Va in scena l'Occidente, "
faro" di civiltà e "
bussola" del pianeta. Il copione commuove, mentre un brivido "
umanitario" corre la schiena inconsapevole e prona del popolo sovrano. Emozioni antiche nelle piazze per un attimo minacciose e subito imbrigliate nella "
ribellione elettorale" che tutto cambierà per non cambiare nulla. Va in scena l'Occidente e, insieme alla guerra per la pace, alta si leva ormai, e non a caso simmetrica, la bandiera della "
rivoluzione pacifica". Si completa così un inganno sottile e già evidente nella "
contraddizioni in termini" che forza il lessico dei saltimbanchi del potere: assieme alla guerra, ora diventa pacifica la rivoluzione e non c'è altro da dire.
Come vuole l'antica tradizione dei teatranti, la commedia è finita, se v'è piaciuta applaudite.
La guerra non è guerra.
L'ha detto e ripetuto il garante: tutto in regola con la Costituzione. E' vero, a questa nostra "guerra e pace", che non è pace e non è guerra, manca l'epica grandezza del capolavoro di Tolstoj. Qui però non si tratta di letteratura e sogni anarco-pacifisti; qui siamo alla concretezza della politica e il garante tiene i piedi piantati a terra, come comanda quel feroce boia della giustizia sociale che, dio solo sa perché, chiamiamo "
ragion di Stato". Ragione, sì, per quanto di ragionevole non abbia nulla e sia da sempre l'irragionevole radice dei peggiori disastri. La guerra, ripete ossessivo, il garante, la guerra, dico a voi, operai e cassintegrati, giovani derubati dei sogni, del futuro e di quella speranza che in ogni tempo fu la ricchezza della gioventù, uomini e donne che stentate la vita, vecchi oppressi dagli anni, che siete ormai fuori dal ciclo produttivo, pesi morti, scarpe rotte, che non sapete più come mettere Insieme dignità e miseria. Dico a voi: questa guerra di pace la dovete combattere.
"
Pacta sunt servanda".
Così dice Napolitano, quasi appellandosi a Grozio, che gettò le basi del diritto internazionale. Grozio, però, non tenne insieme la guerra con la pace e ben sapeva che un patto assai spesso contrasta con altri, sicché, quando scegli di rispettarne uno, infrangi fatalmente gli altri. Questa guerra, però, non è guerra, afferma Napolitano, e in ogni caso si rispettano i patti ad ogni costo. Ad ogni costo. E non serve che andiate a raccontargli il vostro dramma. Lo sa bene che non riuscite a far quadrare i conti a fine mese, che siete disperati e che non c'è lavoro. Lo sa che mancano i soldi per la scuola, la ricerca e la salute, che non c'è padrone che rispetti i patti e non c'è regola che ancora tenga. Lo sa bene, il garante, ma questi sono altri fatti e altri patti. La guerra si fa. La guerra che non è guerra si deve fare.
Il Paese sta zitto.
Questo fa impressione. Va in scena l'Occidente. Stanno zitti gli opinionisti, tutti naturalmente "
indipendenti", gli ingenui autentici come fiori di fango, i finti tonti, i lacchè del potere noti e ignoti - "
servitori dello Stato", dice così l'insopportabile retorica democratico-costituzionale - i velinari, i pennivendoli, gli agitatori dei "salotti buoni", perennemente scandalizzati da ogni sventurata iraniana lapidata, ma lieti sorridenti quando prendono il the coi più bestiali aguzzini d'ogni razza, religione e colore, quelli che comprano e vendono la fame e la sete del mondo. Tutti zitti in questo nostro misterioso Paese. La parola d'ordine è cambiata, ma rimane categorica. Non serve più che tu sia pronto a credere, obbedire e combattere. C'è chi lo fa per te. Tu accetta democraticamente di proteggere i "civili" ovunque una landa coloniale prometta ragionevoli profitti a chi sui civili morti di bombe, di fame e di lavoro costruisce ogni giorno la sua personale fortuna.
Parla il garante. Silenzio in sala. Va in scena l'Occidente.
Francesco Masala - 27-06-2011
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Nel 1956, quando il governo ungherese massacrava operai e dimostranti, Napolitano chiedeva l'intervento della Nato per difendere il popolo contro la dittatura, o era d'accordo per l'invasione russa a favore della dittatura?
Ha poi chiesto scusa? Qualcuno si ricorda?
Come cambiano i tempi! |