De Saviano e dintorni
Monica Capezzuto - 10-11-2010
Mi sento oltremodo stranìta a commentare una trasmissione televisiva, visto che detesto il mezzo televisivo, non per snobismo ma per la sua presunzione ad affermare dall'alto di una mai accertata autorevolezza delle verità inconfutabili.ma non si può prescindere da questo potente mezzo che ormai condiziona ogni nostra scelta e ci vomita addosso verità incontestabili per l'uomo comune che delle sue presunte verità si alimenta e vive. Orwell aveva ragione a temerla. Avevo scelto di non guardare "Via con me", ma la tentazione di ascoltare Benigni ha superato ogni reticenza. Premetto che non amo molto Saviano e anche se tutti tessono le sue lodi, mi piace pensare di essere una delle voci fuori dal coro proprio per il fatto che la realtà made in Naples e dintorni la vivo ogni giorno e soprattutto cerco di arginare nel mio piccolo quella continua anarchia in cui solitamente viviamo. Un'anarchia fatta di frantumazione delle regole, di scarso rispetto del prossimo, per non parlare della profonda incuria in cui versa la città vera e propria.
Mi aspettavo da Saviano anche solo un timido accenno alla "munnezza" ma l'argomento non è stato toccato. In fondo ci sono tantissimi altri temi da affrontare in quest'Italia malamente bistrattata che nuota metaforicamente per non affondare anche se spesso e volentieri il fango la sommerge. Non parlo della macchina del fango citata da Saviano, ma di quello vero e proprio che le troppe devastazioni del territorio lasciano libero di inondare e ammazzare. Ma tornando alla "munnezza", il dictat sembrerebbe chiaro: non se ne deve parlare più, perché per il resto del paese l'uomo dei miracoli-facente funzione di San Gennaro-ha ancora una volta fatto il proprio dovere. Si era annunciato che in tre giorni sarebbe avvenuto l'ennesimo miracolo. E in tre giorni la spazzatura è scomparsa, ma solo dalle cronache televisive, perché nelle strade ce ne è ancora tanta. Siamo davvero alla frutta, con fiumi di acqua che scorrono per la città flagellata dal maltempo e scheletri di sacchetti che vi nuotano come i leggendari coccodrilli che si aggirerebbero nelle fogne di New York. Ma qui, from Naples, tutto è assurdamente reale e poco leggendario, marcio e fradicio di devastazione. E, se di solito alla pioggia attribuiamo il significato simbolico della purificazione manzoniana, in fondo qui non è così. Le strade sgarrupate e rattoppate del cammino che porta al lavoro sono sconcertanti: sacchette sventrate lasciano scivolare fuori rifiuti di ogni tipo che si mescolano alla pioggia; le ruote delle auto, incuranti, calpestano il tutto, impastandolo. Il risultato sono strade di cartapesta, così come di cartapesta sono i castelli di promesse mai mantenute sulla presunta rinascita della città; una città di argilla, fragile, che espone il fianco e che è lì pronta ad essere messa alla berlina all'occorrenza. E dunque, cosa significa oggi Saviano alla luce della trasmissione recente? Sono stati ribaditi concetti che già conosciamo, non tanto scontati perché spesso dimenticati, ma serve davvero un simbolo, uno pseudo-eroe, un sequel di puntate a risvegliare le coscienze di un paese ormai anestetizzato e soffocato da squallidi pettegolezzi e reality show? Non lo siamo già, diventati la società del partito dell'amore ? Non quello voluto dal nostro presidente bensì quello che Orwell di "1984" lucidamente descriveva e in cui oggi siamo (in)consapevolmente immersi.

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 Maurizio Zorba    - 14-11-2010
Ascoltando e vedendo la trasmissione in parola ho pensato "Esiste un Dio" e subito dopo "Questo Dio, nonostante tutto, esiste anche in Italia". Non sono credente, però mi permetto di contrapporre un "Dio" impalpabile, di cui si avverte l'esigenza, ad immagini altrettanto astratte - qualche discutibile riferimento letterario ad Orwell - di cui, invece, non avverto l'esigenza. Desidero emanciparmi, come persona e come cittadino italiano, nei confronti di un panorama avvilente e demotivante come quello nazionale degli ultimi anni; panorama in cui imperversano nani, ballerine, scandali, incurie ed egoismi e ringrazio con tutto me stesso Fazio, Saviano e Benigni per avermi reso finalmente orgoglioso del Paese in cui vivo. Naturalmente nel pieno rispetto di chi si prodiga quotidianamente a favore della società, piccola o grande che sia, di cui fa parte.

 Cesira d'Agostino    - 14-11-2010
Che Saviano possa piacere o no, come scrittore o come protagonista di una trasmissione, è scontato, anzi di critiche se ne posso fare tante. Ma che Saviano abbia dovuto parlare della questione rifiuti mi sembra una richiesta del tutto noiosa. Sul ciclo dei rifiuti, sulle responsabilità politiche, tecniche e sugli interessi enormi occorrerebbe un giornalismo di inchiesta preciso, a cui far seguire una pubblicazione quotidiana, sempre dello stesso articolo, in cui siano sintetizzate date, azioni, provvedimenti, personaggi coinvolti, una sintesi chiara così da farci smettere di parlare ora di un frammento ora di un altro, senza chiarire nulla, se non la nostra rabbia a delusione. Sulla Napoli disastrata, ormai, sono stanca di approvare il pianto quotidiano, occorre focalizzare 2 elementi
- rinnovare la memoria storica della città, per ricordare che meno di venti anni fa nel centro antico non si riusciva a fare neppure una passeggiata. La città è cambiata e il rinascimento c'era stato, non per grazia ricevuta, ma per la partecipazione di una società viva ed intelligente
- oggi il degrado civile e culturale riguarda soprattutto i cittadini che sono tornati ad essere sudditi inconsapevoli, senza memoria e senza desiderio. La sciatteria, la volgarità, la rozzezza sono state sdoganate e elevate a dignità di cittadinanza dalle destre sciatte e volgari, ignoranti, privatiste.
Non sono i rifiuti a scandalizzare, dovrebbero essere i rifiuti della civiltà ad allarmare.
Finché prevarrà il "plebeismo" politico e civile, rinascita della "Santa Fede" di fine settecento, non ci saranno rifiuti da togliere, diventeremo noi i rifiuti.