e Almirante - tragiche e consapevoli marionette fasciste in mano all'alleato nazista che terrorizzò l'Italia dal 1943 al 1945 - non condivisero solo l'esperienza del fascismo storico, ma anche quella del neofascismo che oggi punta a entrare in Parlamento: l'uno fu, infatti, presidente onorario del MSI, l'altro cofondatore del partito. Nell'Europa antifascista tutto ciò si traduce in una formula sintetica, ironica e velenosa - Mussolini Immortale - ma Monti e compagni non fanno una piega e nessuno ne parla. Qui si accetta col sorriso sulle labbra ogni ceffone alla storia e Monti può tranquillamente affermare - gli italiani non si scandalizzano - che destra e sinistra non esistono più e, senza Berlusconi, lui andrebbe al governo con La Russa e Storace per fare dell'Italia la capitale della credibilità europea.
L'Altraitalia, ignorata per ora dalla nostra stampa - ma chi tra servi sciocchi e intellettuali a la page "vide" l'Italia "fuoruscita" ai tempi di Pertini muratore? - la racconta "El Pais" che non esita a titolare: "Reabierto el frente judicial por los crímenes de la Guerra Civil". Crimini di guerra, quindi. In piena apoteosi della "credibilità", l'Italia vera, quella che non trova posto nei salotti televisivi, supera il muro omertoso del silenzio e ci riconduce a responsabilità che s'intende coprire sotto la retorica del monumento al soldato, la rivalutazione dei "prefetti di ferro" alla Mori, e le commemorazione di filosofi che sono stati anzitutto gerarchi e "teste pensanti" del regime fascista.
Contro gli sforzi delle intelligenze libere che il governo costringe a emigrare, l'Italia di Monti non solo esalta gli "eroi" di Spagna che, per sostenere il golpe di Franco contro un governo eletto democraticamente, seppellirono sotto le bombe donne e bambini inermi, ma non accetta le sue responsabilità per una guerra mai dichiarata, per le azioni di "pirateria" di navi e aerei che, mascherati vilmente i loro segni di riconoscimento, attaccavano nel buio della notte o inauguravano la tragica serie dei bombardamenti "a tappeto. A Guernika martoriata c'erano anche aerei italiani e, come ha recentemento dimostrato in un suo prezioso saggio Gennaro Carotenuto, col dittatore Franco si schierò presto la repubblica, pronta a sostenere gli interessi della Fiat guidata da "tecnici" alla Valletta. Non sono i tecnici il futuro dell'Europa dei popoli. La speranza è tutta nell'altra Italia, quella che da anni i tecnici, proprio loro, costringono a varcare le Alpi come un tempo già fecero i nonni.
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