La riscoperta della persona
Francesco Di Lorenzo - 10-07-2012
Dallo Speciale Notizie dal fronte 2011-2012



1.

A parole si proclamano diversi ma in concreto, grattata via la patina, ti accorgi che sono miseramente uguali. È inutile sbandierare, come pure questo governo ha fatto, una discontinuità con il precedente sui tagli e sui finanziamenti alla scuola (sia pubblica che privata). In effetti, c'è una continuità evidente e lampante. Per la scuola, il piano del governo attuale prevede un altro taglio di 200milioni alle istituzioni pubbliche a favore di quelle private. Una 'novità' che negli ultimi dodici anni, dall'entrata in vigore della legge sulla parità (62/2000), continua a riproporsi senza soste. In effetti, non si capisce perché tutti noi dovremmo contribuire, con i fondi dello Stato, a diminuire la qualità della scuola pubblica a favore di quella privata. Tenendo presente il paradosso che la maggioranza della popolazione non usufruisce della scuola privata e non vorrebbe farlo, o non vorrebbe essere costretta a sceglierla. Ma si fa finta di niente, e così il paradosso diventa un macigno: un grande ostacolo che si evita volentieri. Basta far finta che non ci sia, o di passarci accanto con geniale noncuranza e il gioco è fatto. Ma fatto per chi?


2.

Dopo tutti i discorsi sul merito e sulla competitività nella scuola, arriva la resa dei conti. Arriva il tempo del giudizio, inteso come il tempo della saggezza. E tale buonsenso (chiamiamolo anche così) giunge dal presidente del Censis Giuseppa De Rita. Egli, in una sua pubblicazione, dice che la professione insegnante è ridotta malissimo. La percezione della categoria è ai minimi termini: infatti, più della metà degli insegnanti vorrebbe cambiare lavoro. Allo stesso modo se si passa alla categoria studenti: le conoscenze degli alunni sono quasi nulle e c'è pochissima motivazione allo studio. Infine, sui genitori: quattro italiani su dieci vorrebbero mandare i loro figli a studiare all'estero.

Messa così è una débacle completa. Il presidente del Censis, però, a fronte di tutti i discorsi sentiti su competitività e merito, indica questa soluzione:
"Nella scuola l'unica via di salvezza è la capacità relazionale tra insegnanti e alunni, non certo la valutazione in base ai test, con certo quella dell'aumento della competitività dei ragazzi, non quella di sostituire la vecchia logica della formazione".
Ma tale affermazione non sembra francamente una novità. È ormai dagli anni settanta, forse da sempre, che alcuni docenti continuano a portare avanti questi discorsi e a sperimentarli sulla propria pelle e nelle loro classi. Solo che, quando non vengono derisi, sono in qualche modo emarginati, tenuti in disparte, messi nel recinto di quelli che...salvo poi scoprire di tanto in tanto che ci sono anche altri che la pensano allo stesso modo. Bisognerebbe (che so) tenersi per mano, costruire una catena umana contro le stupidità e contro le mode che puntualmente arrivano nella scuola e diventano subito maggioranza. Forse, sarebbe una soluzione. Chissà?


3.

Sul reclutamento degli insegnanti non più a livello nazionale, come più volte auspicato dalla Regione Lombardia, e sulla bozza di accordo tra Stato e Regioni, presentata dall'assessore all'istruzione della Lombardia Valentina Aprea, c'è fermento e discussione. La paura molto reale è che si parta dal federalismo scolastico, in attuazione del titolo V della Costituzione, per arrivare ognuno (cioè ogni regione) a fare quello che si vuole. Specialmente nella gestione del personale e nel suo reclutamento. In pratica, si forzano le cose, si aggirano le leggi, si raggirano i cittadini.

Tra Idv e Pd scoppia la polemica. Il Pd non esce dall'impasse e non sa decidere: non capisce se la bozza sia una polpetta avvelenata oppure no.

Allora non resta che sperare nei Comuni e nelle Province. Anche loro sono interessati alla questione e potrebbero smascherare la magagna. Che non è assolutamente così nascosta.

Tags: scuola pubblica, scuola privata, parità scolastica, capacità relazionale, Censis, Stato-regioni, Costituzione, Aprea


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