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Antifascismo e potere. Storia di storie
Giuseppe Aragno - 26-05-2012

Nella cornice della "grande storia" - guerra, rivoluzione, passioni e conflitto sociale - uomini e donne in lotta per la dignità.

L'antifascismo popolare, la scelta di lottare e resistere, tra coraggio e disperazione, in otto storie attraversate da un filo rosso: la cieca ferocia della "ragion di Stato" e l'assurda razionalità dell'ordine costituito.

Senza rinunciare al rigore della ricerca, il saggio colloca i fatti nella loro dimensione umana, restituisce la parola a chi non l'ha mai avuta e acquista così i ritmi della narrazione e i toni del romanzo.

Ne nasce un processo al potere che ha per protagonisti voci sconosciute e volti dimenticati in cui il lettore ritroverà qualcosa di se stesso e riconoscerà il presente in un passato che chiamiamo Storia.



GIUSEPPE ARAGNO
ANTIFASCISMO E POTERE
Storia di storie

Bastogi Editore
Prezzo € 15,00 Pagg. 152 F.to 16x23
ISBN/EAN 978-88-6273-414-1
Collana Argomenti


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 Paolo De Luca - “Repubblica” Napoli,    - 15-06-2012
Antifascismo e potere, storie di otto eroi per caso
L’ultimo saggio dello storico Giuseppe Aragno: biografie inedite di uomini e donne annientati dalla ragion di Stato

Si fa presto a parlare di “ragion di Stato”. Qualcuno una volta scrisse che «ha fatto più morti lei delle crociate». E se Benedetto Croce la descrive come la legge motrice di un Paese, cosa accade però se la ragion di Stato rispecchia l’ideologia di un regime? Chi sono i buoni? Chi i cattivi? Ne parla lo storico e giornalista Giuseppe Aragno nel suo ultimo saggio “Antifascismo e potere”. E lo fa ripescando otto biografie inedite, una «storia di storia», tramortite dagli interessi di Stato totalitari del Novecento.
Nomi non “grandi”, quindi dimenticati, di eroi per caso che scelsero da che parte stare, militando nell’antifascismo europeo. E pagandone ogni conseguenza. Aragno li riporta in vita, descrivendo per prima Clotilde Peani figlia della “Italia liberale” di Depretis e Crispi. Torinese. e ben lontana dal cliché di signorinella pallida e buona madre frequenta già da adolescente i circoli socialisti, bollata subito dalle autorità come donna «audace e pericolosa». Prova allora a ripara¬re a Londra, entrando in contatto coi fermenti dell’anarchismo internazionale d’inizio Novecento. La sua vita di militante e attivista è condannata dal sistema repres¬sivo fascista. Clolilde sarà epura¬ta come “schizofrenica”. così co¬me tanti altri suoi compagni, improvvisamente ritenuti «mentalmente instabili», quindi rinchiusi a vita in manicomio; morirà nel 1942 nell’Ospedale psichiatrico di Napoli.
Stessa sorte, ma dai risvolti più drammatici. tocca a Renato Grossi. Nel 1939 segue in Spagna il padre. Carmine Cesare. principe del foro di Napoli, assieme, alla madre Maria Olandese e i fratelli Aurelio c Ada por unirsi alle truppe di resistenza contro l’avanzata nazionalfascista. Con la vittoria franchista però, la fami-glia ripiega verso i Pirenei, mitra¬gliata dai caccia italiani inviati in aiuto al Generalissimo, tentando la fuga in Francia. Qui Renato ha un tracollo psicologico. Rinchiu¬so nell’ospedale di Lannemezan e marchiato come italiano (quin¬di figlio dell’odiato regime), sarà trattato dai medici come una ve¬ra e propria cavia, vittima di inauditi trattamenti a base di pesanti iniezioni giornaliere d’insulina, con conseguenze disastrose e permanenti, E morto a Napoli in una clinica di Miano nel 2001.
lnteressante anche la storia di Nicola Patriarca, beffato da ben due ”ragioni di stato: “la russa pri¬ma, l’italiana poi. Nato infatti a Voronez (non distante dal confine ucraino), Kolia. così come sua moglie Varia ama soprannomi¬narlo, è fedele al Partito comuni¬sta sovietico, ma viene “purgato” dal governo staliniano nel 1937 semplicemente per la sua «nazio¬nalità inaffidabile». Rifugiatosi a Napoli, accolto nel Real Albergo dei Poveri, ben presto i suoi idea¬li gli causano l’internamento da parte delle camicie nere al confino di San Costantino Calabro. Ar¬restato nel 1939,.si perdono le sue notizie nel 1941, proprio a pochi mcsi dalla fine della sua pena. ar¬rivata grazie all’insperata amnistia sovietica. Ma non sappiamo, né potremo mai sapere se sia riuscito a tornare a casa.

Paolo De Luca, “Repubblica” Napoli, 9 giugno 2012

 Sylvia Guzmán Grossi    - 27-06-2012
Ringrazio di tutto cuore il Prof. Giuseppe Aragno per essere riuscito a completare con grande sforzo, saggezza e coraggio il libro in oggetto: l'ultimo dei suoi eccezionali saggi pubblicati sino al giorno d'oggi.

Per quanto sopra, sono felice di fargli giungere le mie più vive congratulazioni, in qualità di nipote dell'Avv. Carmine Cesare Grossi e, pertanto, altresì nipote di Renato, suo primogenito, al quale il Prof. Aragno dedica - con impeccabile precisione storica e, quindi, con una preziosa coscienza etica - uno dei capitoli che compongono il libro in parola.

¡Salud y Revolución!

Sylvia Guzmán Grossi