Tutele e infortuni
Giocondo Talamonti - 10-01-2011
Il problema della tutela e sicurezza del lavoro deve diventare centrale e non solo per gli alti richiami del Capo dello Stato, ma soprattutto per motivi di civiltà.

Per il centrosinistra è ormai imprescindibile ricollocare il lavoro con tutte le sue implicazioni (sicurezza sul lavoro, tutela del posto di lavoro, diritto al lavoro, la tutela della maternità, i riposi etc.) in una configurazione più ampia che tenga conto delle sfide che l'assetto logistico mondiale ci sta prospettando, la nuova economia, la globalizzazione, la precarizzazione, il fenomeno dell'immigrazione, temi che non possono più essere affrontati in maniera frammentaria, ma inquadrati in un sistema che sta cercando di riequilibrarsi (competitività, risorse, investimenti, personale formato e qualificato ecc.).

È infatti intollerabile l'incredibile numero di infortuni sul lavoro. Siamo agli inizi dell'anno e già si contano 16 morti, 16.455 infortuni, 413 invalidi (fonte Articolo 21).

Ci commuoviamo ogni giorno per l'incredibile numero di infortuni, ma il dato più preoccupante è la crescita del numero degli invalidi, un indicatore non solo di ulteriori e nuovi disagi individuali ma anche di aggravio per l'intera società che non potrà più avvalersi della loro professionalità e che per di più deve provvedere finanziariamente a quanto necessario per far fronte al sistema degli indennizzi.

Tutto ciò deve far comprendere che impegnare risorse in sicurezza non rappresenta un costo, ma un investimento perché a trarne vantaggio sarà l'impresa e la collettività. Occorre prevedere vantaggi per quelle imprese sane e produttive che adottano sistemi efficaci di prevenzione degli infortuni e di tutela della salute dei lavoratori. L'unico modo per uscire dalla tragica catena di morti, invalidi ed infortuni sul lavoro è di adottare una strategia comune che, in uno sforzo condiviso, annulli il possibile affievolirsi della consapevolezza del fenomeno, dei controlli e della disponibilità di fondi dedicati alla sicurezza.

Stante al quadro complessivo e alle tragedie, che assumono contorni sempre più inaccettabili in una moderna e avanzata democrazia, è quanto, in effetti, sembra stia accadendo.

Altro aspetto fondamentale per migliorare la vita e la qualità del lavoro, passa attraverso la drastica riduzione del lavoro precario. La condizione contrattuale del lavoratore è sicuramente collegata e determinante nella percezione del fattore sicurezza, infatti, solo chi non è troppo preoccupato di perdere il proprio posto di lavoro può vigilare ed occuparsi di prevenzione e sicurezza.

E' degno di riconoscimento lo sforzo, sempre più specifico, che la scuola sta compiendo, a livello educativo, in materia di prevenzione e cultura della sicurezza, come pure, il peso di influenza giocato dalla formazione sotto il profilo della professionalità e della maggiore consapevolezza del ruolo esercitato sul posto di lavoro. A questo riguardo, va posta in gran risalto, l'ottima iniziativa sperimentale del Prefetto di Terni che sta portando avanti un progetto pilota che coinvolge tutti gli istituti tecnici e professionali della Provincia e che getterà le basi per tutte le scuole di ogni ordine e grado. Alle chiacchiere ed ai pianti occorre porre rimedio con l'operatività e con la ricerca di buone pratiche. Tutti insieme si può.
Occorre crederci.
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