Signor Bersani,
Francesco Masala - 18-08-2011
leggo qui i punti della sua contromanovra, diverse cose sono condivisibili, ne mancano altre, che umilmente provo a indicare.

Mi sembra necessario comunque che ogni intervento deve essere organico e durevole nel tempo, non una tantum.
Resta fuori l'imposizione fiscale sui beni da reddito appartenenti alla Chiesa Cattolica.
Resta fuori la riduzione delle spese militari.
Resta fuori l'imposta sull'eredità, progressiva, per le ricchezze oltre il milione di euro.
Resta fuori il blocco delle grandi opere, ponte sullo stretto e alta velocità per prime.
Bene l'imposizione delle ricchezze da scudo fiscale, bene l'imposta sui patrimoni immobiliari, perché non va bene la maggiore imposizione sui redditi più alti? Negli ultimi decenni lo slogan meno tasse per tutti, e la revisione delle aliquote, adottata da quasi tutte le forze politiche, ha prodotto una scala di aliquote che le rende le meno differenziate d'Europa. Perché non riscrivere le aliquote? Può dipendere che tale ipotesi sia così criticata, ai piani alti, perché molti politici e finanziatori di campagne elettorali hanno redditi alti?
Si propone il dimezzamento del numero dei parlamentari, perché non dimezzare anche i loro emolumenti? Magari legandoli con una scala mobile agli stipendi medi dei lavoratori, stabili e precari insieme? Che so, 4-5 volte la retribuzione media?
E perché non equiparare con effetto retroattivo le regole pensionistiche di chi è passato nei palazzi della politica con quelle che si applicano a lavori di fabbrica, d'ufficio, per lavori stabili e precari?
Eviti, se possibile, la vendita di beni pubblici, immobili, terreni, sono anche quelli beni comuni, di tutti.
Se si vendono perdiamo tutti, per il guadagno di pochi.
Se mettiamo in gioco riduzione di spese militari, imposte sui grandi patrimoni, imposte sui beni da reddito della Chiesa Cattolica, imposte sulle eredità, blocco delle grandi opere (la riduzione evasione fiscale è già nelle norme attuali), tutti questi interventi permetterebbero di puntare non solo al pareggio di bilancio, ma anche ad un avanzo, da destinare a sanità, scuola, università, oltre che al mantenimento dei piccoli comuni, che costano poco e sono un presidio dello Stato in zone di grande decremento demografico.
Se ha tempo, ascolti una bella canzone (qui), che forse non parla di calcio soltanto.
Magari porta consiglio.

Cordiali saluti
Francesco Masala
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 Alessandro    - 19-08-2011
L'errore, a mio avviso, è nell'obiettivo ovvero la 'crescita'. Sinistra e destra vogliono la stessa cosa la crescita del PIL e non il benessere dei cittadini e la valorizzazione dei beni comuni.
Uno spunto lo si trova a questo link: www.democraziakmzero.org.

 Francesco Masala    - 21-08-2011
E' vero, la crescita è un vizio che quasi nessuno si toglie, si caverebbero un occhio pur di rinunciare a questa parola nei programmi politici.
Anch'io penso che basta aggiungere "de" davanti, con idee concrete e ottima gestione economica e finanziaria per la fase di transizione dal paradigma della crescita a quello della decrescita.