Il sole non ride
La Redazione - 30-09-2010
Anche se per settecento volte torna sui muri di una scuola abitata da bambini - e chi più di un bambino ha diritto al sorriso? - quel che resta dell'antico stemma non ha un aspetto beneaugurante.
Prima lo chiamavano rosa, ma il ricordo si perde nella notte dei tempi, quando la vita poteva essere rappresentata da un fiore.
Un veloce ricorso a Wikipedia e la sua storia è in un attimo tracciata, dal glifo eurasiatico precristiano al marchio italiano registrato nel 2001.

Il termine fu coniato negli anni novanta da alcuni intellettuali (in particolare Gilberto Oneto)...
Nel 1999, la Editoriale Nord S.c.a.r.l., proprietaria del quotidiano La Padania, ottiene la registrazione all'Ufficio Italiano Brevetti e Marchi della descrizione verbale del logo...
Nel 2001 viene registrato, sempre dalla stessa società, il "marchio figurativo", cioè il simbolo vero e proprio ... Il partito politico della Lega Nord, lo ha inserito nel proprio simbolo e lo ha proposto come eventuale bandiera della Padania...


Lo stupore che la vicenda di Adro suscita è più che comprensibile. Intendiamoci, non stupore perché un partito si fa propaganda al di fuori degli spazi normalmente a ciò deputati, secondo le regole non scritte dell'attacchinaggio di vario genere. E nemmeno per lo spreco di soldi che qualcuno ha denunciato: in fondo i veri o presunti totmila euro sono donazioni di onesti cittadini dediti alla causa.
No, lo stupore è più profondo e nasce, come un puzzle, dall'accostamento di vari pezzi. Vediamoli, nel loro implacabile disordine:

  • Il sindaco Lancini afferma: "Prima di essere sindaco, sono un militante della Lega Nord"

  • La scuola di Adro è intitolata a Gianfranco Miglio, in contrasto con la legge 1188 del 23 giugno 1927 e con le decisioni del Consiglio d'Istituto. Il ministro degli interni, leghista, Maroni si sarebbe fermato all'idea, ma il rosso non è scattato.

  • Il Ministro per l'istruzione, alleata, Gelmini a caldo ammonisce: ci sono "benpensanti" che "stigmatizzano ma dimenticano le contrapposizioni politiche della sinistra".

  • Il ministro per le riforme, leader leghista, Bossi minimizza: bastava un sole, sono esagerazioni. Come per le battute da acronimo. Ci si scusa e tutto passa, anche le sfiducie.

  • Dalla stampa, per esempio cattolica, arrivano moniti istituzionali: «Il sindaco leghista ha fatto, o lasciato fare un grave errore; servire una comunità significa prima di tutto non servirsi di essa».(Avvenire )

Lo stupore gioca con questo puzzle maledettamente a forma di crisi. Crisi delle istituzioni che non credono più in se stesse, crisi del governo i cui rappresentanti da anni si permettono di tutto senza che nessuna opposizione degna di nota intervenga in modo serio e compatto, crisi del lavoro che non c'è perché ci sono altri interessi in gioco, crisi della scuola pubblica, che non si capisce più a che serva (e la fuga verso scuole alternative ne è una prova).
Ma soprattutto crisi del principio cardine per una democrazia: lo Stato di diritto, dove i partiti sono parti di un insieme e i ministri servitori di una Costituzione davanti alla quale i cittadini sono uguali.
Non è così, oggi, se i partiti non stanno al loro posto e se i nostri rappresentanti in Parlamento non possiamo eleggerli. E anche questa, a ben pensarci, è una stupefacente contraddizione, che può avere come spiegazione e potrebbe comportare come conseguenza solo scenari di illegalità.

Come si a farlo tornare a ridere il sole? Andando ad Adro, tutti insieme, precari, insegnanti, studenti, pubblici dipendenti, disoccupati, sottopagati, cassaintegrati, stranieri, strumentalizzati, spiriti liberi e democratici, per dire che le logiche di potere non migliorano il mondo di nessuno? Che non basta dire le bugie per nascondere la verità? Che la speranza di una vita degna non smetterà mai di essere un diritto?

Come, ieri, a Bruxelles ... perchè no?




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