Giù le mani dalle pensioni
Cosimo De Nitto - 29-09-2011
La crisi per tutte le caste dei ricchi e privilegiati è un'occasione, un'opportunità per accentuare le insopportabili e ingiuste differenze sociali, scaricando i costi su chi non ha voce e forza per difendersi. I pensionati, chi ha bisogno di assistenza e solidarietà, i disabili, i lavoratori e le lavoratrici, i precari, i giovani, i disoccupati...
Ci dicono Confindustria, economisti a vari livelli, giornalisti ossequiosi e zelanti, direttori di giornali, ministri e cortigiani di vario tipo che per uscire dalla crisi ci vogliono "subito riforme strutturali". Alla fine questo plurale si riduce al singolare e l'unica "riforma" che sanno invocare è quella che vede penalizzati i pensionati di oggi e quelli che verranno, se mai ce la faranno. Insomma se c'è la crisi la colpa è di quei "parassiti" dei pensionati che hanno la spudoratezza di vivere più a lungo e, poiché non è troppo elegante accorciare loro la vita, gli si accorcia la pensione, gli si allunga la vita lavorativa cercando di raggiungere il più possible il traguardo finale e ottimale che sarebbe quello di far coincidere la fuoriuscita dal lavoro con la fuoriuscita dalla vita, che consentirebbe il massimo risparmio.
Ma la crisi l'ha causata chi ha costruito la ricchezza del Paese col lavoro, o chi ha governato (sciaguratamente) e si è appropriato (ingiustamente) della maggiore parte di questa ricchezza? A sentire lorsignori il parassitismo e l'egoismo dei pensionati non solo ha ridotto l'Italia in queste condizioni, ma sta togliendo il futuro alle giovani generazioni, sta togliendo loro la possibilità di avere una pensione, dimenticando che per avere una pensione bisogna prima di tutto lavorare e il lavoro lorsignori non sono disponibili a darlo se non in forma saltuaria ("flessibilità" la parolina magica di questi anni) e priva di qualsivoglia diritto, altrimenti vanno, come effettivamente fanno, nei paesi dove lo sfruttamento schiavistico della manodopera consente a lorsignori più lauti profitti. Sfugge alle "analisi scientifiche" e alla stringente matematica dei tanti lacchè di lorsignori che spesso le povere pensioni dei nonni servono ad aiutare i figli, che hanno perso lavoro, e i nipoti, che il lavoro non lo trovano. Solo se sono femmine, belle, non troppo alte, molto giovani possono aspirare a entrare in qualche corte, prostituirsi al sultano per averne doni e aiuti che la sua irrefrenabile bontà d'animo e voglia di aiutare i bisognosi trasforma in soldi, favori, raccomandazioni, nomine in enti, istituti e istituzioni statali e private.
Si fanno persino paladini della giustizia, lorsignori, invocando la parità tra uomini e donne, dimenticando che che le donne sopportano tutto il peso delle carenze di servizi sociali (inadeguati o inesistenti) assistendo spesso nipoti ancora piccoli, anziani e disabili. Non contenti tolgono risorse agli enti locali costretti a ridurre i già pochi e malandati servizi che essi erogano e aumentandone i costi che poi i lavoratori, i pensionati, sempre loro, dovranno pagare di più.
Basta con questa vergognosa campagna contro i pensionati e le pensionate.
Togliendo, riducendo o vanificando i diritti (lavoro, pensione, salute, studio, assistenza...) non fa uscrire dalla crisi, al contrario ne prepara una ancora più grande, salta la coesione sociale perché le ingiustizie insopportabili portano al conflitto, il conflitto allo scontro di classe, perché tutti i meccanismi che assicurano la convivenza solidale e pacifica vengono meno per l'egoismo, la protervia e la miopia politica e culturale di una classe di lorsignori che deve solo andare "fuori dai coglioni" come con elegante espressione afferma il grande maestro Franco Battiato.

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