Sulla didattica all'epoca della sua riproducibilità tecnologica
Gennaro Tedesco - 02-11-2011
Attraversiamo tempi in cui media e giornali, oltre a tanti politici non proprio aggiornatissimi sul mondo della Scuola - che continuano a immaginare come un eterno Liceo del quale magari si ricordano ancora perché da essi frequentato oltre mezzo secolo fa - propongono ad un'opinione pubblica frastornata e confusa dalla moltiplicazione infinita, ripetitiva e ossessiva di riforme inconcludenti, una Scuola e una Università irriformabili, nozionistiche e acritiche. E purtroppo tale presentazione negativa delle nostre due massime Istituzioni formative è aggravata da due fattori concomitanti: dalla formidabile e devastante crisi economica che si avvia a diventare nella Repubblica italiana anche istituzionale e politica e dall'ideologia sanfedistica di larghi strati popolari del Bel Paese.
Alla Scuola e all'Università si chiede e si impone che siano utili alla Nazione e alla Società e vengano sempre più valutate e "misurate" con mezzi e criteri ripresi dal mondo della produzione industriale capitalistica. "Competenze" di origine aziendalistica e tecnologie di derivazione militare sono introdotte nella Scuola non per educare, ma per "formare", cioè dare e "imprimere" una forma, alla massa amorfa del corpo vile dei discenti.
Il costruttivismo filosofico ed educativo è l'ideologia educativa apparentemente avanzata del capitalismo neoindustrialistico. Esso lo valorizza sul campo, cioè in classe, attraverso l'uso e l'abuso strumentale e metodologico oltre che ideologico, edonistico, "esteticistico" e consumistico delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione di cui dichiara la consustanzialità al sistema: così facendo introduce e diffonde tra docenti e discenti l'abitudine ad una teoria e ad una pratica della realtà indipendente dall'oggettività del reale. Il mondo esterno sarebbe opera dell'incessante "lavoro" cooperativo e collaborativo di una umanità "edile" e "artigiana" più che operaia e bracciantile, dedita al "fondamentale" ed esclusivo compito della costruzione di una realtà che non è più esterna all''uomo, ma interna alla sua incontenibile soggettività. Con il concorso strategico e determinante delle tecnologie non solo informatiche l'individuo, anzi il soggetto o meglio l'allievo soggettivo o oggettuale, si fabbrica, insieme agli altri artefici del gruppo classe cooperativo e collaborativo, un mondo virtuale e "artificiale" che, artificialmente, ma verosimilmente e credibilmente, sostituisce la dialettica della naturalità e della naturalezza entro cui soggetti e oggetti si incontrano, ma soprattutto si scontrano con esiti non sempre prevedibili .
Fino a qualche anno fa i costruttori di mondi artificiali per i nostri allievi erano soprattutto cinema e televisione. Ora il nemico dell'educazione, soprattutto dell'educazione alle dure e tremende prove della realtà oggettiva e della imprevedibile e "caotica" natura , il soggettivismo costruttivistico (e illusionistico) del tecnologismo e delle competenze, ha invaso, pervaso e tatticamente oltre che ideologicamente ed economicamente occupato lo spazio strategico e critico della Scuola e dell'Università. Il suo insediamento all'interno delle metropoli educative del pensiero e del capitalismo occidentale sembra aver spazzato via le aporie, le contraddizioni e le caoticità non "mediate" dagli strumenti più sofisticati delle tecnologie tardo-capitalistiche. E il vigoroso accento posto sull'introduzione delle competenze nei curricoli delle Scuole e nei corsi universitari non è altro che il completamento e la chiusura di un circolo non solo vizioso, ma anche capitalistico e diseducativo .
In ultima analisi sembrerebbe proprio, senza che apparentemente nessuno se ne renda conto, che finalmente il cavallo di Troia del costruttivismo filosofico e educativo sia riuscito là dove secoli di capitalismo senza veli, vincoli e pastoie, sregolato e selvaggio, non sia riuscito: l'asservimento totale dell'educazione alla tecnologia e al capitalismo .
Il costruttivismo "educativo", filosofia e ideologia del neotecnologismo informatico non a caso di origine militare-industriale e del consustanzialismo logico delle competenze di origine aziendalistica, costituisce un blocco unico e omogeneo al servizio di un capitalismo che, completamente libero dalle pastoie e dai lacci e laccioli di una educazione critica e antidogmatica, può monopolizzare e occupare , finalmente indisturbato e completamente svincolato dalle catene del pensiero " randagio", lo spazio libero della Scuola e dell'Università .
Il costruttivismo "educativo" è riuscito là dove i descolarizzatori hanno fallito: hanno descolarizzato la Scuola e l'Università. Non più Scuola e Università come luoghi di "pausa", di separazione critica, di scissione riflessiva e "giocosa" dalla Realtà del dominio capitalistico , ma , finalmente e a quanto pare per sempre, luoghi di riproduzione e moltiplicazione capitalistica, attraverso tecnologie e competenze che inducono, soggettivamente, ad un intruppamento, ad un inquadramento e a un'organizzazione per gruppi aziendalistici volti a perseguire e raggiungere un "obbiettivo" militare o neoindustriale che sia abilmente e sofisticatamente "coperto" dai Servizi Segreti dell'ideologia costruttivistica.

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 Oliver    - 09-11-2011
Esimio professore, mi diletto a leggere le analisi che vengono scritte da persone competenti e rispettabili in fuoriregistro, spesso sono d'accordo, altre volte meno, in questa occasione confesso che non ho capito cosa dovrebbe essere la scuola se non coinvolta dalla tecnologia, forse ferma allo studio dei filosofi greci e alle declamazioni di bellissime poesie. Perché prova tanto orrore nella tecnologia funzionale al prosieguo della vita lavorativa, Lei sta usando internet che è figlia prediletta di queste tecnologie, mai avrei potuto leggere il suo pensiero senza questo strumento che Lei irrimediabilmente boccia.