The End
Andrea Tornago - 06-11-2010
Così Silvio Berlusconi sembra davvero arrivato alla fine del viaggio. Ogni sua apparizione ormai si accompagna ad un universale imbarazzo, tanto che nemmeno i suoi fedelissimi sono più sicuri di lui. Gianfranco Fini l'ha allontanato con un lungo percorso di distinzione, Emma Marcegaglia e Luca C. di Montezemolo non l'hanno mai amato, Veronica Lario ha chiesto a gran voce il divorzio, persino Guido Bertolaso ha annunciato il suo pensionamento, e non certo per considerazioni anagrafiche.




Per il resto, a parte alcuni ostinati italiani (non più del 30%, stando ai risultati delle ultime elezioni politiche) non sembra avere più amici in Europa e nel mondo. Per gli altri imprenditori è troppo potente e vedono il suo gruppo unicamente come concorrenza, per di più sleale. Gli Stati Uniti non lo sopportano, e quando Obama sbarca in Italia preferisce rivolgersi al Presidente della Repubblica. La Germania di Angela Merkel è ancora amichevole anche se ha in serbo ben altri «cucù».

Quanto agli amici, non gli resta che un manipolo di satrapi europei e africani e non mancheranno di voltargli la schiena nonappena sarà caduto. Anche i suoi portavoce e i suoi avvocati non hanno più vigore nell'opporsi all'evidenza degli ultimi, indifendibili, fatti. Ma Silvio Berlusconi ha molte vite. Negli ultimi anni sembra aver toccato il fondo tante volte, per poi uscire dal baratro quasi senza macchiarsi il vestito. Questi miracoli sono stati possibili solo grazie all'assenza di un'opposizione politica, condizione che non è ancora mutata.

Cosa succederà dunque al nostro paese dopo la sfiducia a Silvio Berlusconi? Valentino Parlato sul manifesto ci mette in guardia dai pericoli di un 25 luglio cui non segua un 25 aprile. Forse pensa ai progetti che Winston Churchill serbava per l'Italia se non vi fosse stata una resistenza di popolo. Di sicuro siamo molto più simili alla Germania della fine della guerra, colpevole, senza riscatto, preda di spartizioni imposte dalle potenze vincitrici, che al nostro paese in cui già ferveva lo spirito della Costituente.

In assenza di una alternativa politica è bene chiedersi: che cosa hanno in serbo per il nostro paese, le «potenze vincitrici»? Che progetti hanno per la «Fabbrica Italia» gli industriali, la nuova destra di Gianfranco Fini, i cattolici e il centro che spera di poter tornare a reggere gli equilibri del Paese? Perché se nulla cambierà nei finanziamenti alle imprese, alle università e alle scuole, ai giornali, alla sanità e alla magistratura, se nulla cambierà nella legislazione sull'immigrazione, sull'evasione fiscale, corriamo il rischio di aver perso solo il disgusto misto a divertimento per le berlusconneries, con l'unico risultato che ci sarà ancor meno da ridere.

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