Associazioni e dissociazioni mentali
Cosimo De Nitto - 28-01-2012
Ahi, mi scappa la similitudine!
Profumo mi ricorda la favola dell'asino di Buridano, chiedo scusa per l'irriverente accostamento. Mettiamo che il ministro sia l'asino, per pura ipotesi nel suo caso, non nel caso della sua predecessore/a, e che, affamato (bisognoso di fare qualcosa di utile per la scuola e l'università), si ritrovi da un lato un mucchio di fieno (migliorare il funzionamento, la qualità, elevare competenze, standard, compatibilità con il sistema produttivo, valorizzare la formazione e l'istruzione, valorizzare gli insegnanti e la valutazione di tutto, processi e prodotti, ecc.), dall'altro lato un mucchio di fieno (diminuzione degli anni di studio, abolizione del valore legale del titolo di studi ecc.). Il povero ministro non è un asino, ma come l'asino rischia di morire...digiuno.

A proposito dell'abolizione del valore legale dei titoli di studio, qualche domandina al ministro.

Caro ministro Profumo, come pensa che reagiranno i suoi studenti di ingegneria del Politecnico di Torino, del quale è (ancora?) Magnifico Rettore, alla notizia che Lei è per l'abolizione del valore legale del titolo di studio? Come pensa di "motivarli" allo studio, a spendere sempre più soldi, a affrontare disagi di ogni tipo (specie i fuori sede), a studiare con applicazione fatica rigore, sapendo che alla fine del percorso di studi c'è una laurea che non vale niente? Con l'abolizione del valore legale dei titoli di studio, pensa che aumenterà o diminuirà il numero dei laureati in Italia? Se, come è facile intuire, diminuirà ancora, come risponderà all'Eurostat e alla Commissione Europea che denunciano l'Italia per la maglia nera in Europa circa il numero dei laureati?

Tags: ministro, Profumo, titolo di studio


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 Vittorio Todisco    - 29-01-2012
Caro amico,

evidentemente il ministro si riferiva soltanto alle c.d. lauree rilasciate da enti o organizzazioni tipo CEPU ecc. Come si sa, queste sono lauree ad honorem, tipo i titoli di Cavaliere, Commendatore e così via, che in passato hanno invaso il nostro paese, dal nord al sud. Queste lauree dunque, che non hanno nulla a che vedere con le lauree vere, perché conseguite dopo un regolare cursus di studi nelle nostre università, in quanto basate su un colloquio finale che verte su di un argomento scelto e concordato con un relatore che fa parte della organizzazione. L'argomento, per di più, è già sviluppato e fornito sic et simpliciter dalla stessa organizzazione, insomma un vero gioco da ragazzini. Ma non è tutto! Il corso di studio, che teoricamente dovrebbe concludersi entro tre anni, può anche essere abbreviato previo accordo con il candidato disposto a tale superlavoro, ossia concludersi in ben due anni! Miracolo delle scuole private.
A questo punto, il ministro ha tutte le buone ragioni per considerare nulli questi diplomi o lauree, perché conseguite seguendo un percorso di studio anomalo, privo dei principali requisiti richiesti da una tradizione universitaria degna del nostro passato.
Contestabile, invece, il proposito di mettere sullo stesso piano anche le lauree delle nostre università statali o private, quali la Bocconi o la LUISS, per esempio. Questo non sarebbe giusto.

 Cosimo De Nitto    - 30-01-2012
"Evidentemente"? Da quale parola, discorso, accenno si può dedurre questa "evidenza?". Mi riferisco non a illazioni, interpretazioni in mala fede, né mi fregio del titolo di esegeta del "ministro-pensiero". Io ho semplicemente ascoltato la conferenza stampa del Presidente del Consiglio Monti che invito a risentire e rivedere qui, soprattutto il video che tratta il nostro tema specificamente: corriere.it

Monti cita Einaudi che, come tutti sanno, scrive due saggi sull'argomento e precisamente:
Luigi Einaudi, Vanità dei titoli di studio, in: Scritti di sociologia e politica in onore di Luigi Sturzo (1947) e Luigi Einaudi, Per l’abolizione del valore legale del titolo di studio, in: Scuola e Libertà (1955).

Nel '47 e nemmeno nel '55 esisteva ancora CEPU, che infatti è un'azienda fondata nel 1995, la cui storia tutti conosciamo.
Caro amico Vittorio, può darsi che non abbia capito io, o che tu disponga di informazioni che io non ho; sarei felicissimo di essermi sbagliato se fosse come dici tu. Magari si ponesse fine allo scempio della cultura e dell'etica sociale che "aziende", fondazioni, istituti più o meno privati provocano sul sistema scolastico e universitario nazionale! Purtroppo i tanti interventi di rettori, docenti universitari, esponenti di associazioni studentesche, professionali ecc. che si sono pronunciati su questo argomento mi fanno temere che si miri al corpo e all'anima del sistema istruttivo e formativo italiano. Tu credi che per far fuori i furbetti e gli imbroglioni come CEPU & C. si avrebbe bisogno di una grande "consultazione" nazionale come dice Monti? Basterebbe solo respingere l'incasso del voto di "miss CEPU", onorevole Catia Polidori, che salvò il governo Berlusconi.

 Cosimo De Nitto    - 30-01-2012
Che strano paese è il nostro. Se il dibattito sul nostro sistema di istruzione e formazione continuerà così, ragionevolmente dovremo definirlo come paese del "comincio dalla fine", grande, strepitoso ossimoro.
Infatti.
Si vuole migliorare la qualità degli studi e degli apprendimenti (processi) e si comincia dal voto e dalla valutazione (prodotti) e ci si affida ai test/quiz affinché speriamo che ce la caviamo (Gelmini &C.);
si vogliono più conoscenze e più competenze (più scuola) e si propone di accorciare di un anno il ciclo degli studi (Rossi D'Oria &C.);
si vuole premiare e incoraggiare lo studio, la qualificazione, la riforma della scuola e università, affinchè meglio rispondano alle esigenze della società e delle persone per mestieri, professioni di più alto profilo, e invece si pensa di abolire il valore legale del titolo di studio (Profumo, Monti &C.).
E' così difficile, mi chiedo, essere "normali"?

 Stefano    - 02-02-2012
Che forza questa storia dell'abolizione del valore legale! Da più di dieci anni centrodestra e centrosinistra stanno smantellando scuola e università con la cosiddetta autonomia: hanno moltiplicato le università e i corsi di laurea e hanno trasformato le scuole in progettifici. E adesso? Adesso scoprono che, guarda un po', ci sono università che regalano lauree, ci sono scuole che non preparano i nostri studenti. E quindi? Ma è evidente! Visto che lo Stato, che lorsignori hanno ridotto a malaffare, non funziona, privatizziamo tutto! E, altra evidenza, che valore può avere una laurea, un diploma rilasciato da questo Stato? Siamo o non siamo il paese dei nipotini di Machiavelli?