Si dice "Passata la festa, gabbato lo santo". E' un proverbio che possiamo adattare in "Passato lo voto, gabbata la schola", usando un italiano un po' .... anticato. Il senso è che ora, alla vigilia del voto, tutti i partiti promettono a iosa riguardo alla scuola ma poi, a partire dal 26 febbraio, manterranno poco o nulla accampando le scuse più bizzarre, varie e improbabili.
C'è inoltre la inquietante e sgradevole sensazione che poco o nulla cambierà in futuro per la scuola, per gli studenti, gli insegnati e l'altro personale. Impalpabili elementi inducono la percezione (si spera errata) di un sotterraneo accordo, in tal senso, già in atto e condiviso da una molteplicità di soggetti politici e sindacali.
Ma torniamo al voto e agli elettori. La scuola è un consistente e appetibile serbatoio o bacino elettorale. "I docenti e le loro famiglie sono oltre 3 milioni di voti. Non pochi, vero?" secondo Vittorio Lodolo D'Oria.
Questo è il motivo per cui nei programmi elettorali abbondano le facili promesse. Promesse che però vanno analizzate, studiante, vagliate. Molte sono del tutto irrealizzabili, incoerenti, futuristiche, difficili o impossibili da quantificare, temporizzare, monitorare.
Per avere una qualche serietà, concretezza e credibilità, ogni promessa dovrebbe essere chiara e precisa riguardo alle condizioni della sua realizzazione. I partiti, per ogni promessa nel loro programma per la scuola, dovrebbero specificare le previsioni circa i tempi (100 giorni, 12 mesi, una legislatura, una generazione?) e i costi di realizzazione, gli altri parametri numerici che ne consentano il monitoraggio nel tempo e poi ne confermino l'avvenuta realizzazione o meno. Altro indicatore da specificare è la priorità relativa di ogni proposta.
Sicuramente utili anche elementi aggiuntivi che consentano di valutare il profilo di credibilità e coerenza del soggetto che promette, assieme al suo c.v, politico e alle sue referenze generali e specifiche su quanto già fatto, o non fatto, per la scuola. Utile anche la valutazione che detto soggetto fa della condizione attuale della scuola e dell'operato di chi l'ha governata e gestita negli ultimi 5 o 10 anni.
Importanti anche le omissioni riscontrabili nei vari programmi elettorali e relative a problemi concreti tipo: classi-pollaio, carta igienica e altri materiali di consumo, precariato, dispersione scolastica e universitaria, rinnovo del contratto di lavoro, "merito" e test Invalsi, percentuale di Pil nazionale destinato alla scuola e altri simili.
Chi vuole può applicare le indicazioni sopra indicate ai vari programmi elettorali presenti in rete. Oppure effettuare una esercitazione semplice e breve applicandoli alle proposte che, secondo Davide Giacalone, avrebbe dovuto fare una "sinistra vera" e che sono riportate qui di seguito (*). Ultima osservazione è relativa al "merito" che viene ripetuto e recitato come un mantra, ma mai è definito in termini operativi e che si comporta come una sfuggente anguilla dialettica.
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(*) Speranze deluse. Una sinistra vera, .... dovrebbe proporre:
a) meritocrazia fra i banchi e fra le cattedre;
b) trasparenza e pubblicità dei risultati;
c) spesa pubblica indirizzata verso scuole e insegnanti che meritano, non a pioggia;
d) digitalizzazione massiccia (tutte le scuole italiane sono in rete, ma il libro di testo digitale continua a essere rinviato, .... );
e) integrazione fra scuola e mondo del lavoro, anche mediante la promozione di borse di studio finanziate dai privati (e interamente defiscalizzate);
f) competizione fra i diversi istituti, il che comporta la cancellazione del valore legale del titolo di studio
Soldi? Sì, certo, i soldi servono, ma se non si cambia il modo di spenderli più se ne mettono e più se ne buttano.
Davide Giacalone: "Pier Luigi ha un piano per uccidere la scuola" - Libero - 12 febbraio 2013 - pag. 10
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