Tags: Black bloc, carabinieri, cariche, Di Pietro, manganelli, passamontagna, pacifismo, polizia, Legge Reale, sampietrini, studenti, teatro e vita
Valentina - 05-11-2011 |
Liberazione 04.11.11 Roma "Reclusi" per ore; cariche al tentativo di "evasione" Corteo vietato, gli studenti «sequestrati dalla polizia» Daniele Nalbone Roma. Il piazzale antistante il cantiere della nuova stazione Tiburtina trasformato in un recinto da blindati della polizia e da agenti in tenuta antisommossa. All'interno, studenti dai 14 ai 20 anni. La loro colpa? Non aver chiesto l'autorizzazione a manifestare. Il questore di Roma, Francesco Tagliente, li aveva avvisati: senza autorizzazione, dura repressione. E così è stato. Dalle prime ore del mattino di ieri, decine di agenti si sono fatti trovare davanti alle scuole "calde" della capitale con l'ordine di identificare ogni studente che, alla campanella, non si fosse diretto in classe. «E' uno stato di polizia» si sfoga una ragazza del liceo scientifico Augusto Righi mentre è appena terminata la carica delle forze dell'ordine che ha di fatto respinto il tentativo di "evadere" dal recinto: «Appena ci siamo avvicinati a scuola, sono venuti a identificarci. Intanto, ci filmavano con le telecamere a distanza ravvicinata. Un chiaro modo per intimidirci e "convincere" i più giovani a disertare la giornata di lotta». Gli studenti medi avevano deciso di tornare in piazza, ieri, per riprendersi la città, giudicando «inaccettabile - spiega Lucio degli Studenti autorganizzati - che il dissenso venga messo a tacere da un clima repressivo come quello instaurato dal sindaco Alemanno e dal ministro Maroni». E così, i vari collettivi si sono ritrovati fuori dai loro istituti per raggiungere, in piccoli cortei o con la metropolitana, la stazione Tiburtina, dove da giorni si erano dati appuntamento dietro lo slogan "Take the street, take the future". «Ma molti non sono mai arrivati a Tiburtina. Una cosa del genere, neanche nel Cile di Pinochet» commenta Claudia del Virgilio. Addirittura, in alcuni casi si racconta di agenti entrati nelle scuole per chiedere ai presidi i registri di classe in modo da controllare - e segnalare - gli assenti. «Difficile analizzare politicamente la situazione quando si è chiusi in un recinto fatto di scudi e manganelli» spiega Fabio di Atenei in rivolta. Un recinto durato tutta la mattinata. Un recinto il cui governo è stato totalmente ad appannaggio del ministero dell'Interno. «Stiamo provando a trattare con la digos presente in piazza - annuncia un ragazzo al megafono - ma neanche loro sanno cosa fare, sono ordini dall'alto». Ordini che, quando il gruppo di oltre mille studenti ha provato a dirigersi verso La Sapienza, si sono trasformati in manganellate contro i "book bloc" messi ad aprire il tentativo di corteo. Qualche testa sanguinante, e molta paura, soprattutto quando gli agenti hanno respinto gli studenti che hanno provato ad irrompere nel cantiere della nuova stazione Alta velocità. «Un errore figlio di un altro errore» è il commento del presidente della provincia di Roma, Nicola Zingaretti: «Impedire i cortei è una scelta che si conferma dannosa, che produce tensione, che accentua la percezione di sordità delle istituzioni nei confronti dei giovani». Solo l'intervento di una serie di esponenti politici del Pd, di Sel, dell'Idv, della Fds hanno evitato che la situazione degenerasse: intorno alle 15, le forze dell'ordine hanno acconsentito a crare un varco nei cordoni per far uscire i ragazzi che si sono così diretti verso La Sapienza. Ed è proprio l'immagine della "liberazione" degli studenti a far capire il clima di repressione che si respira a Roma: «Siamo stati fatti uscire da un piccolo varco - racconta un ragazzo, visibilmente provato dalle sei ore di "reclusione" - a gruppi di venti persone, con dieci secondi di distacco da un gruppo all'altro, inquadrati a un metro dalle telecamere delle forze dell'ordine. Un'umiliazione». Ma gli studenti non si fermeranno. «Rompere i divieti, i protocolli, reagire alla repressione: è necessario continuare su questa strada per combattere lo stato di polizia che vogliono imporci» ommenta Eleonora Forenza, del dipartimento conoscenza Prc. Ed è in quest'ottica, di «riconquista democratica», che oggi - chiamati alla mobilitazione dalla Rete della conoscenza - gli studenti torneranno in piazza in oltre trenta città italiane per avvicinarsi, così, alla giornata studentesca internazionale del 17 novembre. Per quel giorno, la parola d'ordine è occupiamotutto. |
Lia Marabini - 06-11-2011 |
E' così, la violenza ormai ci viene dall'alto ed è riscontrabile nei comportamenti, nelle parole, nelle scelte. La violenza con cui sono utilizzate le forze dell'ordine è evidente e ingiustificata, ma l'opposizione purtroppo sta lì e finge di non vedere, pare d'accordo. Basta pensare alla scuola. Quando mai l'ha difesa questa classe dirigente? |