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Tunisia: cambiare tutto, affinché tutto rimanga uguale...
pierre.piccinin-publications.italiano.over-blog.com - 21-01-2011
La sera del 14 gennaio, ci hanno informati della partenza del presidente Ben Ali: dopo diverse settimane di sommosse, che sembravano una rivoluzione, il popolo tunisino ha detronizzato il dittatore e lo ha costretto a lasciare il paese. Ben Ali si è così rifugiato in Arabia Saudita, che sarà dunque la sua terra d'esilio, dato che la Francia lo ha, a quanto pare, rifiutato, abbandonando il suo vecchio alleato senza la minima vergogna.
Nel rispetto del processo istituzionale tunisino, il primo ministro, Mohamed Ghannouchi, che esercitava questa funzione al fianco del presidente Ben Ali dal 1999, ha assicurato la presidenza del governo, il tempo di proclamare il nuovo presidente, Fouad Mebazaâ, uno dei bracci destri di Ben Ali, membro di tutti i suoi governi successivi e, secondo certi osservatori, il suo delfino prescelto.
In effetti, dopo aver « osservato la vacanza della presidenza », il Consiglio istituzionale, in virtù dell'articolo 57 della Costituzione, ha stabilito che era compito del presidente del Parlamento di assicurare la presidenza fino alle prossime elezioni, che devono essere organizzate entro un massimo di sessanta giorni. È ciò che ha annunciato il presidente del Consiglio, Fethi Abdennadher, anche lui fedelissimo tra i fedelissimi di Ben Ali.
Dall'annuncio della fuga del presidente Ben Ali, nonostante l'euforia che si è impadronita delle masse popolari tunisine, la cui gioia è esplosa nelle strade di Tunisi e in tutto il paese, un'analisi della situazione non lascia alcun dubbio sul seguito degli eventi.
In effetti, appare evidente che tutti quelli che hanno preso le redini del paese erano i vecchi ministri di Ben Ali e gli alti funzionari, tutti quelli che avevano approfittato del regime, che si sono arricchiti e che tengono in mano il Paese.
In altre parole, tre ipotesi si potevano fare a caldo :
1. Il governo tecnico, che, appena in funzione, aveva proclamato lo stato di emergenza e la legge marziale, ha represso ogni opposizione nel sangue durante la notte; Ben Ali, una volta la crisi dissipata, è ritornato o no (Mohamed Ghannouchi aveva d'altronde precisato che gestiva il governo provvisorio dato che Ben Ali era « provvisoriamente » in stato di incapacità di esercitare le sue funzione). E con o senza di lui, le cose sono andate avanti nello stesso verso.
2. I sovversivi pensavano di aver vinto, la rabbia è scemata (un caso da studiare questo, una rivoluzione mal organizzata che, bloccata nel suo slancio, abortisce e non può in nessun caso essere rilanciata) e piano piano, i vecchi dirigenti, che avevano fino allora agito nell'ombra di Ben Ali, sono scesi in campo e hanno confiscato di nuovo il potere al popolo. Nel migliore dei casi, sono stati arrestati alcuni familiari di Ben Ali, allo scopo di fare bella figura mentre la Tunisia lascerà ben presto la prima pagina dei giornali, e ritornerà al suo triste destino con i charter zeppi di turisti verso Djerba che riprenderanno a volare.
3. I sovversivi si sono resi conto che erano vittime di una manipolazione, ed hanno guidato il movimento fino al rovesciamento completo della dittatura e l'arresto o la fuga di tutti quelli che l'avevano sostenuta. Probabilmente, in quel caso, la democrazia e i cambi socio-economici avevano la possibilità di concretarsi.
Di certo, davanti alla tenacia e il coraggio con il quale il popolo tunisino aveva fino allora condotto la sua rivoluzione, non era impossibile aspettarsi altri colpi di scena.
Chi, in effetti, avrebbe scommesso sul futuro di questa rivoluzione? Una rivoluzione dalla pelle dura. Mentre i governi europei devono andare a nascondersi per la vergogna di essere stati mutevoli e prudenti (speravano forse l'esaurimento del movimento e la fine delle sommosse, per di nuovo dormire tranquilli ?) i Tunisini, qualunque siano gli esiti degli avvenimenti, hanno offerto al mondo intero una lezione straordinaria di democrazia.
E quindi dovevamo aspettare il giorno seguente, per sapere il divenire della Tunisia e della sua rivoluzione.
Tuttavia il risveglio è difficile: le strade di Tunisi e delle grandi città sono ormai deserte; l'esercito pattuglia; Ben Ali se n'è andato, tutti sono tranquillamente tornati a casa; la rivoluzione é terminata.
I generali dell'esercito, consultatisi con i leader del governo, hanno negoziato la partenza del presidente Ben Ali, che è quindi stato utilizzato come un fusibile e la sua « fuga », come calmante per la rivolta. Sono quindi tutti i veterani della « banda Ben Ali » quelli che dimorano al potere e continuano a controllare il Paese e il processo che porterà alla creazione di un « nuovo » parlamento e all'elezione di un « nuovo » presidente.
Il gioco dei dirigenti tunisini (e forse con la complicità di certi Stati europei), è riuscito a calmare le strade, i cui sovversivi, mal organizzati e oramai spompati dalla rivolta, non hanno più i mezzi per instaurare il loro proprio governo provvisorio per organizzare delle elezioni libere e quindi effettivamente trasformare il regime.
La vittoria di questa rivoluzione nel Maghreb avrebbe ugualmente potuto essere motivo di speranza per il popolo algerino, sempre in lotta con la giunta corrotta che li dirige. Purtroppo, il fiasco tunisino non augura niente di positivo per gli Algerini.
In poche parole, i vecchi ministri di Ben Ali se la sono vista brutta, da qualche settimana a questa parte. Cosicché hanno loro stessi deciso di tutto riorganizzare, di cambiare tutto, affinché tutto rimanga uguale.
La « priorità assoluta » del governo tecnico è oramai il ripristino dell'ordine pubblico. Ecco perché, da venerdi 14 sera, il coprifuoco è stato proclamato in Tunisia con il pretesto dello sciacallaggio che scaturirebbe dal caos, « sciacalli » che sarebbero sbucati fuori dal nulla, « sciacalli » che non abbiamo mai visto agire mentre delle sommosse violente rintronano il paese da settimane, « sciacalli » tra cui alcuni dicono di aver visto degli agenti delle forze speciali del « vecchio » regime.
Le élite « benaliste » stanno riprendendo il controllo della situazione, in tutta tranquillità e con la benedizione del popolo che teme gli « sciacalli » e richiama l'esercito a ristabilire l'ordine pubblico.
La Francia ha preso « atto della transizione costituzionale ». L'Unione Europea si é detta soddisfatta da questo esito, che dovrebbe convergere in « una soluzione democratica duratura ». Gli Stati Uniti hanno espresso il loro rispetto per « il coraggio e la dignità del popolo tunisino ». Il segretario generale dell'ONU, infine, si è detto soddisfatto di questo « regolamento democratico e pacifico della crisi ».
Tutti sono rassicurati adesso: tutto potrà continuare come prima, in Tunisia.

Pierre PICCININ

Tags: tunisia, rivoluzione


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