Certo, sarebbe molto interessante cercare di capire attraverso procedure davvero comparative i problemi di un'istituzione come la scuola. Capirli e tentare di risolverli. Pare, però che non sia questo l'obiettivo di prove che vengono meno al loro compito di analisi "obiettiva" se introducono graduatorie premiali; o di analisi "macro", se si sostituiscono alla valutazione contestualizzata, come accade per l'esame conclusivo del primo ciclo. Inoltre è chiaro che, sempre in ottica analitica, non è possibile nè veritiero tagliar fuori parte dell'universo scolastico, confinando zone di popolazione in margini silenziosi. Occorrerebbe inventare prove non parziali, ma capaci di mettere insieme tutte le tessere del puzzle attuale; di dirci, per esempio, se la presenza degli alunni stranieri o diversamente abili cambia, e in che modo, la capacità di costruire competenze e relazioni. E, forse, le prove occorrerebbe ripeterle a distanza, dopo 10 o 20 anni, perchè tanto ci mettono gli alberi a crescere. |