Migliorare gli insegnamenti o gli apprendimenti?
Vincenzo Pascuzzi - 24-03-2011
«Comincerei con una domanda: qual è il principale obbiettivo della valutazione degli insegnanti? La risposta sembra ovvia: innalzare la qualità media dell'insegnamento e quindi della scuola». Così esordisce l'intervento (*) che il prof. Giorgio Ragazzini, a nome del "Gruppo di Firenze", ha svolto il 16 marzo scorso al convegno "Qualità, merito e innovazione nella Scuola, un traguardo per la Nazione", promosso dalla Fondazione Liberamente (cioè dalla stessa ministra Gelmini che perciò ha giocato in casa).

Quindi - dice Ragazzini - valutare gli insegnanti serve per migliorare gli insegnamenti. Ciò è di sicuro consequenziale e, a prima vista, sembra anche logico, utile e risolutivo. Ma solo a prima vista. Intanto non è né esaustivo né prioritario. Vediamo perché.

Quando c'è un qualsiasi problema, prima questo deve essere identificato, analizzato e studiato e poi se ne cerca la soluzione. Ugualmente quando c'è una malattia, viene prima la diagnosi, poi la terapia.

Ora è convinzione comune che la scuola italiana non funzioni in modo adeguato e soddisfacente. E la riprova sta principalmente: 1°) negli scarsi apprendimenti degli alunni (testimoniati anche da indagini internazionali) e 2°) nell'alta percentuale di abbandono o dispersione scolastica (è intorno al 20%). Ci sono anche altri aspetti ma meno importanti dei due indicati.

Allora il problema prioritario è - non c'è dubbio - come migliorare gli apprendimenti e ridurre gli abbandoni. Gli studenti devono cioè essere aiutati, indotti (magari e al limite anche costretti, secondo chi crede nella efficacia della severità e delle bocciature) a studiare di più, a ottenere voti più alti, a migliorare le loro performance, e a non abbandonare la scuola anzi tempo. La "valutazione degli insegnanti" viene dopo e più che terapia è parte della diagnostica, assomiglia a un termometro che, di per sé, non fa calare la febbre, non cura e non guarisce. "Innalzare la qualità media dell'insegnamento" può essere una terapia, meglio una delle terapie o una parte dell'approccio terapeutico complessivo.

Vediamo allora in che modo e con quali azioni potrebbero migliorare gli apprendimenti degli alunni. Si potrebbe agire su quattro aspetti: alunni, docenti, didattica e ambiente scolastico.

1) gli alunni potrebbero essere assistiti, controllati, motivati maggiormente:

- con idonei corsi o altre attività di recupero sia durante la normale attività didattica che nei mesi estivi;
- con dopo-scuola assistiti; scuola aperta tutto il giorno, tutti i giorni, tutto l'anno, sabato e domenica compresi;
- con iniziative innovative di assistenza e verifica didattica individuale a distanza, via internet e via telefono;
- con lezioni multimediali registrate;
- limitando gli alunni per classe a 18 o 24, invece dei 30 o anche 35 attuali (consideriamo che il 31°alunno ha cinque file di compagni davanti!);

2) i docenti potrebbero certamente migliorare la qualità delle loro lezioni:

- con periodici corsi di aggiornamento - a cura del Miur - sulle discipline e sulla didattica;
- se le classi fossero - come già detto - meno affollate;
- se venisse assicurata continuità didattica e stabilità dei docenti stessi: già solo assorbendo tutti gli insegnanti precari migliorerebbero sicuramente sia gli insegnamenti che gli apprendimenti;
- se le retribuzioni venissero allineate alle medie Ue, in quanto la professione docente diventerebbe più interessante e appetibile anche per i migliori laureati;

3) la didattica dovrebbe venire innovata e attualizzata:

- con lezioni supportate da attrezzature multimediali;
- con adeguati laboratori;
- con possibilità di scelta delle materie non fondamentali;
- con opportune flessibilità;

4) gli ambienti scolastici adeguati e gradevoli:

- prima di tutto a norma;
- spaziosi, puliti, illuminati, porte e finestre non disastrate;
- servizi igienici efficienti, puliti,accuditi e sorvegliati;
- biblioteche, palestre, ...

Gli aspetti indicati nei quattro punti detti richiedono scelte, programmazione, finanziamenti. Al contrario, la scuola italiana sta andando nella direzione opposta in quanto è destinataria di ingenti e assurdi tagli imposti dal governo, la ministra Gelmini non dispone assolutamente di risorse economiche e deve risparmiare, anzi tagliare, tagliare, tagliare. È quello che sta facendo e la meritocrazia sbandierata non è altro che un inganno, un diversivo, un paravento, una cortina fumogena.

(*) http://gruppodifirenze.blogspot.com/2011/03/due-priorita-per-la-valutazione-degli.html

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